Dopo Del Piero, dopo De Rossi: Giorgione “Giorgio” Chiellini. Il roccioso, greco-profilato e a tratti smemorato difensore-reinventato-centrale della peraltro splendida compagine bianconera accompagnerà Ronaldinho sulla copertina della versione italiana di FIFA 10. Un anno pienotto di testimonialanze per i già amabili omini zebrati.
Insomma, l’occasione ci è anche lieta per discutere del dentone magnetico: che è successo a Ronaldinho? Perché è schioppato? Evidentemente, a un certo punto, si è rotto. Ma dove? Come? Perché? E’ successo a Barcellona e nessuna ha avuto il coraggio di dirlo in giro agli amici della stampa e agli amici degli abbonamenti. Lo sapeva la società catalana, lo sapeva Tucanoide quando lo ha comprato. Gli unici a non saperlo, in via ufficiale, sono quelli che riempiono gli stadi e si fissano di fronte alla TV per sventolare allegri le loro sciarpe milanesi. Però è triste eh, oh. E’ triste eh. Oh.
Sì, non c’era molta voglia di post simili, ma era stato fatto per Antonio Del Piero, andava fatto anche per l’omino dalla corsa marmorizzata. Ah, gli Smashing Pumpkins (nella figura dell’unico Lampadina) han tirato fuori una canzone nuova. Si sente malissimo qua. Così, per allungare.
Categoria: sport
Zlatan Italian Style: 2004-2009
In un’era in cui le mosse di calcio mercato della Juventus erano sconosciute ai più, ovvero quando a muovere i fili c’era il burattinaio pazzo meglio noto come Moggi Luciano, le cose succedevano come d’improvviso. Tutto ad un tratto, come il coro di “T.V.U.M.D.B.”. Tutto ad un tratto è anche arrivato Zlatan Ibrahimovic, assieme a Fabio “Capo del Mondo” Cannavaro, alla fine dei potenziali giorni di contrattazione dell’estate 2004. E fino ad allora Zlatan era un bo’ con un naso da favola. Aveva gonfiato a modo suo la rete che all’inizio della stagione aveva condannato gli azzurri fuori dagli Europei, ma forse era stato un caso. E poi, non diciamo cazzate, era quella vecchia bestia anomala di Trapattoni ad aver ucciso tutto. Comunque arrivò. E io provai a indagare.
Mai, prima di allora, avevo speso tempo e (poche) forze per documentarmi seriamente su di un giocatore che non (cor)rispondesse alla fu-zazzera di Del Piero o allo sguardo gentile e determinato di Zinedine. Ma di Ibrahimovic qualcuno aveva detto grandi cose. Ne erano convinti anche i fan allo stadio (terminale) che lo avevano venerato all’Ajax. Tanto che il lodato mondo della Grande Rete era ricco di filmati amatoriali con le sue cose migliori. Sarà…
PES 2010: la scelta vincente
Si inizia con Ince e Ravanelli (eh!). Si prosegue con Therry, Owen, Buffon, Cristiano Ronaldo, Henry, addirittura Collina. Dall’altra parte Totti, Inzaghi, Maldini, Vieri, De Rossi, Ronaldinho. Ma mancava lui, il Alessandro, il Del Piero, il record e anche l’uomo, l’acqua ma soprattutto la linguaccia, l’errore agli Europei del 2000, ma più che altro il sottoalsette in Germania.
Alessandro Del Piero (per gli amici Alessandro Del Piero) si dividerà con Messi la copertina (italiana) di PES 2010. Un altro motivo per scegliere questo e non quello. Dopo il click il comunicato stampa ufficiale.
Edit: pensavo che fosse questa la notizia del giorno. Un giorno uggioso, se non fosse che è soleggiato come un solarium. Invece no… la notizia è che (stop the press!) il Toso ha avuto una roba da dire e ci ha pure preso. In effetti Del Pedro mi è stato testimonial di FIFA annata 2003/2004. Eravamo anche andati, come NRU, a intervistarlo o stringergli la mano o non ricordo che. Quindi giù i fazzoletti che si piange, anche quest’anno il Toso ne ha azzeccata una.
Tutte le vittorie del Milan
Nel solito, bieco, tentativo di vincere settatancinque mila accessi al blog e poter rispondere finalmente alla telefonata di qualche sponsor coi soldi, dedico un bello spazietto al Milan. All’A.C. Milan di Milano. Perché? Perché oggi, nelle tumultuose ore ufficiali (da ufficio/in ufficio) ci si chiedeva esattamente perché Tucano (il Gallia[ni] Hotel) continui a svendere in giro il Milan come “la squadra più titolata al mondo”. Si suppone che abbia le sue buone ragioni, tanto che io gli ho sempre dato fiducia. Con quella cravatta lì, poi, come non dargli fiducia? Però poi uno fa due conti, tutti rigorosamente basati sull’enciclopedia meno affidabile del mondo (Wiki), e rimane col punto di domanda in testa.
