Dopo tanto tempo, dopo tribunali, piazze e paparazzi, torna a scorrere possente l’amore tra Zave’s e Area21. Il solito, imperturbabile, probabilmente fake-di-se-stesso NO1 firma anche la recensione di Lemmings, quello per Amiga. Ma ricordate! Andate a spupazzarvi l’intero archivio di Area21.it, che è una roba tipo pazzesca! Non ci starete più dentrissimo!
Scrivere venti recensioni di uno stesso gioco, per diversi formati, non è una bella esperienza da fare. Prodotto per tutte le piattaforme immaginabili fino alla calcolatrice solare, il primo Lemmings rappresenta però il classico caso di genialità semplice, che per esempio non comporta cambiamenti concreti nel passaggio dalla versione per PC a quella per Game Gear. Per una volta, quindi, ci salviamo dalla maledizione del multiformato.
In ogni variante di questo celebre puzzle game ci ritroviamo a guidare una piccola compagnia di roditori (Lemming – Rattus Norvegicus – noto per la sua tendenza al suicidio di massa via tuffo da scogliera) attraverso paesaggi pieni di pericoli, cercando di assicurare la salvezza della maggior parte del gruppo di suicidi. E fino a qui è ovvio che un concetto così semplice rimanga sempre inalterato, qualsiasi sia la versione considerata. In Lemmings, però, il minimalismo della grafica ha fatto sì che alla fine non ci sia nemmeno una grossa differenza estetica fra le edizioni dedicate alle macchine dei primi anni novanta. Al di là dell’idea di fondo e dell’estetica, a dire la verità, un piccolo gap non poteva non venire fuori, ed era quello legato alla quota di comandi a disposizione di un Amiga o di un PC, rispetto a quelli concessi a una console (le macchine Sega e Nintendo non avevano dalla loro mouse e tastiera, nel 99% dei casi), il che lasciava solo alla buona volontà delle softco la possibilità di compensare, via joypad, gli eventuali intoppi. Compensazione che, comunque, è stata quasi sempre assicurata senza tanti problemi.