Come si fa ad ascoltare Wish ad agosto, al mare, di fronte ai blu e ai verdi della Sardegna? Risposta breve: con un walkman, degli auricolari e un indole da quindicenne alla scoperta dell’universo. Il 1995 è l’anno delle prime e delle ultime volte e a farci proprio attenzione, quasi ogni anno vissuto sul pianeta è delle prime e delle ultime volte (il che ammortizza l’effetto voluto con la prima frase, peccato). Ultima volta in Sardegna, epilogo delle vacanze dell’infanzia agiata. Ultima volta al mare con la famiglia al completo. Prima volta dell’età segnata dall’effettiva scoperta della musica, che in quell’anno aveva prodotto i primi due concerti, tra cui il festival di Sonoria con Page & Plant (ma lo scoprirò più tardi) e soprattutto i Cure tra Wish e Wild Mood Swings. Prima volta da tempo senza una console trascinata appresso, anche perché nel piccolo appartamentino che ci ospita a Golfo Aranci non c’è l’ombra di un televisore.
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I segreti di Carlotta
Fa più male a me che a voi. “Charlotte Sometimes” è nella mia peraltro inesistente Top Five di sempre dei Cure. Cioé, tipo che oh, levati, una delle loro migliori. Non si tocca. Mamma mia “Charlotte Sometimes”. Cioé non è neppure su nessun disco di inediti. Oh, eh, oh. E via andando. Quando l’anno scorso ho recuperato il singolo in formato 12″ a Londra, usatissimo e “over pressed” (o era da Amoeba?), avevo la barretta della fierezza a livelli stratowowsferici. Poi, in un bollente quanto vagamente inutile venerdì mattina, il fattaccio. Titillato dall’altra metà dell’ufficio vengo stimolato a (ri?)guardare il video della canzone, che trovate bello placido qua sopra. Traendone illuminazioni a ripetizione.
Friday I’m in love
Non mi importa davvero se il lunedì è bigio
il martedì grigio e il mercoledì pure
di giovedì posso fingere che non mi interessi
perché è il venerdì che sono innamorato
Il lunedì posso anche ridurmi a uno straccio
il martedì e il mercoledì trascinarmi col cuore spezzato
giovedì… giovedì nemmeno capisco che sia cominciato,
perché è il venerdì che sono innamorato
Insalatunes: The Cure
Si vede che ho finito il grosso dei lavori e ho del tempo extra? Si vede. Ritornano, per acclamazione del popolo, i vecchi post insalatari. Roba che, credo, risale all’epoca LiveJournal. O forse non è vero e non è mai risalita a nulla e non li ho mai scritti su di un blog. Comunque sono faccende nate all’epoca della redazione corridoio di NRU: prendi tutto quello che hai di un artista su iTunes, lanci la riproduzione casuale e ti segni giù le prime dieci. E’ un metodo scientifico particolarmente utile per studiare i gruppi con almeno un quattro o cinque dischi alle spalle. Per studiare l’evoluzione o la mancanza di evoluzione e scoprire, magari, punti della carriera che, insospettabilmente, si palpano l’uno con l’altro. Questo è un modo, quello migliore, invece, sarebbe di spararsi tutta la discografia di fila. Cosa che ogni tanto faccio anche, con indicibile godimento (nel week end è stata la volta dei Queens of the Stone Age con una spruzzata di Kyuss, per esempio). Ma quando non c’è tempo o si vuole buttare tutto in caciara, meglio il randomizzatore. Che per questa prima occasione tocca ai Cure.