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Musica

Nevermind (Nirvana): è diciottesimo

Spencer Elden (l'infante della copertina di "Nevermind") nel 2009.
Spencer Elden (l'infante della copertina di "Nevermind") nel 2009.

Come per le riedizioni dei dischi dei Beatles, per l’occasione si va sul personale. Ma insomma, è pur sempre un blog: ogni tanto si dà le arie, ma è sempre un blog. L’occasione: “Nevermind”, secondo album dei Nirvana, compie oggi diciotto e dico diciotto anni. Diciotto autunni, volendo. Pubblicato da Geffen il 24 settembre 1991, arriva a piazzare circa due sgozzillioni di copie nel giro di pochi mesi, quando la miglior campagna pubblicitaria del globo (il passaparola) lo tramuta in uno scintillante dio platinato, mica dorato.
“Nevermind” è il disco che agli appassionati della prima ora piace denigrare, sottolineandone l’eccessiva melodia rispetto alla purezza da calci nei denti e la fastidiosa sincerità di “In Utero”. “Nevermind” è il disco che quelli arrivati appena dopo sperano di riuscire a demolire, perché c’è la sensazione di essersi persi qualcosa: “Nevermind? No guarda, io avevo i Blink-182”. Ma lui rimane lì, come il semaforo nella nebbia postulato dal Guzzanti-Prodi. Fermo, immobile, ma, a differenza del professore, maestoso e bello. Bello come un bronzone di Riace che mica si vergogna.

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Musica TV e cinema

Never Gonna Give Your Teen Spirit Up


Allora, è stata una serata pienissima. Ho recuperato uno dei classici film per cui pagare il biglietto al cinema anche no, ma se lo passano su Sky allora va bene. Tanto più se lo passano sul neonato Sky Cinema Hits HD: “Transformers”. Davvero uno splendido film del menga nella prima metà, con anche un bel ritmo non esagerato e un altrettanto buona vena ironica (tutta la faccenda della famiglia di Shea LeBoeuf è ottima). Poi, nella seconda parte, diventa un po’ il film che deve per forza infilarci la finta serietà dell’epica del robottone che allora mi commuovo che hanno fatto male alla mia Camaro che poi ci metto anche la moralina. Che vabbene che ovviamente è tutto da calare all’interno del film d’azione da pop corn King Size, però insomma… anche le mille citazioni a “more than meets the eye” poi stufano. Ma vabbene. Tolgo tanto di cappello di fronte a Megan Fox, come d’altronde ampiamente anticipato dal Surgo per secoli, quindi oh, nulla da dire.
Ma poi, finito il film, gustato anche il mini remix strumentale di “Doomsday Clock” verso la fine, è tempo di Internet. E il grande Intertron non ti lascia mai a piedi, soprattutto quando partorisce un male talmente grande da divenire un clamoroso caso di bene accidentale. Da teen-ager avrei gridato allo scandalo, ora ho la delusione vitale per accogliere a braccia aperte il più esplosivo dei demoralizzanti mash-up: Nirvana + Rick Astley. Ed è quello che riempie lo spazio qua sopra. Tremino le colonne portanti del pianeta, è tutto finito.

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Giornate Variopinto

Mio fratello è figlio unico

Nel Natale del 1995 l'incontro storico tra Nirvana e U2.
Nel Natale del 1995 l'incontro storico tra Nirvana e U2.

L’enigmista: cosa ci fai con un box doppio se la rampa per arrivarci è talmente ripida che la mia amata Civic d’annata ci ha già lasciato giù una marmitta? In due anni le ipotesi vagliate sono state tante, all’incirca due: lo lascio così com’è + prima o poi ci farò qualcosa. Bene, manca la materia prima (i soldi) per comprare un cabinato doppio di Out Runners e tramutarla in sala giochi privata. Non ho nemmeno portato da Merate il vecchio mobilettone basso e lungo, moquettato e così anni ’70 che avrebbe rappresentato un discreto punto di partenza per trasformare la zona nel paradiso del retro-giocatore. Con un problema basilare: tutte le vecchie console avrebbero raccolto con precisione ed efficacia quintali di polvere e foglie secche ogni giorno.
Perlomeno l’ho ripulito, ovvero ho spostato una quindicina di scatoloni di vecchie riviste di videogiochi e fumetti da lì alla cantina. Appallottolato in un angolo un mezzo quintale di foglie secche, mangiato ragnatele a sufficienza da poter saltare la cena e imbattuto in un discreto numero di Smemorande liceali. Che è sempre una cosa da non fare. Nel mezzo ho però ritrovato una cartolina che nei miei ricordi era solo un biglietto di Natale. E non una cartolina-biglietto. Ricordavo la citazione (“it’s no secret that a friend/is someone who lets you help/…/they say a secret is something/you tell one another person/so I’m telling you… child” – “The Fly”, U2), ma non che fosse una cartolina e che quindi avesse un fronte: che è poi una delle più famose foto dei Nirvana. Era dedicata al Natale 1995 e firmata da mio fratello, che nello spazio dell’indirizzo ha avuto anche la buona creanza di indicare “Seattle” come residenza del sottoscritto. Solo ora colgo quanto meschina fosse la presa in giro, evidentemente impossibile da cogliere al volo per un giovane, illuso, che aveva scoperto da circa un anno il grande rock’n rock. Gente orrenda.
Ma comunque: cosa cacchio ci faccio con questo santissimo boxone doppio abbastanza sul gigante? No, “cambia auto” non è una strada attualmente percorribile.

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