Un nuovo inizio: è un auspicio quello proclamato deciso, con giusto un filo di scazzo post-mortem, da Jerry Cantrell in “All Secrets Known”, pezzo che apre “Black Gives Way to Blue”. Lo fa mentre la chitarra sale fino a creare un muro granitico, quasi una barriera innalzata contro qualsivoglia critica. Perché di critiche ce ne sono state e ci saranno: riesumare il nome Alice in Chains anche con uno Staley sepolto da mo’? Ma è roba loro e se decidono di farlo, saranno ben fattacci propri. Moralmente parlando, perlomeno.
E’ troppo tardi per tutto. Troppo tardi per gli Alice in Chains. Troppo tardi per Layne Staley. Troppo tardi per recuperare il doppio “Degradation Trip” del solista Cantrell e confrontare, ché i CD non so dove siano finiti (custodia vuota, c’è di peggio nella vita?).
Troppo tardi per ascoltare per la prima volta “Black Gives Way to Blue”, il ritorno in gioco del gruppo bluesheavygrunge (aggiungete un paio d’altri, se vi serve). Ma d’altronde così è e quindi fuori le droghe eccitanti e determinazione nel fare almeno un giro completo prima di abbandonarsi al sonno del giusto.
Sette anni fa ritrovavano quel che rimaneva di Layne Staley. Insomma, circa sette anni fa. Come questo già ambitissimo blog non ha evitato di ricordare in più occasioni, il rilancio degli Alice in Chains è imminente (20 settembre) e passa attraverso un quasi-imitatore di fronte al microfono e, volendo dar retta alle prime due canzoni messe a disposizione del mondo, alla preponderanza finale e ultima del sempre amabile Cantrell sul resto della band. Che può anche essere capito, ma apprezzato… quello è già più difficile, se in copertina campeggia il nome degli Alice in Chains e non quello di Jerry.
Con un titolo così le premesse sono delle peggiori. Il titolo è “Black Gives Way to Blue”, ed è quello che si porterà appresso il primo disco di inediti degli Alice in Chains da quattordici anni a questa parte, quando uscirà sul finire del prossimo settembre. Ma se il nome è tutto da rivedere, è altrettanto sugoso scoprire che settembre va via via diventando il miglior mese dell’anno in quanto a uscite discomusicali: Beastie Boys, Pearl Jam e Alice in Chains. Il dubbio o il pericolo che l’operazione dei resuscitati di Seattle sia solo una triste rincorsa ai tempi che furono è perlomeno messo in discussione dal singolo (“A Looking in View”), liberamente e amabilmente scaricabile dal sito ufficiale: non è la miglior canzone mai scritta dal gruppo, ma ha un senso e ha un bel tiro. Non si svende per sonorità differenti e riprende più o meno quanto sentito tra “Alice in Chains” (si intende il terzo disco, l’omonimo del 1995 e ultimo ufficiale) e i lavori solisti di Cantrell. Un Jerry oltretutto in grande spolvero qua, con un bel muro chitarrone che tiene in piedi senza oscurare mai del tutto il lavoro alla batteria o i colpi di basso: un pezzo di quelli oscuri e pesanti come macigni che hanno reso unico il sound degli Alice in Chains. Con in più la scelta, evidentemente iper-ponderata, di mettere sia la voce di Cantrell che quella di Duvall bene in mostra. Uno: perché il chitarrista ha già ampiamente prestato le corde vocali in passato ai pezzi del gruppo e quindi pur sempre di continuità si parla. Due: perché evidentemente è meglio non fare troppo male a chi (tutti, spero) ha ancora bene in testa il dramma di dover prevedere un album intero degli Alice in Chains senza metà gruppo, che è quanto rappresentava il mai troppo amato con la lingua Layne Staley. Però si può fare.
Tanto tanto tempo fa, in un paese lontano lontano, c’era una parete. Sulla parete la stampa in bianco e nero della pagina pubblicitaria comprata sul Chicago Tribune da Mr. Corgan per annunciare il ritorno degli Smashing Pumpkins. La parete era in quella che preferisco ricordare come “la terra del bene e dell’amore”, ovvero l’unica reale sede di Future Media Italy e l’unica, reale, redazione per tutte le riviste che sono ma che soprattutto furono. Sulla pagina appiccicata nella zona NRU c’era una scritta a mano: “l’angolo del Tocchiamoci le Palle”. In senso propedeutico all’anti-sfiga naturalmente.
Il mantra funzionò, almeno fino a un certo punto e con degli evidenti limiti, ma non c’è stato alcun reale dramma. Ora si ripropone in tutta la sua ancestrale possanza, perché Jerry Cantrell ha annunciato che gli Alice in Chains hanno ultimato le registrazioni del loro nuovo album. Il primo dall’omonima, terza, fatica del 1995: quella di “Grind” e “Heaven Beside You”, quella in cui Cantrell prendeva sempre più sulle spalle il gruppo perché Staley era già ridotto a uno straccio impregnato d’eroina. E difatti, come il mondo sa, Staley è dipartito e ora si fa le pere assieme a Cobain, Hendrix, Vicious-san e quant’altri. Quindi alla voce degli Alice in Chains torna, dopo i tour degli anni scorsi, William DuVall, quello che fa il finto-Staley davvero bene, ma che rimane un finto qualcun’altro. E’ un po’ come quando Renzulli tirò su Cabo Cavallo per far finta che i Litfiba esistessero ancora. Sì, ok, con le dovute proporzioni, ma una sana grattata non può che fare bene.