Toglile il panorama mozzafiato della Gorge (Washington), levale il Central Park o il Golden Gate Park (New York e San Francisco), trascinala via dal Red Rocks Park in Colorado e cosa ti rimarrà della Dave Matthews Band? Un’ottima live band, un po’ meno viva. Perché a Dave Matthews e ai suoi la cartolina “Greetings from…” calza semplice e naturale, con i suoi dovuti colori kitsch, tradizionali come il rock venato di country del seghino sudafricano e del suo esercito. Come l’aquila dell’immaginario statunitense, anche alla band del sud degli USA lo spazio serve per prendere fiato e incendiare l’aria.
Ai sette (!) sul palco, il vecchio Palatrussardi sarà parso una balera di paese, ma non è bastato per togliere energia alle due ore e mezza di concerto, aperte con “Proudest Monkey”: perché tanto non c’è vecchio e non c’è nuovo se sei in perenne tour, se sei uno di quei gruppi che vive masticando biglietti e contatto visivo con le squinzie in prima fila o gli avvocati in ultima (ieri erano circa a metà, verso sinistra, di fronte a noi – impassibili).
Sì be’, lo slogan era carino. E pure la maglietta del Neo Geo Pocket che mi aveva portato da Londra (credo, o era un’E3?) Solettibus nostro. Serve giusto per lanciare la nuova Figata Spaziante, che non è proprio spaziantissima, però almeno “molto caruccia” sì, dai. Trattasi di un’illustrazione realizzata da Kinu Nishimura di Capcom, dedicata a quel bellissimo universo mash-up che è (era) Capcom Vs. SNK. Arriva da Tiny Cartridge (il solito bel clic per l’immagine integrale).
Nemmeno due righe in cronaca, parafrasando malamente qualcuno. Dico, di tutte le boiatissime che i vari Spinner, Pitchfork, NME e amici dedicano a Mr. Thom York e compagnucci vari, nessuno che abbia provato a leggere tra le righe del rinnovamento del sito ufficiale (sempre che non mi sia perso io la notizia). Quel che c’è di certo è che da qualche giorno è scomparsa la grafica a tema “In Rainbows” ed è arrivato qualcosa di tutto nuovo: ora con più carta bianca e scritte a quasi-macchina-da-scrivere lontanamente “OK Computer”. Ecco, dato che poi si strilla ai quattro venti che il nuovo disco è pronto perché J. Greenwood ha ordinato una pizza quattro stagioni “e lui la pizza la ordina solo quando il disco è pronto”, insomma, forse si poteva anche scovare una speranza nella nuova grafica del sito. Che comunque rimane “vecchio”, nel senso che è pur sempre stracolmo di tutte quelle psicopatologie in html in cui potete imbattervi girandolo un po’. No, davvero, potreste finire in zone semplicemente preoccupanti, oppure nella message board, che ho scoperto poco fa e che è una roba che doveva già sembrare vecchia nel 1998. Io, per intanto, voglio credere nell’imminente album e nell’annuncio stile “oh, è pronto, tra una settimana potrete scaricarlo”. Magari non a 128 kbps ecco. Compratevi qualche server extra dai, cialtroni arricchiti!
90210: non c’eravamo già visti?
Oh, è iniziato anche in Italia 90210 (Fox, martedì alle 21). Non quello vecchio, ma quello nuovo, ora con meno “Beverly Hills” nel titolo. Che magari non c’era neanche in quello originale ed era stato aggiunto apposta nel nostro Bellissimo Paese? No, dai, il logo era fatto troppo bene. Magari problemi di copyright, dato che alla fine dei credits d’apertura compare uno stitico “Based on the story created by Darren Starr”? Vai a sapere. Oh, comunque è cominciato 90210, che negli Stati Uniti mi pare abbia preso il volo già un anno fa.
D’altronde chi ha pensato, prodotto, realizzato e infine venduto il qui presente deve essersi fatto qualche bella pensata, come dargli torto? Ehi, mai come ora la serie televisiva mi è il formato di assoluto predominio della scena, perché diavolo non tirar fuori una versione rivista&aggiornata delle vicende dei capelloni della West Beverly High? Semplice, perché è già successo: si chiama(va?) O.C. e non era neanche malaccio. Comunque sia, tant’è, ecco 90210 trasportato nel nuovo millennio. Con una Kelly che sì, anche io ai tempi ho sognato come la madre non sognerà mai, ora infilata nella sua stessa maschera ma con vent’anni di più. Nella seconda puntata torna pure quella vacca mucca di Brenda, che storia amici. Ho quasi i brividi, ho quasi. Che poi, intendiamoci, se appena un po’ eravate nell’età giusta per seguire quella roba nei primi anni ’90, allora di sicuro lo eravate anche per la consacrazione definitiva a base di Prophilax. E chiunque sia passato attraverso quel video (grazie Surgo), sa che non si torna indietro. Anche questo 90210 quindi può essere vissuto con un po’ di accento romano extra, almeno nella fantasia.
