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Variopinto Zavotteria

Cose di blog: Putria, pagine, Zavotteria

Zave's

Un po’ di aggiornamento volanti su cose che ho fatto qua e aggiornamenti che dovevo fare di là. Tre boxini per amarsi a seconda dell’orario e del fuso.

Zavotteria #1: seconda fase

Raggiunti i nove partecipanti, si procede alla seconda fase della prima Zavotteria. Nonostante un largo e italianissimo malcostume della diffidenza, la lista è completa ed entro i prossimi giorni verseranno l’obolo per il “ticket”, si spera. I nomi sono: AudioRadar, Gorman, Kikko, ToSo, Garlic, Andrea, Badtaste, Keiser-Todeschini e ovviamente il sottoscritto.

Putria la Nutria

Vince a mani basse, nonostante un sordido e quasi tenero tentativo di boicottaggio de Il Cinese, Putria. Il riferimento è al sondaggio lanciato tra squilli di fanfare e trombe di tamburi la settimana scorsa, per incoronare al meglio la mascotte dell’ufficio Assaghese e, di riflesso, pure del blog qua presente. In arrivo anche un’immaginina tipo santino, o qualcosa del genere. Putria vince con 53 voti (48% delle preferenze), davanti a Rogna (25 voti, 23%), Scolo (8 voti, 7%) e Grema (7 voti, 6%). Altre proposte assommate costituiscono il 16% delle preferenze.

Nuove pagine: ora col 10% di amore in più

Visto l’andazzo di alcuni nuovi post che mi diverto molto a scrivere la mattina quando il sangue non è ancora arrivato al cervello, ho aperto una nuova pagina che raccoglie i post in cui compaiono delle Top Qualcosa. Top Five, Top Ten, Top Blabla, sempre a tema musicale, ma in grado di arrotolarsi ad altri fatti della vita.
Poi: seguendo l’idea malsana de Il Cinese, ho anche tenuto a battesimo la pagina “Parola al lettore“. Una sorta di lavagna sulla quale proporre argomenti di discussione. Dico: manco fosse un forum!

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Votate per il mio amico Babalot

Babalot

Però tipo ora. Dovete votarlo qua. Ora spieghiamo anche perché e percome e, se servisse, chi cacchio sia questo Babalot.
Allora, il Babalot mi è anche i Babalot, dipende dal momento storico, dall’accezione, da chi ne parla e da chi ascolta. Babalot è anche un’altra faccenda e hai dei rimandi tra il birresco e il Nathan Never, ma ora non c’entra proprio nulla. Babalot è fondamentalmente un tizio, che a un certo punto si è trovato con altri tizi e hanno suonato cose. Talmente hanno suonato cose, che poi hanno inciso cose e così nascono “i Babalot“, con il disco “Che succede quando uno muore” (2003, Aiuola). Poi Babalot de i Babalot cambia vita e si vende a Milano e torna Babalot, anche il gruppo all’atto pratico diventa solo Babalot, pur con tutto il rispetto e l’ammore del mondo. Dopo insistenze di chiunque tranne che di Babalot, Babalot scrive, suona, registra e imbusta “Risorse” (2005, Aiuola, anche noto come “Un segno di vita”). Poi finisce tutto lì, all’incirca.

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Zzzoot: fulminati in azienda

Zzzoot fulminati in azienda

In questi tempi mesti e cupi di licenziamenti e contratti settimanali quando proprio ti va di lusso. In questi tempi di DePrimo Maggio e crisi. In questi tempi di economia all’occidentale schioppata in testa… c’è un nuovo programma su Radio24, disponibile anche in podcast da oggi (la prima puntata è stata mandata in onda giusto ieri). E dato che c’è la crisi di cui sopra, non si butta via niente: “Zzzoot – Fulminati in azienda” nasce in forma carteca, un racconto messo assieme da autori che bazzicano Radio24 e che si propone di narrare le vicende serie ma comiche di impiegati e quadri e dirigenti e tutto quanto. Sparano la pubblicità a nastro sulle frequenze della radio tra primavera ed estate. Poi, al ritorno dalle vacanze, secondo giro di campagna pubblicitaria, questa volta capace di scandire per bene come si scrive il titolo (“con tre zeta, due o e una t, in libreria!”). Evidentemente la gente non sapeva che cercare, giustamente. Ora “Zzzoot – Fulminati in azienda” viene letto e interpretato direttamente alla radio, nel primo pomeriggio.
Non so quanto valga la pena comprarselo e auto-leggerselo, dato che buona parte del divertimento arriva proprio dagli accenti e dagli attori che lo ricreano a voce. Una versione più approfondita di Camera Café, volendo, più all’interno delle dinamiche aziendali. Che fa anche abbastanza sorridere. Se lo volete, lo cliccate qua sotto.

