Alle tre di mattina la casella della posta può avere qualcosa da sussurrarti all’orecchio. E non è solo un: “ehi, ohi, ma quelli del servizio Ore Sette ti han già portato il Corriere!”. La bella notizia è l’arrivo del primo singolo di “Backspacer” direttamente dal fan club, in tre settimane e un pezzetto, meglio del solito insomma. La semplice idea che arrivi proprio il giorno dopo la discesa digitale dell’intero disco è ancora più morbidosa. Un 45 giri con il suo bel vinilino bianco latte che chiede solo di essere abbracciato e voluto bene.
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The Fixer (Pearl Jam)
[Edit: ora con più sondaggio!]
I Pearl Jam non vogliono fare singoli da secoli. Non facevano i video quando volevano fare i giovani che rifiutano il (Video) Star System di MTV. Giocavano a nascondersi con “Mankind” lanciato per non-lanciare “No Code”, poi altro nulla, con il solo ritorno a un effetto-singolo ai tempi della politica incazzata di “I Am Mine” e “Worldwide Suicide”, almeno in parte. Ora che Vedder è tutto un fiorire di sorrisi, brezza marina, tavola da surf e orsetti del cuore con la faccia di Obama, si torna al singolo che in meno di tre minuti dice un po’ poco. “The Fixer” è disponibile attraverso la pagina MySpace (argh!) del gruppo, che quindi non si dimostra sufficientemente amorevole da regalare 320kbps di qualità ai suoi fanz, come peraltro avrebbe potuto tranquillamente fare considerata la posizione che occupa.
“The Fixer” è il primo indizio che dovrebbe aiutare a fare luce sulla direzione presa dai Pearl Jam con il ritorno di Brendan O’ Brian alla produzione. E non è che però sia cambiato un granché rispetto al passato recente. La canzone ha un che di sixties pieni di fiorellini sbocciati, con tanta voglia di positivo perché son vivo, scivola via bene. Il problema è un po’ che scivola, invece di aggrapparsi. La voce del potenziale-martire-che-non-fu è fin troppo lieve e sorprendentemente (come già successo nell’omonimo album del 2006), puntata un po’ troppo in alto per le note che riesce a beccare oggi come oggi il nostro. Niente che davvero non vada bene. Tutto sommato “Backspacer” (20 settembre) potrebbe proprio essere una mezz’ora di gioia di vivere e crema abbronzante, speranze per il futuro e una band che passa in studio per godersela come vuole godersela in quel momento, quasi fosse un pretesto per sparpagliare in giro un’altra manciata di canzoni da suonare dal vivo, in quello che è un quasi tour perenne à la Bob Dylan. Pur con meno precisione e ubiquità del vecchio menestrello (in Europa ci passano poco e volentieri). Che farci con una “The Fixer” che ha anche la colpa di finire in fade-out? Due mesi per scoprirlo.*