Il problema di essere viziati è che prima o poi, di solito, finisce. Prendete il sottoscritto: una vita fatta di alzate decenti, ma di una decenza vinta sul campo. Il tempo calcolato per svegliarsi all’ultimo secondo utile e raggiungere la scuola (da fuori Milano fino in zona Stazione Centrale per otto anni) era frutto di prove, errori, tentativi, speranze e infine abilità. Negli anni teoricamente universitari (e mai tali) si è vissuto di notte e dormito fino a mezzogiorno. Mica per le discoteche e le pasticche, ma per collaborare con 715 riviste. E delle tenebre i padroni erano Mirc e Winamp, poi sonno placido dalle 04am in avanti. Infine la vita da assunto: e qui arriva il vizio.
Pur rimanendo nel rispettabile, l’orario era sufficientemente elastico da permettere di impostare la sveglia fino alle 9 e qualcosa, con treno alle nove e mezza. Oppure alle nove e mezza, quando sopravvivevo direttamente a Milano. Per chiudere, la fase “automunito”: si usciva di casa sempre tra le nove e le nove e mezza. Insomma, mattine tutto sommato rilassanti e nessuna reale alzataccia.
Ma dopo che il Diavolo c’ha messo il coda e il mondo è diventato più brutto, va anche benissimo doversi tirar su alle sei e mezza per raggiungere l’altra parte del mondo. Almeno fino a quando non fai un record difficile da battere. Oggi, sono, arrivato, alle, dieci. In auto.
Particolare da non sottovalutare: alle sette ero alla stazione del treno, ovviamente a piedi.
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L’evoluzione della tazza di zucchero
Quattro appartamenti per quattro fasi, ed è sempre finita bene. Quasi sempre perlomeno, qualche minimo incidente c’è stato e ci sarà. Ma generalmente il rapporto col vicinato non è mai stato quel che piace descrivere con toni apocalittici a tanti sceneggiatori di serie televisive. A Vimodrone si era all’ultimo piano e la generosa metratura aiutava a rendere più sopportabili le scelte rock’n rock adolescenziali. A Merate era stata organizzata la ZaveCaverna, un seminterrato con delle casse per la musica, televisore per i videogiochi e computer… quindi impossibile litigare con chicchessia, tranne forse le talpe. In Viale Fulvio Testi c’è stato qualcosa, soprattutto da parte loro verso parte mia, quando dimenticavo per un istante che i Queens of the Stone Age alle due e mezza di notte non sono apprezzati da tutti tutti, giustamente. Loro, per contro, tendevano a litigare ogni domenica mattina (ho sempre supposto si trattasse di una famiglia numerosa di panettieri calabri). Ma si è sempre evitato lo scontro, quindi è andata bene così. Infine, Osnago, oggi. E qui, qualcosa, si è inceppato. Appena un pochino, ma il meccanismo non è più perfettamente oliato.