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Resident Evil 3: remake, demake e illusione

Siamo arrivati a un punto di equilibrio: nuovi annunci di remake ed edizioni rimasterizzate dei giochi non scatenano le classiche frange di indignados, non con la stessa regolarità di qualche anno fa. Una pace raggiunta scavalcando cadaveri tra i commenti ai piedi degli articoli, i tweet da reflusso gastrico e le sparate a occhi chiusi. Preparatevi a tornare in trincea, gli scontri si riaccenderanno all’alba della nuova generazione, quando le uscite di peso sconteranno qualche calo fisiologico in quanto a frequenza.

I remaster e i remake sono comunque, sempre, una buona notizia. Spesso lo sono per chi deve tirare i conti a fine trimestre, in generale fanno buon gioco pure a noi appassionati e in generale al settore: perché preservare è bene, anche se lo si fa riproponendo e aggiornando, piuttosto che replicando l’originale. Anzi, le due cose dovrebbe andare a braccetto, di pari passo e però è chiaramente più facile per i produttori scegliere la strada del gioco (almeno visivamente) al passo con i tempi, infinitamente più vendibile rispetto al fossile coi pixelloni. E vendibile a un prezzo molto più succulento, è naturale.

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Capcom: ora con più ironia

Scrivere le sciocchezze e riuscirci bene: courtesy of Capcom.
Scrivere le sciocchezze e riuscirci bene: courtesy of Capcom.

L’arte del perculare con classe è scesa in dote a pochi, su questa umida e molle Terra. Nel senso del pianeta. Oggi (o ieri, o quand’è stato) è compito di Capcom (o del PR Gino, o di chi è stato) ricordare al mondo come si fanno le cose. Non nel senso stretto dei videogiochi, perché qui di Dark Void si parla, ma dopotutto non si parla di Dark Void. Che, stringi stringi, potrebbe anche essere un gioco mica male oltretutto.

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Paper Cuts: se videogiochi per farti male

Mega Man 9 (XBLA, PSN, WiiWare - 2008)
Mega Man 9 (XBLA, PSN, WiiWare - 2008)

L’anno scorso Capcom ha percorso il Sunset Boulevard a tavoletta come nemmeno O.J. Simpson, portando all’estremo il concetto di “retrogaming”: Mega Man 9 era (ed è) un gioco nuovo solo nei contenuti e non certo nella forma, invece ancorata coraggiosamente a tre, quattro epoche ormai date per chiuse e archiviate. Insomma, un gioco che veniva sviluppato (tecnicamente e non solo) appositamente ponendosi dei limiti al limite (ops) del masochismo. L’idea era di spostare indietro le lancette di una ventina d’anni, tornando a realizzare un gioco con le stesse risorse che si avrebbe avuto a disposizione nella seconda metà degli anni ’80, su di un hardware del paleolitico: quello del NES. Il risultato non era solo quello che raccontava di un gioco concepito in totale 2D con una spruzzata ampia di malinconia, ma anche un gioco rigido. Rigido perché ai tempi i limiti erano quelli e così si poteva fare, ma che nell’anno domini 2008 è diventata solo e soltanto una scelta. Una scelta interessante, il cui esito è però stato quello più che prevedibile: Mega Man 9 non è un gioco antico, ma un gioco vecchio.

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