Quasi dieci anni fa (ma credo che in effetti fossero nove) ho tradotto e riadattato una lunga intervista, nonché una sorta di dossier di approfondimento dedicato a Sam Houser, poi pubblicato sulle pagine di Ufficiale PlayStation 2 Magazine. Un bel pezzo, non perché fosse stato tradotto/adattato bene, ma perché era proprio interessante di suo, alla base. Era un’epoca differente per il Signor Houser, pre-lancio di Grand Theft Auto III, quando si supponeva che qualcosa sarebbe potuto succedere, ma nessuno probabilmente aveva anche solo provato a ipotizzare un’esplosione squassante quale poi è seguita al lancio del gioco. E al seguito. E ai seguiti. E blabla.
Nelle sue parole, Rockstar era idealmente una nuova Atari. Anzi, non credo sinceramente avesse detto nulla di davvero simile, ma la descrizione dell’approccio mentale e pratico all’ideazione (prima) e alle condizioni di lavoro (poi) messe in atto da Sam e Soci mi aveva portato facilmente ad avvicinare le due immagini. Atari, nell’era Bushnell pre-mega acquisizione da parte di Time-Warner (erano loro, no?), era quel posto folle, drogato, Ramones e idealmente punk ben descritto nelle pagine di “The First Quarter” da Steven Kent. Se non lo avete letto, procuratevelo e fatelo*.