Perché se è vero che il Real Madrid ha vinto 9 (nove) Coppe Campioni/Champions League, 31 scudetti, 3 Coppe Intercontinentali e altri settemila trofei a caso… come può ritenersi superiore il Milan con un numero minore di trofei? Per il semplice fatto della varietà canaglia? Ovvero hanno più trofei singoli, di faccende varie, piuttosto che uno smodato (e godurioso) accumulo di scudetti e Champions League? Se possibile attendo una risposta sia del Grùspola, che del Loggia. A buon rendere.
Edit pre-pubblicazione: come da sospetti, il conteggio è dedicato alla varietà (non dico qualità di certo) e non alla quantità. Il discorso lì sopra è ora in parte spiegato, ma rimane l’annoso problema: conta di più aver vinto qualche Coppa delle Coppe o aver seicento scudetti e due Champions in meno del Regal?
Checatering, checatering!
“Sony Computer Entertainment Europe (SCEE) oggi ha annunciato di aver esteso fino al 2012 l’accordo di sponsorizzazione con la UEFA per la UEFA Champions League e la UEFA Super Cup (Super Coppa Europea, ndtZ!) nel 2009, 2010 e 2011“. Poi blablabla, siamo coinvolti nella faccenda da nove anni, blabla, il football è nel nostro DNA da molto tempo, blabla. Bla. Che mestizia. In altri tempi sarebbe stata una delle notizie dell’anno: scontata, ma più che benvenuta. Gli altri tempi erano quelli che facevano piovere in redazione biglietti per le partite di Champions League. Dopo il cambio, le cose sono andate meno bene. Complice anche l’assenza del giovane Simon in zona cannone-spara-tagliandi omaggio, i biglietti sono semplicemente spariti. Un po’ lo scazzo. Un po’ l’essere crollati nelle classifiche dei PR (suppongo). Un po’ la vita che va via via peggiorando perché sennò cosa ho ascoltato “Faith” e “Seventeen Seconds” a fare?
Di tutti i privilegi, in realta molto relativi, di cui ho goduto in tredici anni di onorabilissima attività para-giornalistica, il biglietto gratuito per la partita di Champions era il momento di maggior sfregio verso il “poveraccio che se lo deve pagare”. Momenti belli, brutti, noiosi, strepitosi, medi. Ma, in generale, da acchiappare al volo: la strada quasi sempre sgombra tra Milano e Torino per arrivare al Delle Alpi; l’impareggiabile catering pre-partita e le torte + pasticcini a metà incontro; i posti in tribuna lussuosa assolutamente da stropicciarsi gli occhi; un paio di volte pure il parcheggio privato. Cose belle, ma davvero belle. Entrare nella suddetta zona catering e leggere i monitor interni della UEFA su cui scorrono le formazioni, con le discussioni dell’ultimo secondo a base di Patriarca. Il viaggio con la musica che ogni tanto andava anche data in gestione al Patriarca di cui sopra, che grazie al cielo aveva già perso le abitudini discotecare pasticcate degli ultimi anni ’90. Il rumore dello stadio e le luci. Il rombo del pubblico. Il riscaldamento con “minchia Pavel, grande Pavel!”. La partita col Bruges leggendo il giornale e fischiando alla curvettina belga sopra di noi che osava seguire la partita più noiosa del mondo. Gol di Del Piero. Di testa. Ancora state lì a rompere? Andate a casa dai, che è pure lunga. I soliti ottavi o quarti in cui si usciva giocando male, ma male, ma maaaaale. La partita in cui ho portato mio padre, che ancora oggi ci vado fiero e poi ho mandato una mail a Simon per ringraziarlo, col cuore in mano. La partita: LA partita. Juventus-Real Madrid, quella del gol di Zalayeta. Quella con decine di migliaia di persone che salutano Ronaldo (“gordito!”). Quella che c’era anche Ualone, con il cappello da pescatore, zitto e un po’ incazzato seduto mentre tutto lo stadio (per l’occasione, più unica che rara, stracolmo) si alza e grida. Una cosa che se non ci sei stato, non lo sai. Poi l’ultima, quella con l’Arsenal che andrà a perdere in finale col Barcellona (2006), con Nedved che si fa espellere quando finalmente si stava iniziando a fare qualcosa. E con me e Luca che facciamo il Grande Gesto (GG), ci alziamo per andarcene prima. Usciamo a sedici secondi dalla fine, quindi non è che fosse ‘sta grande presa di posizione, ma vabbé. Poi la B, poi il cambio, poi la mestizia. Poi più nulla.
Ma è stato bellissimo finché è durato.