Si allunga la lista di chi tira la volata a Virginio Brivio. Dentro e fuori dai partiti. Se poco fa abbiamo (ri)parlato di Alessandro Pozzi, a questo giro tocca all’esordiente (su questo blog) Emma Mantovani. La Emma mi arriva come facente parte del team “Azione positiva”, quella stessa etichetta che campeggiava generosa nel ricco librettino elettorale del Dott. Virginio analizzato con immutata stima la scorsa settimana. Ecco, Lady Mantovani invece punta a un A4 senza grossi sconvolgimenti. Solito tema grafico già promosso in prima battuta, solita faccia da pesce del suo capoccia Brivio, testo magro e semplice semplice. Talmente semplice che non mi regala alcun brivido. Che poi, dico, questa nelle prime righe si preoccupa di sottolineare come la sua famiglia sia “molto conosciuta in paese” (a Osnago). Ora, fa un po’ Il Padrino come faccenda. Sorvola, invece, sul tema principale della faccenda: Mantovani Emma ha svolto professione di insegnante ed educatrice per trentuno anno. Sì, ma insegnando cosa? E’ importante. Oltretutto qui ci si avvicina alla stretta finale promuovendo il Pozzi, ma ricordando chiaramente che Brivio ha l’espressione da quaglia che proprio non potrei mai votare. Sono giornate intense, anzichenò. 🙁
Categoria: Variopinto
I nuovi eroi #7
La fiducia paga, almeno sotto il profilo morale. Lo avevamo lasciato impegnato con poltrone dalla dubbia comodità, lo ritroviamo quanto mai a suo agio mentre stringe in mano la sua penna-semaforo, disegna sul retro del Corriere di Merate dei grossi mini pony con la faccia di Walter Fontana e lancia lo sguardo verso il futuro, sognante. Eccolo qua il “nuovo” Alessandro Pozzi, il braccio di quella mente che è Virginio Brivio. La prima segnalazione aveva fatto alzare sopraccigli come solo Carletto Nostro sapeva fare, ma ora… ora siamo alle strette finali. E alle strette finali il Pozzi tira fuori un depliant signorile. Via i font di dubbio gusto, via l’assenza strutturale di una qualsiasi forma di impaginazione/presentazione, via i perchè e dentro i perché. Rimane la giustificazione a bandiera, sempre ignobile, oggi come la prima volta. Ma fa nulla. Rimane un certo disallineamento tra i pallocchi della lista a pallocchi e le voci stesse della lista, ma fa nulla anche qua. Perché il Pozzi almeno becca la prima rete della sua giornata: dopo due o tre facciate perse a discorrere dell’importanza dell’ambiente, tira fuori dai calzoncini un foglietto stampato su carta riciclata! E’ il primo in zona, probabile che sia anche l’ultimo. Ma siamo già ai goccioloni agli occhi. Davvero nient’altro da segnalare: la punteggiatura è di qualità, le facce nelle foto tutto sommato potrebbero essere peggiori e quindi… quindi seria candidatura al voto del padrone del blog. Con commozione.
Tuffi annoiosi
Che giornata di scazzo estremo. E dire che avrei anche poco da fare, giusto Guitar Hero Metallica, di cui ora scrivo due pagine e saluti. Ma che scazzo. Non solo perché la barra della pennata della chitarra di World Tour (primo strumento che compro nella mia vita di semi appassionato di giochi musicali) ha deciso di semi-rompersi, così, perché si sentiva troppo prolifica. Ma anche perché c’è dello scazzo strutturale un po’ incomprensibile. Che palle. Però siamo arrivati a un’uscita decente (256kbps) dell’ultimo della Dave Matthews Band. La copertina è carina, perlomeno, e il disco in sé non è una colata lavica di nulla come quello che lo ha preceduto nel 2004. Anzi, c’è già un bel pezzo vecchio stile (“Dive In”). O magari anche due o tre. C’è anche l’apertura e la chiusura con pezzi del Signor LeRoi, come già il Feiez di dieci anni fa. Che scazzo.
