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The Need for Speed + Jagged Little Pill

Da una parte grandi, ambiziosi e lussuriosi panorami degli USA che slittano a fianco della Porsche 911 piazzata al centro dello schermo da Electronic Arts. Dall’altra i pochi metri che corrono tra il portone del palazzo in cui sono nato/cresciuto e l’uscita sulla strada: sfoglio un numero di una qualche rivista e decido che aspetterò, non comprerò il 3DO. Le due scene sono in qualche modo legate, ma tocca rimbalzare tra il 1994 e il 1996 per tirare il filo che le unisce. Perché in effetti il 3DO non l’ho mai preso… e nemmeno si capisce come avrei potuto (prezzo troppo alto, adolescenza appena sfiorata, portafogli non esattamente senza fondo), limitandomi a fissare da lontano The Need for Speed.

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Erano anche loro figli di Dio!

Gli ultimi giochi pubblicati da Electronic Arts secondo il sito ufficiale: Dante’s Inferno, The Saboteur, Need for Speed Shift, Mass Effect 2, Army of Two 40th Day, a cui vanno aggiunte le classiche espansioni per The Sims 3, roba simile per Battle Forge e via di questo passo. Ora, togliendo The Saboteur, non è che si intravveda lì dentro chissà quale interessante progetto caratterizzato da scelte stilistiche e di immaginario un filo diverse dal solito. Dante’s Inferno dite? Per pietà dai.
Ecco, ora invece prendete la sfilza di illustrazioni scovate sul web negli ultimi giorni e fate il confronto. Una sequela di progetti che forse non vedranno mai la luce o forse sì. Che forse già dopo i primi “pitch” si è capito sarebbero stati azzoppati da meccaniche di gioco blande e poco incisive ma che, perlomeno, avevano (hanno? Avranno?) dalla loro delle idee un po’ meno pre-confezionate di quelle che l’ex leader di settore è solito propinare. Si potrà dire che dopo essersi scottata durante l’annata delle “nuove IP” (Mirror’s Edge e Dead Space, 2008), Electronic Arts abbia tirato nuovamente in barca i remi. Ma invece anche no, perché alla fine entrambi hanno funzionato e non per nulla di entrambi è previsto un seguito. In un mercato sempre più avaro di nuovi eroi (e Brecht non ne sarebbe stato contento), assistere alla prematura scomparsa di giochi che non sono mai stati e che perlomeno concettualmente paiono spesso intriganti, fa un po’ male al cuore. Per la precisione mi sto riferendo alle illustrazioni qua a seguire.

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