Da qualche giorno si sa che c’è del nuovo e pure del cioccolato in Super Street Fighter IV. Oh là là, stiamo andando sul razzismo? No, bestie, era una battuta banale sulle cose Kinder. Fate schifo, fate. Quel che c’è di nuovo è un Dudley, una Ibuki e una Makoto. E con l’arrivo di quest’ultima, tutti gli amanti coi pantaloni abbassati di Street Fighter III possono finalmente smetterla. Oppure cominciare. Oh là là. stiamo perdendo di gusto? No, bestie, da queste parti non ce n’è mai stato. Prima di lasciarvi alle immagini, è comodo ricordare agli amici a casa che Super Street Fighter IV arriverà nei negozi europei (PS3, Xbox 360) il prossimo 30 aprile.
Zaccheroni archivia il primo tempo al Dall’Ara senza grandi bestemmie, anzi, con un sorrisetto. Perché dopo appena quattro minuti dal fischio d’inizio, Diego spiattella in porta dopo due ottimi interventi dell’estremo difensore bolognese (prima sullo stesso Diego, poi su Amauri). Insomma, gol caparbio, dopo 240 secondi in cui la Juve non aveva visto palla.
Il Bologna, per nulla colpito nell’orgoglio, continua a macinare chilometri: per tutta la prima frazione spinge forte e quasi sempre bene sulla fascia destra. Perdendosi però una volta in zona Buffon. La Juventus risponde con una buona circolazione palla, correndo meno disperatamente rispetto ai tragici tempi recenti e quindi sprecando meno fiato e arrivando sempre più lucida nella costruzione delle azioni. Che portano a un palo sempre di Diego e a qualche gran bella giocata di Del Piero, che non è mobilissimo, ma che pare graziato dal controllo di palla e dalla visione tipiche dei giorni migliori. Nel secondo e ultimo minuto di recupero i padroni di casa vanno vicini al pareggio con un gran tiro di Guana, che comunque finisce tranquillamente a lato. Juve ordinata e senza grandi sofferenze, Amauri efficace, Diego spesso troppo spostato sulla sinistra. Se ci fosse Camoranesi…
Aspettando che passi quella sorta di finta influenza che mi sta trattenendo dal continuare l’esplorazione della Rapture “dieci anni dopo”, mi pare cosa buona e giusta mettere a disposizione di tutto il pubblico non pagante una serie di illustrazioni di primissima caratura. Sono quelle create e utilizzate in occasione del primo Bioshock. Finte pubblicità con tanto buon gusto e classe, ennesima riprova del semplicissimo fatto che creare un proprio “mondo” per un proprio videogioco è sempre utile e ancor di più affascinante. Anche se lo fai attraverso elementi non proprio obbligatori per legge. Insomma, in soldoni: questo è tutto amore extra messo in campo dai tizi di 2K. Se vi interessa godetevelo.
Are you up 2 it?
Freddy Mercury stava morendo e loro davano gli ultimi ritocchi a una campagna di lancio epocale. Talmente d’epoca, che era proprio un altro mondo: quella di allora era una Sega migliore. La esse maiuscola serva a uccidere sul nascere qualsiasi mediocre battutina e a rimarcare la qualità che contraddistingueva il marchio nel 1992. Perché è nel novembre del 1992, a pochi giorni dalla scomparsa terrena del baffone di Zanzibar, che Sonic Team e i responsabili marketing dell’etichetta blu danno alle stampe (prima) e in distribuzione pan-mondiale (poi) Sonic the Hedgehog 2. Se mai Sega aveva avuto tra le mani un nome importante e un progetto da non sbagliare, era stato proprio Sonic 2. Prima del porcospino, niente, nessuno e nulla aveva rappresentato tanto nelle librerie intellettuali del gruppo giapponese. Sega non sbagliò.
Con zillioni di dollari, yen (e altre sessanta valute) spesi, tutto il mondo che videogiocava sapeva cosa sarebbe successo da lì a breve. E tutto il mondo che videogiocava avrebbe anche avuto la possibilità di pucciarsi nuovamente nel mondo di Naka senza attesa alcuna: Sonic the Hedgehog 2 arriva nei negozi dei tre mercati (Asia, Nord America, Europa) pressoché in contemporanea. Miraggi per l’epoca, miracoli se si pensa ai dubbi e ai continui tentennamenti della Sega distrutta da se stessa negli anni.
Paolo Paglianti è Neon, o meglio, era Neon. Era Neon sedici secoli fa, quando l’ho conosciuto sulle pagine di Game Power, che K lo leggevo di meno. Ma K è stata la mia prima rivista di videogiochi vera e propria, che ho comprato intendo, quindi vale anche lei. Oggi è “solo” Paolo Paglianti, per gli amici ha un sacco di soprannomi divertenti che lui non trova divertenti. Quando succede che non trovi qualcosa divertente, Paglianti lancia dei fatti: può essere un martello, una vera-finta spada, una cassettiera o una stampante. Nonostante le sicurezze garantite dalla provvisoria distanza tra la mia e la sua ubicazione, preferisco non utilizzare quindi quei soprannomi. Spero che qualcuno lo faccia nei commenti.
Ecco, comunque Paglianti è Mr. GMC, Nostro Signore di Giochi per il Mio Computer da una valanga e mezza di tempo. Quindi ha senso chiedergli cosa sia successo, com’è arrivato a raccattare 14.000 punti di GamerScore su Xbox 360 in soli sei mesi. Potrebbe essere solo l’ultima, e inutile, conferma della natura bastarda della “console” di Microsoft. Oppure potrebbe essere qualcosa di peggio. Ah! Dentro si parla anche del ToSo, che fa sempre piacere perché fa sempre ridere come la prima volta. Buona lettura.