I nuovi eroi #6
Ieri notte insonne, mi sono addormentato alle 5 e un quarto, dopo aver seguito “21” su Sky HD (Kevin Spacey che fa il genio dallo sguardo un po’ lurido e fregone, già visto) e letteralmente inveito contro gli orrendi uccellini che hanno ben pensato di stracciare gli zebedei dalle 4 e mezza in avanti. La giornata, per fortuna, è stata più tranquilla: tre pagine prodotte, un po’ di divano e la fregatura finale, la bastonata alla noce del capocollo della partita di calcetto. La prima dopo enne mesi. Con ‘sto caldo. Quindi ad Antonio Rossi si dedica poco spazio. Anche perché non ha davvero uno straccio di idea, un grammo di personalità, un’ombra di spunto geniale. Almeno questo è quanto trasuda dal foglio infilato per bene in una busta affrancata a tariffa ridotta (paghiamo noi, come sempre, “governo ladro” etc.), tutto preso ad annunciare la discesa in campo con meno remo e canotta e più amore per il proprio territorio del campioncione nazionale di (canoa, K2, Kilimangiaro, boa in cipresso battuto, non ricordo). Font senza anima, messaggio inesistente, che si prende solo la briga di segnalare la rielezione del Signor Rossi alla Giunta nazionale (sic) del CONI, “come avrete appreso dalla stampa”. Ohum, sì. Okkeeei. Niente oh, comunque passava di qua, si era fermato a comprare un’orzata, tira giù due autografi con una Papermate e ricorda che si candida all’assessorato allo sport nella squadra di Daniele Nava (Popolo della Libertà). Un depliant-one talmente insulso da sperare in una futura riedizione con saracche nella punteggiatura. Almeno quelle.
I nuovi eroi #5
Piccola digressione nel mondo delle elezioni provinciali. Finora ci siamo concentrati, con indiscutibile successo, nella dimensione comunale della faccenda, ma il 6 e 7 giugno si vota anche per le provinciali (e per mandare al parlamento europeo La Russa). Il secondo a presentarsi alle porte della ZavCaverna sopraelevata è un Brivio. Un altro Brivio, due palle. Si chiama Virginio Brivio e ha le idee chiarissime: altre che foto imbalsamate, il foglietto del Virginio si lancia subito in voli cromatici pindarici, con verde, arancione e addirittura (ho le palpitazioni)… dei gradient! Per sul serio. Non è nemmeno quel che colpisce, basta riprendersi coi sali, per accorgersi che lì, proprio lì, nient’altro che lì (in prima pagina) c’è il nostro candidato che con un minuscolo inaffiatoio prova a inumidire di vita politica un gigantesco bicchierone con degli strepitosi fiori in cartongesso, rappresentanti le zone della provincia lecchese. Sturbo allo stato brado. Le facciate interne non sono meno generose in quanto a pacchianeria, con il Nostro appoggiato a una cassa “Made in provincia di Lecco”, intento a tenere in mano un bel autobussino di latta e metallo, una lavagna-finta 24 ore con deliziose cartoline impestate di noia atavica e… e, uhm, un… un transmolecolatore tachionico. Tipo la Cronovela di PK, si suppone. Tutto bello, bellissimo, strepitosamente giovane! Anche le parole sono belle, bellissime, strepitosamente già lette altre sei mila volte, ma perlomeno 100% errori-free. Cosa non va? Perché non si è già assicurato al 100% il preziosissimo voto? Primo: il Virginio mi sta su ogni pagina con la stessa faccia di legno. Quel sorriso che la maestra di danza di Matt Groening assicurava con uno sparapuntine ad altezza zigomi alle bambine delle elementari. Poi: tanto ciarlare di ecocompatibilità e poi nemmeno questo volantino mi arriva su carta riciclata. Per la cronaca: Virginio Brivio si presenta con la sua bella lista “Azione Positiva”, affiliata all’Italia dei Valori, Sinistra & Libertà e PD.
P.S. mea culpa! Solo ora mi accorgo che il Brivio mi è familiare non solo perché è il cognome base della zona, ma perché in effetti aveva già lanciato in avanscoperta il suo Alessandro Pozzi che, con la sua bella sedia a mo’ di foca, aveva tenuto a battesimo la splendida rubrichetta che vanta ben più dei quaranta lettori di quel povero pirla di Manzoni.