Zzzoot – Fulminati in azienda

Puntata #1 (iTunes)

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Oink.me: quando volavano i maiali

Oink me

Ieri, a due anni e alcuni mesi dalla sospensione dei servizi offerti, si è aperto il processo ad Alan Ellis, creatore/gestore/padrone assoluto di Oink.me. O anche Oink.cd. Qualunque fosse l’indirizzo utilizzato, il nome si leggeva allo stesso modo: “il posto in cui andare se vuoi trovare i meglio torrent della musica [e non solo]”. Sfidando apertamente i tanti cani poliziotto che infestano queste pagine lo dico proprio palese palese: usavo Oink. Volevo bene a Oink. Ma tipo un sacchissimo di bene, così come volevo e voglio bene al mio amichetto artista che me lo aveva prima fatto conoscere e poi, soprattutto, mi aveva spedito l’invio.
Bene, oggi si apre il processo e vengono fuori cose interessanti. Posto che la posizione del sottoscritto di fronte al file sharing è banale e condivisa (non si impedisce, eventualmente si sfrutta)… Posto che la mia storia personale testimonia semplicemente il fatto che da quando esiste questa cosa del “scaricati tutto quello che vuoi” ho finito per spendere più soldi di prima in musica e accessoristica legata… Posto tutto questo e posto sopra che ho versato qualche finta lacrima digitale alla chiusura di Oink, qualcosa non torna. L’accusa parla di un conto in banca da 190.000 sterline per Ellis, evidentemente (sempre secondo l’accusa) riconducibili totalmente o per buona parte al sistema di donazioni legato a Oink, o alla gadgetteria assortita (tazze e magliette).
Oink meLa difesa ufficiale di Ellis è sempre stata elementare: Oink era un aggregatore di link, come un Google a caso utilizzato con le giuste stringhe di ricerca, tutto qui. Ieri, interrogato sul senso ultimo dell’esistenza del sito, il webcapo ha risposto (riporto dall’articolo del “New Musical Express”):

I didn’t have an intention, I was furthering my skills as a programmer, as a software engineer.

Però ci sono quelle 190.000 sterline. Va bene la donazione, va bene l’amore, l’amicizia, l’unione contro il mondo brutto & cattivo, ma se devi farci dei soldi… devono essere quelli che servono a coprire i costi di mantenimento dei server, di manutenzione del sito e due spiccioli due per il tempo che ci perdi. Evidentemente non i 190.000 del conto in banca.
Perché altrimenti, come ha continuato l’accusa:

Every penny was going to Mr Ellis. He hadn’t sung a note, he hadn’t played an instrument, he hadn’t produced anything. The money was not going to the people it rightly belonged to.

Ma sono confuso, mi hanno messo in dubbio il romanticismo pro-Oink. Da qui si può solo fuggire scavando.

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Variopinto Videogiochi

La bufala con crudo di Papa Giovanni

Papa John's Pizza

Sì, ma quale Papa Giovanni? Quello nato Angelo Giuseppe Roncalli, noto poi col nome da Supereroe di Papa Giovanni XXIII? O forse quella del ristorante a Bondi Beach (Australia), che ingenuamente propone una quattro stagioni con soli funghi e prosciutto cotto alla bellezza di 15 Euro? No, impossibile. Quest’ultima ha tutti gli accenti al posto giusto, è un bel “Papà Giovanni O’ Mmassimo”. Discutete pure di quel “Mmassimo”, ma non del Papa/Papà. Anche a Helsinki fanno le cose per bene: Papà Giovanni è un ristorante scicchettoso in cui una caprese si porta via 5,50 Euro. Anche meno che in alcune mense infami italiane. Meno interessante l’enoteca-ristorante in zona Piazza Navona a Roma (sempre “Papà Giovanni”), troppo facile se giochi in casa.
Papa John's PizzaSecondo i perennemente debosciati (in cucina) inglesi, invece, è proprio Papa John. Per la precisione Papa John’s Pizza, la nuova catena di pizzerie con consegna a domicilio che si è vinta addirittura dei premi nel 2009. Ma d’altronde, se riesci a farti sponsorizzare addirittura da un Papa passato alla storia come il Dott. Roncalli, qualcosa di buono evidentemente lo offri.
Sarà forse la Pizza “Alfresco” con la sua esplosione di “goat’s cheese, caramelised red and yellow pepper confit, cherry tomatoes, onions with a balsamic drizzle” a soli 20 Euro? O forse la nuovissima “Don Pepperoni” (vedi immagine in apertura di post), in cui ovviamente viene riciclato il tristissimo fraintendimento del salame, anche questa placidamente posizionata nella fascia 20 Euro? La risposta è naturalmente quest’ultima: è la Papa John’s Pizza a vincere gli onori dei riflettori pre-pranzo del blog, perché GamesPress mi ha appena fatto sapere che la lussuosissima catena ha stretto un accordo con gli sviluppatori del team X2 Games (???) per mettere a punto un bel giochino destinato all’iPhone/iPod Touch. In cui si compreranno cose, prepareranno pizze, fatti simili, vai a sapere.
Per chi fosse interessato: Cooking Mama e Diner Dash probabilmente han già fatto tutto molto meglio.

