iPod Touch e iPhone: il futuro dei videogiochi, le nuove piattaforme, la rivoluzione e una minaccia clamorosa per Nintendo e Sony ai loro DS e PSP. Pare bello da dire, suona bene e sui giornali ti senti a posto con la coscienza e col pubblico giovanile. La realtà è un’altra: se anche il futuro passasse da un modello come quello adottato da Apple, difficilmente potrà concretizzarsi in una singola generazione elettronica. Insomma: non in due o tre anni (e dall’apertura dell’App Store è già passato all’incirca il primo calendario completo). Primo, perché la presenza del prodotto fisico ha ancora il suo bel perché, capace com’è (quando ci riesce, ovvio) di intercettare potenziali acquirenti che non sapevano di esserlo fino a cinque minuti prima. A differenza delle offerte Apple nel relativo Store, oggi come oggi può ancora succedere di passare di fronte alla zona videogiochi di Mediaworld, Saturn o chi per essi e fermarsi incuriositi da un cartonato, da un totem di prova, dai semplici scaffaloni di giochi, anche se fino a dieci secondi prima si puntava solo al frullatore a sei velocità con innesto a freddo. All’App Store ci arrivi perché vuoi arrivarci. Anzi no. All’App Store ci arrivi se puoi arrivarci, dopo averlo voluto: perché devi avere anche iTunes installato, una carta di credito, la voglia di utilizzarle su Internet e bla, bla, bla. Un mercato ancora piccolo e minuto rispetto a quello delle console tradizionali, ma a modo suo interessante ovviamente. Più vicino per specificità ai servizi di digital download di Xbox 360, PS3, Wii, PSP e DSi. E quindi una fetta di una fetta.
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