I nuovi eroi #4
Aggiornamento con ritardo, e quindi particolarmente copioso. Perché nella casella delle lettere si sono accalcati i nuovi eroi, depliant dedicati ai futuri dirigenti di questo paese rifulgente di saggezza e potenzialità. Dopo le sguaiate & spunteggiate accuse della destra nei confronti del misterioso Strina, finalmente il sipario viene alzato. E’ lo stesso “Strina, Paolo” che viene a presentarsi forte del suo progettOsnago. Partiamo forte, qui c’è della ricerca (cfr. scansione), sia grafica che d’inventiva lessicale. Certo, quell’abbozzo di finto Keith Haring che non si nega a nessuno è davvero talmente vecchio e tanto banale da non riuscire neanche a diventare kitsch, ma fa niente. Sorvoliamo anche sulle facce tutte promettenti, come quella dalle cromie zombate del Dott. Strina stesso, come quella da guardia carceraria delle SS di Francesco Arlati o da banchiere strozzino di Angelo Tiengo. progettOsnago si presenta comunque bene: niente bestemmie grammaticali e ortografiche, tutto all’insegna del “la forza tranquilla che unisce”. Il retro del foglietto colorone regala altre perle un tanto al chilo con un ispiratissimo “progettiAmo osnago”. Quel che segue è una serie di impegni piuttosto blandi, tipicamente sinistrorsi se non che… se non che qui non c’è il simbolo di alcun partito. Nulla di nulla. progettOsnago è una lista civica? Una loggia massonica mal travestita? Il consiglio comunale di Paperopoli in vacanza premio? Qualunque sia la verità: queste due facciate battono alla grande le quattro del PDL e Lega per Osnago dell’ultima puntata. Santi Licheri: aggiorna la seduta.
I nuovi eroi #3
Mi trovo in seria difficoltà, una difficoltà che sorpassa e inamidisce di gran lunga il brivido di gioia di fronte al nuovo volantino elettorale che questa sera mi ha accolto placidamente al ritorno a casa. Troppi giorni senza che i miei candidati venissero a fare una citofonata né nulla, uno ci tiene. Però… però poi ho dato una scorsa alle quattro (!) facciate del voluminoso comizio su carta e mi sono sentito smarrito. A prendere la parola è ancora il gruppo “PDL Lega per Osnago”, quelli che settimana scorsa si erano comportati, tutto sommato, piuttosto bene. Il lessico non era male, il messaggio vagamente xenofobo da ignoranza calcolata, ma la sufficienza se l’erano portata a casa. Oggi… dio santo che dramma oggi. La punteggiatura è morta, risorta e rimorta, questa volta tumulata per sempre sotto quintali di puntini di sospensioni lanciati con un mortaio che mortifica non solo quelli della Crusca, ma anche un qualsiasi studente che si sia già affacciato alla dura realtà della prima media. Dolori indicibili, e incazzature incomprensibili. Si parte forte, la prima riga: “Caro Strina”. Strina? Chi cavolo sarebbe Strina? E’ l’attuale sindaco? Non so non so non so, eppure sono quasi certo di ballare la discomusic. I riferimenti sono continui e reiterati, si risponde a delle accuse… ma quali accuse? Chi mi ha lasciato fuori? Perché fare questo a me, il vostro amichevole cronista di quartiere? Dov’è il mio foglietto con le graffiate e le tirate di capelli del PD ai nemici giurati? Perché c’era, c’è, c’è stato, da qualche parte. Altrimenti questa roba che mi ritrovo in mano è troppo cagna anche in foto. Il male si acutizza quando realizzo che lo stendardo di violenza (s)grammaticale è troppo, troppo soprattutto per il mio povero scanner che non ce la fa a contenerlo, se non nella prima e nella quarta facciata/pagina. E allora a voi il Brambilla e la sua squadra. Certo che, prima o poi, il torto verrà raddrizzato. Ché il giorno del giudizio “è ogni giorno, per tutti noi” (Zio Lampa).
