Per celebrara la Giornata Nazionale dell’Allegria nel Mondo, aggiungo una figata spaziante che è, per l’appunto, una Figata Spaziante. Gente con l’artismo dentro, fuori e tutto attorno. Dagli in mano la carta di una caramella e ti farà cose per cui ti dispiace inquinargli l’aria quando esci di casa (ah, come sempre ci dovete fare un clic sopra.
Tag: daft punk
Tre dischi. All’incirca tre ore di musica spalmate attraverso tredici anni. Tredici, lunghi, anni e sole tre “uscite” per i Daft Punk. Quando usciva “Homework” (1996), facevo ancora in tempo a prenderlo e prestarlo a qualche compagno di classe sprovveduto. Alla pubblicazione di “Discovery” (2001) vivevo nella casa dell’infanzia ed ero totalmente sprovvisto di contratto, nonché alle prese con il miraggio dell’università. Arrivati a “Human After All” (2005), il mondo mi pareva promettere splendidi lavori a base di scrittine e biglietti per la Champions’ gratuiti. Ora, santiddio, sarà mica venuto il tempo di buttar fuori questo benedetto quarto album? Anche la media dei quattro anni e mezzo è stata rispettata. Abbiate pietà.
Frittelle robotiche
Tra gli elementi, le caratteristiche uniche e atrocemente assurde, che rendono imperdibili e amabili (teoricamente) i Daft Punk, c’è l’attenzione per la riservatezza. Non esistono foto e filmati del duo francese da secoli, da prima della pubblicazione di “Homework”, disco di debutto del 1996. Negli ultimi anni sono soliti presentarsi a concerti e trasmissioni (le poche/rare/uniche a cui partecipano) indossando il loro bell’elmetto da robot. Quello che li ha contraddistinti visivamente anche nel periodo “Discovery” e “Human After All”. Dicono che lo fanno perché a parlare dev’essere solo la musica, ed è perlomeno interessante e rispettabile come scelta.
La novità: da mesi si sa che i Daft Punk realizzeranno la colonna sonora di “Tron Legacy”, il film che funzionerà quale seguito ufficiale del classico degli anni ’80. Daft Punk + “Tron” = vittoria sicura. Fin qui nulla di male, se non che la creazione dell’apposita OST pare abbia messo in sospeso tutti i lavori sul nuovo disco del gruppo, e vabbé. Però poi viene fuori che il regista del film, Joseph Kosinski, abbia voluto ovviamente incontrare i due per discutere della direzione musicale del tutto e… e l’ha fatto in un locale di Los Angeles, organizzando una semplice colazione. Semplice, solo in teoria però, dato che i due si sono presentati anche in questo caso con l’elmetto robotico.
Insomma, inizia a farsi preoccupante la situazione mentale di Homem-Christo e Bangalter. Anche perché, come si chiedono i lettori di BrooklynVegan (magazine online che ha reso nota la faccenda), la domanda nasce spontanea: come diavolo avranno fatto a ingurgitare le frittelle?
Intro: per la spiegazione del perché e del percome della peraltro deliziosa collana “Zeros”, si veda questo post.
Gli anni del liceo (o della scuola superiore, in senso più largo), sono importanti. Quando non cerchi di prendere una strada e calarti dentro un costume per gli altri, lo fai almeno per te stesso. Insomma: si prendono delle decisioni, si fanno delle scelte, bisognavano. E quindi se decidi di essere rock, molto rock, come l’atmosfera dell’epoca permetteva ancora, oltretutto, allora poi è un po’ casino far finta di accorgersi che ci sia anche altro. Fortunatamente per me, non ho mai avuto sufficiente stima delle mie convinzioni per non ritenerle ampiamente modificabili cinque minuti dopo la formulazione. Insomma: va bene la nascita musicale a botte di Nirvana, Pearl Jam, Smashing Pumpkins, Cure e quant’altro. Ma quella roba lì elettronica ce la fa, ce la fa per davvero.