La presentazione, da parte di MTV Games ed Harmonix, del progetto Rock Band Network è il punto di arriva e di partenza. L’esplosiva conseguenza di uno stato di fatto, ovvero della drammatica e affannata rincorsa del mondo delle etichette discografiche al mondo reale, quello vero, fuori, che gira e continua sempre più a sbattersene altamente dei negozi di dischi e dei relativi formati fisici. Appallottolati in posizione fetale nella crisi dell’industria da anni, i discografici “che ne sanno” hanno capito da tempo che i videogiochi musicali sono una delle due o tre vie da percorrere con tutte le scarpe e senza cravatta se si vuole tentare di sopravvivere con decenza. Una è iTunes, una è appunto quella a base di Les Paul di plasticaccia e poi ci sarà una qualche altra risorsa tutta digitale che sicuramente illuminerà la via a breve.
Categoria: Videogiochi
FIFA 10: 10 Fatti
Due partite veloci veloci a FIFA 10, versione super provvisoria:
1- Il movimento a 360 gradi è meno d’impatto di quanto non ipotizzassi, ma in effetti rischia di sentirsi. Soprattutto se si sfrutta quando non si corre e/o con il “pace control” o come si chiama, ovvero il passo rallentato (L2 nella configurazione personalizzata fatta oggi).
2 – Il ritmo di gioco è ancora un po’ basso per i miei gusti, ma mi pare lievemente migliorato rispetto all’anno scorso. Quel che continua a mancare è l’esplosività, i cambi di passo, le accelerazioni furiose. A cui va anche legata quella sensazione di totale automatismo legata alle animazioni e al controllo palla. Tutto continua ad apparirmi fin troppo “calcolato”, con minore controllo “minimo-specifico-minuscolo” nelle mani del giocatore. Che è poi quello che apprezzo maggiormente, da sempre, in PES.
3 – Modelli poligonali e credibilità/tasso di realismo dei volti davvero da rivedere, per l’ennesima volta. Assomigliano quel minimo che devono assomigliare, ma troppo poco.
4 – Sempre molto belle le luci e in generale la resa dei colori e delle ombre nella visuale classica “da partita”.
5 – L’arbitro fischia di più, con realismo, anche contatti giusti ma talmente “normali” che spesso nei giochi non vengono fischiati. Buoni anche i movimenti dell’arbitro vicino all’azione o le segnalazioni del guardalinee del fallo.
6 – Ammonizioni anche dopo che si è concretizzata la regola del vantaggio (non ricordo sinceramente se fosse una possibilità già prevista da FIFA 09).
7 – Tenendo premuto R2 durante le punizioni o comunque i calci da fermo si sceglie il tiratore (alleluja!). Più veloce e semplice di PES, ma si sceglie solo da una lista limitata (che spero e credo sia modificabile a piacimento).
8 – La potenza dei tiri è ancora troppo… poco potente, così come tutte le conclusioni sembrano ancora un po’ al rallentatore quando “partono”.
9 – Nuove animazioni, nuovi colpi, tutti belli. Ho visto un centrocampista che provava a intercettare la palla in maniera scoordinata ma anche l’unica credibile per farlo una volta preso in controtempo, bello.
10 – Animazioni della corsa strepitose.
Intro: Konami ha messo a disposizione del mondo un’intervista fatta da uno schiavetto a caso a Sua Macchinosità Kojima-san. L’ho tradotta altrettanto caso, commentando roba che comunque era chiaramente nel sottotesto (?).
Tizio Caio: scommetto proprio che un sacco di gente si aspettava l’annuncio di Metal Gear Solid 5 all’E3. Invece un par di balle. Quando hai cominciato a lavorare a questo nuovo ed entusiasmante progetto?
Hideo Kojima: in realtà ci penso da un bel po’, fin da quando ero al lavoro su MPO(1). Ai tempi supponevo addirittura di lasciare tutto nelle mani della prossima generazione di “creatori” qui in Kojima Productions. Poi mi son reso conto che la società ha il mio nome, che gli altri sono delle mezze pippe e che tanto avevo già sparato ‘sta cosa del “è l’ultimo, giuro!” sedici volte e non mi avete mai preso per il culo, quindi me ne sono sbattuto altamente e, pur avendolo fatto fare ad altri, ora dico in giro che è roba mia. Alla fine mi danno anche il bonus produzione.
Comunque il gioco è un gioco comparabile per portata e qualità a un ipotetico MGS5. Io ho fatto da supervisore, designer, producer, director, editor, responsabile del catering, sprimacciamento cuscini e ultimazione dida del manuale. Gran figo.
TC: hai sempre sostenuto che il tema portante della saga di MGS è l’avversione per la guerra e verso la corsa all’armamento nucleare. Rimarrà vero anche in occasione di Peace Walker?
HK: assolutamente sì. [Segue spippardone degno di un tema di prima superiore sul mondo crudele che usa i missili e invece bisognerebbe volersi bene, parlare, scambiarsi i sachetti delle Haribo. Evito. ndt]
Giornata di videogiochi. Se quella di prima era una scusa per buttare in mezzo l’Antonio Del Piero, questi sono fatti puri, nudi e crudi e 3D al 100%. A sei mesi di distanza dalla pubblicazione su console, Resident Evil 5 arriverà anche su PC: 19 settembre 2009. Le differenze col passato sembrano essere marcate, più che altro perché se la conversione di RE4 ai tempi fu una spremuta di indecenza, questa volta dovrebbe finire tutto in gloria. Anche e soprattutto perché ci saranno due o tre novità da “strillo” nei relativi comunicati stampa.
