Tra vent’anni nessuno ricorderà Shadow Complex infilandone un pezzo di codice sotto una cupolina di vetro in salotto o facendosi fotografare di fianco a un vetusto televisore al plasma che ospita la dashboard di Xbox 360. Eppure il gioco di Chair/Epic Games è a modo suo il martello che abbatte un muro, meno interessante di quello che gli impegnatissimi magùt avevano tirato su a Berlino, ma nondimeno un muro. Quello che separava chiaramente il gioco da scaffale da quello scaricabile: il primo era grande, grosso, caratterizzato da un budget e quindi da una produzione che il secondo poteva solo sognarsi.