Ogni volta, ho sempre in mente te: a ogni reboot, reset, format, sudden death, accidente stagionale e coma doloso che piglia un mio computer o un terminale informatico che comunque utilizzo, ci sono dei passaggi obbligatori da seguire. Un iter preciso, o quasi preciso, che è poi l’elenco di programmi da scaricare e installare al volo al primo rilancio post mortem. Ed è da anni che l’iconcina rossa sfumé di Last.FM è lì, sempre lì, lì nel mezzo. Come un mediano? No, come Ancelotti quando seguiva Sacchi in nazionale: si piazzava sulla tribuna, panino alla coppa in mano, e segnava tutto quanto succedeva sul suo bel taccuino unto ma saporito. Last.FM segna tutto, volendo. Almeno in teoria.
Sempre in linea teorica è l’amore della precisione per amor della stessa. E per chi ascolta musica pressoché tutto il giorno e ha delle deviazioni mentali da rastrellamento di dati, è ovvio quanto sia eccitante la questione. Sapere quanto hai sentito chi, cosa hai sentito di più, più spesso, in questa settimana, in quella prima, nel mese prima, l’intero anno. Però ci sono un paio di buchi significativi, che fanno tanto male.