Coerenza spaccapalle
Non sono uno aperto alla novità e alla diversità culturale quanto supponevo. Ogni tanto me ne accorgo. Prima penso: “dio santo, quanto sono superiore”. Poi entra in gioco il jumper del politically correct e si passa a un: “mi pare corretto, anzichenò, rispettare questa scelta che mi vede solo inizialmente nemico, però magari posso estirparci via* un po’ di saggezza extra”. Dopo dieci minuti torno alla superiorità, ma fa nulla. Poco più di un anno fa conoscevo una persona. Una che parla. Ma tipo parla un sacco più di quanto uno si aspetterebbe da una persona che parla un sacco. Non ci pensa eh: prende e va, poi cambia discorso, poi ricomincia, poi attacca con le implicazioni pratico-sociali della disoccupazione pressoché totale dei calzolai. E ricomincia. E’ la Santilli, per andarci giù dritti. E lei mi aprì una porta su di un mondo che non volevo riconoscere, se non nella dimensione alternativa fatta di fan di Vasco e risma simile: lei ascoltava (ascolta?) principalmente canzoni. Non dischi, canzoni. Una canzone da quel disco, una da quell’altro. La prima volta che mi sono soffermato sul suo iTunes ho visto la stanza girare: due zillioni di artisti, quasi nessun album completo. Per un feticista dell’iTunes era un dolore di difficile sopportazione. Per un maniaco dell’album integrale, un male da estirpare. Per un teorico della discografia completa come unica via verso la conoscenza, un inferno a cielo aperto. Sono talmente impucciato in questo brutto mondo che non solo i dischi vanno sentiti interi altrimenti vuol dire che l’artista è una mezza sega (non serbo amore per gente che azzecca un singolo e ciao), non solo è male fermare il disco a metà, non solo le raccolte di greatest hits sono per chi non vuole sbattersi a capire se c’è qualcosa di vero oltre la canzone da radio… ma nemmeno si mette il repeat. La canzone, se infilata in un disco completo, non si ripete. Perché deve essere preservato l’ordine e l’integrità dell’opera, va gustata la direzione che prende l’onda musicale, prima e dopo quel pezzo che tanto lo sai che nove su dieci è meglio di quello dopo. Anche se quello dopo è un bel pezzo. Ma anzi, meglio così, perché i dischi belli per sul serio sono come dune mobili che vanno addocchiate mentre si muovono e prendono nuove forme. Dall’inizio alla fine. Però, mmminchia, io ora tornerei a riascoltare per la seconda volta di fila “Monkey Gone to Heaven”. Cazzo.
* Agnelli dice che è una licenza poetica
I nuovi eroi #2
Come da copione, le parti in lotta si dannano per riempire di carta straccia le caselle delle lettere. Oggi, a salutarmi vicino al Corriere della Sera odierno, c’era un bel foglio A4: “PDL Lega per Osnago”. L’occasione ci è lieta per presentare il secondo appuntamento di questa prima stagione di “I nuovi eroi” (clicca qui per la prima puntata). Iniziamo subito col dare a Cesare ciò che è del Brambilla. Già, perché a questo giro suona virtualmente alla porta di casa nientepopodimeno che Claudio Brambilla. Col Brivio di ieri abbiamo coperto quindi il 40% dei cognomi lombardo/milanese/lecchesi, “check”. Però… però, come stavo dicendo, qui le cose sono fatte davvero con del criterio rispetto al fazzoletto di “Sinistra e Libertà”: nessun orrore ortografico, tranne una discutibile gestione dei puntini di sospensione nell’immagine che potete vedere qua sopra. Non c’è nemmeno l’ombra del Comic Sans e, incredibile a dirsi, il programma presentato è meno qualunquista di quello del Brivio. Nulla di sorprendente eh, tutto nelle solite corde del PDL in formato Lega:
“Contribuire a rilanciare le iniziative economiche presenti a Osnago / estendere le agevolazioni a sostegno delle famiglie in difficoltà / rafforzare il senso di sicurezza nei cittadini / contenere le spese superflue del comune per un miglioramento dei servizi / verificare la situazione contabile del comune”.
Proprio così, partendo dal fondo: vengo a sapere che l’attuale giunta comunale osnaghese è di sinistra. Il che spiega una certa gestione libertina dei sensi unici che mutano col variare dell’umidità nell’aria. Ma è nel corpo principale del testo che il Brambilla tiene il solito contentino leghista:
“[…] preservazione della nostra identità culturale, delle nostre origini e delle nostre tradizioni”.
Leggasi: “non ci so-no ne-gri osna-ghe-si! [bom-bom-bom-bom]”. Probabilmente si fa riferimento alla valida e fondante cultura della Golf col neon sotto lanciata a 140 verso i platani il sabato notte, come da insegnamento del Di Gesù.
Chiudo con una nota a margine: la foto che occupa tutto un lato del foglio riprende i lavori nella “”piazza centrale”” (doppie virgolette, non è una piazza, non è nulla) di Osnago. Che han fatto un po’ un lavoro da minchioni, considerando che ora l’unica via del paese (ce ne sono quattro in tutto, ok) è passato da doppio senso a senso unico senza apparente motivo se non quello di regalare del sagrato extra alla, immagino, potentissima casta ecclesiale della zona… dicevo, che sia un lavoro da decerebrati è ovvio, ma la foto piazzata appositamente in un seppiolone per raccogliere tristezza brasiliana è un colpo di classe mica da ridere.
P.S. postilla: PDL e Lega non mettono la preservazione del territorio tra le loro priorità, quindi nulla si può dire del fatto che non abbiano stampato usando carta riciclata.