Ieri notte insonne, mi sono addormentato alle 5 e un quarto, dopo aver seguito “21” su Sky HD (Kevin Spacey che fa il genio dallo sguardo un po’ lurido e fregone, già visto) e letteralmente inveito contro gli orrendi uccellini che hanno ben pensato di stracciare gli zebedei dalle 4 e mezza in avanti. La giornata, per fortuna, è stata più tranquilla: tre pagine prodotte, un po’ di divano e la fregatura finale, la bastonata alla noce del capocollo della partita di calcetto. La prima dopo enne mesi. Con ‘sto caldo. Quindi ad Antonio Rossi si dedica poco spazio. Anche perché non ha davvero uno straccio di idea, un grammo di personalità, un’ombra di spunto geniale. Almeno questo è quanto trasuda dal foglio infilato per bene in una busta affrancata a tariffa ridotta (paghiamo noi, come sempre, “governo ladro” etc.), tutto preso ad annunciare la discesa in campo con meno remo e canotta e più amore per il proprio territorio del campioncione nazionale di (canoa, K2, Kilimangiaro, boa in cipresso battuto, non ricordo). Font senza anima, messaggio inesistente, che si prende solo la briga di segnalare la rielezione del Signor Rossi alla Giunta nazionale (sic) del CONI, “come avrete appreso dalla stampa”. Ohum, sì. Okkeeei. Niente oh, comunque passava di qua, si era fermato a comprare un’orzata, tira giù due autografi con una Papermate e ricorda che si candida all’assessorato allo sport nella squadra di Daniele Nava (Popolo della Libertà). Un depliant-one talmente insulso da sperare in una futura riedizione con saracche nella punteggiatura. Almeno quelle.
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