PES 2010: la scelta vincente
Si inizia con Ince e Ravanelli (eh!). Si prosegue con Therry, Owen, Buffon, Cristiano Ronaldo, Henry, addirittura Collina. Dall’altra parte Totti, Inzaghi, Maldini, Vieri, De Rossi, Ronaldinho. Ma mancava lui, il Alessandro, il Del Piero, il record e anche l’uomo, l’acqua ma soprattutto la linguaccia, l’errore agli Europei del 2000, ma più che altro il sottoalsette in Germania.
Alessandro Del Piero (per gli amici Alessandro Del Piero) si dividerà con Messi la copertina (italiana) di PES 2010. Un altro motivo per scegliere questo e non quello. Dopo il click il comunicato stampa ufficiale.
Edit: pensavo che fosse questa la notizia del giorno. Un giorno uggioso, se non fosse che è soleggiato come un solarium. Invece no… la notizia è che (stop the press!) il Toso ha avuto una roba da dire e ci ha pure preso. In effetti Del Pedro mi è stato testimonial di FIFA annata 2003/2004. Eravamo anche andati, come NRU, a intervistarlo o stringergli la mano o non ricordo che. Quindi giù i fazzoletti che si piange, anche quest’anno il Toso ne ha azzeccata una.
Disclaimer: è con stupefatto piacere che le pagine di Zave’s ospitano, in via del tutto sperimentale, alcune retro-censioni degli abili tra i più abili ad accumulare retro-censioni in Italia. Succede grazie ai numerosi (due) ometti dell’Area.21. Che quindi si è vagamente invitati a visitare.
Ellen Ripley, una Sigourney Weaver rapata a zero per l’occasione, fra le varie sfighe che la perseguitano si ritrova stavolta segregata su un pianeta-prigione insieme a un battaglione di altri ospiti, selezionati in maniera analoga, e a un bel numero di alieni carnivori poco simpatici, come da film. Sfortunatamente per gli abitanti del penitenziario gran parte di loro è stata per di più rapita, nascosta e fecondata con embrioni che stanno per generare baby alieni, mediante parto cesareo anomalo. La loro unica speranza è appunto la Ripley che, armata di mitra, lanciafiamme e lanciagranate, si sta aprendo la via attraverso un labirinto orizzontale e verticale di condotti di areazione, scale e passerelle (leggi piattaforme, insomma, con tutti gli svantaggi che un joypad digitale poteva comportare quando si trattava di sparare in diagonale o fuori asse) alla ricerca dei tanti morituri, appesi come salami.
Con Tales of Monkey Island è cambiato tutto, almeno per TellTale. Gli autori del rinnovamento a episodi delle avventure grafiche hanno tra le mani la grande occasione, lasciarsela sfuggire sarebbe come condannarsi al proprio presente: che è fatto di collaborazioni, di nomi interessanti, ma anche di una certa volatilità nel gotha dei videogiochi, dei videogiocatori e dei videogioc… autori… mmm, lasciamo perdere. Il fatto è che fino a oggi TellTale ha vissuto tra la sufficienza piena e il discreto senza tante lodi: incapaci di puntare alla luna, aiutati e condannati al tempo stesso dalla loro formula episodica che, se da un lato aiuta a vendere qualcosa che il mercato non cercava da tempo (le avventure grafiche ovviamente), dall’altra ne ha ridotto il potenziale impatto, tramutando ogni capitolo di ogni serie in qualcosa di carino, divertente e nulla più. Passati i tempi in cui Gilbert, Williams e gli altri tenevano in mano una buona fetta di appassionati, con lunghe, divertite, appassionanti e significative avventure raccontate e giocate, ci sono voluti dieci anni circa per approdare a questa nuova dimensione ridotta della faccenda.
A un paio di mesi (meno) dall’uscita di Guitar Hero 5 e a pochi dall’autunno di Band Hero, non ho ancora lontanamente capito il perché di tante scelte di Activision. Band Hero sarebbe, nominalmente parlando, “il” gioco della band musicale. In un mondo migliore Band Hero sarebbe stato il titolo di Guitar Hero World Tour e dell’imminente Guitar Hero 5. Invece, terrorizzati (anche giustamente), dalla minaccia di risultare sconosciuto all’omino che gira nello scaffale cercando il gioco (“Band Hero? Ma io volevo Guitar Hero con la batteria, sadface 🙁 “), i ragazzi di Bobbyno Kotic hanno fatto diversamente. Marketto-raspe a parte, la triste realtà è che Band Hero sarà una roba dedicata ad Hanna Montana e ai Jonas Brothers.
Nulla che non permetta a questo blog scintillante e macina-record di presentare le prime ventiquattro delle oltre ottantacinque canzoni che saranno incluse nel disco di Guitar Hero 5 (dopo il clic qua sotto, con mini commenti).
Disponibile da due giorni nel suo primo episodio, Tales of Monkey Island è il ritorno dopo nove anni di Guybrush Threepwood all’attualità. Niente retrogaming, ma cinque “parti” di avventura punta e clicca offerte gentilmente da Tell “Yawn” Tales Games, su gentile concessione di Ron Gilbert e LucasArts. L’idea è di fare una serie di post dedicati al primo capitolo, la verità è che il primo se ne andrà semplicemente copiando e incollando gli scambi di chiacchiera tra chi lo ha appena avvicinato (io) e chi lo ha già esplorato per un bel pezzo (l’altra).