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Centomila candeline di amore purissimo

Ero così impegnato a distrarre il gatto dai cordini della felpa nuova che non me ne sono proprio accorto. Eppure è una faccenda che merita tutti gli onori, gli applausi, i ringraziamenti e i bicchieri con sopra scritto il nome di questo mondo. O perlomeno di quelli che hanno visitato con regolarità quello che il Corriere della Sera non ha esitato a definire “un altro blog di seicentomila che vengono aperti ogni giorno”. Proprio così, Zave’s raggiunge con malcelato orgoglio le centomila visite in sei mesi circa, che fa una media di tipo (fate le divisioni voi, famo prima). L’occasione mi è lieta per annunciare un paio di modifiche strutturali/di staff che movimenteranno la vita del blog in questo neonato 2010: sono già pronte due campagne pubblicitarie che porteranno alcuni pop-up e dei take-over, ma nulla di insopportabile. Però bei soldi. Secondo: l’accordo con un grosso editore pare essere raggiunto e quindi, entro i prossimi giorni, vedrete comparire un vero e proprio staff, capace di trasformare questo blog in un magazine online vero e proprio, che spazierà dalla botanica al retro gaming, dalla metalmeccanica alla puericultura, passando per la politica (interna ed internazionale). L’idea è di fare concorrenza proprio a Repubblica.it, Corriere.it e via andando. La sensazione è, anche, che si possa vincere facile. Ora vado che c’ho mia zia al citofono e poi chi la sente?

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Variopinto Videogiochi

Porno e ladri: Natale con e senza console

Jack Daniels

Disclaimer: oggi mi annoio a tal punto che scrivo di notizie a caso nel mondo dei giochini elettronici blim-blim, bang-bang.

Prendi un paese tutto sommato grande e grosso come gli Stati Uniti. Prendi due casi di mediocrità latente (e nemmeno tanto). Il risultato: due Natali semi-rovinati, un sacco di risate convulse e tutti a casa. O alla stazione di polizia, come potrebbe essere successo a Christopher Bayko, ventitreenne della Florida che ha deciso bene di rubare il Wii di sua madre. Ora: tralasciamo riflessioni più approfondite sul diabolico reparto marketing di Nintendo che sta riuscendo a infilare Wii un po’ ovunque. Il fatto divertentissimo e da “Bad Santa” su cui concentrarsi è proprio il furto della console a opera del figliolo, che ha poi rivenduto il Wii a uno di quei tristissimi banco dei pegni attorno a cui ruotano una valanga di film d’azione del menga. Il tutto per l’irrisoria cifra di 56 dollari. E per che cosa? Per comprarsi del Jack Daniels e delle sigarette. Se non è triste un Natale passato così, non so cos’altro potrebbe esserlo.

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Quelli che benrubano

Provincia cronica: ma a Inzago ci sono i capannoni
Provincia cronica: ma a Inzago ci sono i capannoni

Gente per bene, Dio l’aiuta. Loro, la loro famiglia, i loro pochi beni strappati coi denti a una vita d’indigenza e che, perdincibacco, si meritano! Gente ben voluta, voluta bene da chiunque: perché se possono metterci una buona parola, ahhh signora mia, può starne certa che lo fanno. Perché conoscono tutti. Ma tutti eh. Presente tutti? Ecco, tutti.
Poi che bella casa che hanno, perché lavorano e producono e sfamano e creano ricchezze. E sai cosa? Di domenica mattina li trovi sempre lì, in prima fila di fronte a Don Giulo, a messa. Non mi si venga a dire che quelle non sono delle brave persone. Mica come i vucumprà, lì, i negher, che te li trovi sempre in mezzo, che scippanostuprano&vendonoladroga. Gente per bene, a messa, coi soldi svizzeri arrotolati nella carta di giornale e ventidue milioni di Euro nei calzini.

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This machine can only swallow parole

Call me de che?
Call me de che?

“Accelerate”, il disco dei R.E.M. dell’anno scorso. Si stava riflettendo sulle similitudini concettuali con il nuovo “Backspacer” dei Pearl Jam…  o qualcosa di simile comunque. Poi ho messo su “Automatic for the People” al suo posto, con le cuffie sganze.
Oltre ad aver colto roba che precedentemente (nonostante una qualche vagonata di centinaia di ascolti) non avevo mai colto, tipo il preciso colpo alle corde del basso in “Drive” o una risatina smorfiata da Stipe in “Sidewinder Sleeps Tonight”… ecco, oltretutto, è tornata alla mente la questione proprio del ritornello dell’ultima canzone citata.

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