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Un ballo mentre si poga: Uncharted 4

Spoiler: questo articolo fa parte di una collana dedicata ai giochi della generazione che va morendosi.

L’obiettivo è unicamente presentare i giochi che ho provato a fondo e che mi sono piaciuti in maniera particolare, per svariati motivi. Al gentile pubblico sia noto che non si vuole qui e ora selezionare quelle che ritenga essere, in senso assoluto, le migliori uscite della generazione PS4/XB1 (e Wii U/Switch).

La mia storia con Uncharted 4: Fine di un ladro, comincia con un inseguimento. Immaginatevi la scena: tangenziale est di Milano, metà mattina di un giorno feriale, densità di veicoli facilmente presumibile. Il primo tentativo di consegna della copia review del gioco si è spento in un incrocio di insulti tra il vostro caro e il servizio assistenza del corriere deputato, mi pare UPS. Il secondo, perso un intero e prezioso weekend*, è questo: quello che segue l’avviso perentorio alla sede dei postini accelerati, “vengo io, tenete il pacchetto lì da voi”. Tutto è apparecchiato alla perfezione perché si scivoli facilmente nello psicodramma.

E le attese vengono ripagate, perché dopo essermi divincolato nel dedalo di viuzze della zona industriale in cui sonnecchia il centro smistaggio del corriere, mi viene recapitato un messaggio dall’aldilà: il pacchetto è stato rimesso in consegna.

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