“Gattini” è il nuovo disco (di rielaborazioni di vecchie canzoni?) degli Elio e le Storie Tese, esce il 29 ottobre ed è un album “sinfonico”. Nel senso che avrà qualcosa a che fare con l’esperienza che, il prossimo 26 ottobre, vedrà coinvolto l’allegro complessino al Teatro degli Arcimboldi di Milano (forse).
Ma c’è già un sacco di bello, dalla copertina di “Gattini”, al titolo stesso. Passando, soprattutto, attraverso lo strepitoso comunicato stampa, che allego qua sotto. Dice tutto lui. Prima c’è solo da lanciare il video del primo singolo estratto: “Storia di un bellimbusto”.
Billboard ha pubblicato i risultati dell’ultima settimana di vendite. Al primo posto ci sono i Pearl Jam con “Backspacer”, nuovamente sulla vetta della Top 200 dal 1996 (“No Code”). Figata spaziale? Si, be’, insomma: è bello perché è bello, ma i conti non tornano. O meglio tornano e sono miserrimi. “Backspacer”, in effetti, ha piazzato meno copie del suo predecessore (“Pearl Jam” – 2006): il disco dell’avocado, con 279.000 copie non aveva trovato la prima posizione, al contrario di “Backspacer”, che però “sposta” solo (si fa per dire, forse) 189.000 pezzi. A “No Code” era andata decisamente meglio con 367.000 unità. Volendola tingere di rosa andrebbe sottolineata la distribuzione semi-autonoma del disco, arrivato sugli scaffali della catena Target e su quelli dei negozi “indipendenti”. Giusto una sfumatura di rosa, tipo trota salmonata.
La pietra tombale sotto cui nascondere i cadaveri dal muso lungo di chi ha adorato solo “Melody A.M.”, iniziando a storcere il naso di fronte alla “faciloneria” di “The Understanding”: da circa sei mesi “Junior” fa esattamente questo. Nulla di più, tralasciando dell’ottima musica, naturalmente. Il che non si traduce in: “se ti è piaciuta ‘Eple’ allontanati senza dare nell’occhio”. Figurarsi.
Ci sono molti pessimi modi per scoprire un nuovo disco. Si può scaricare a un bitrate ignobile, oppure “goderselo” attraverso YouTube, spararlo con le casse del portatile. Gli Air ne hanno scoperto uno nuovo: il “worldwide listening party”. Succede collegandosi a questo indirizzo, solo oggi o forse solo ora. Non si può decidere quale pezzo ascoltare: la filosofia è proprio quella del “listening party”. Per chi ha idea alcuna dell’esistenza dei listening party, veloce spiegazione. Trattasi di festicciole organizzate dall’etichetta (solitamente) in cui vengono invitati fan di grande prestigio o dramma interiore (insomma, vengono reclutati attraverso fan club ufficiali et similia), ma, più facilmente, sono organizzati per la stampa. C’è un locale/stanza/ambiente e viene fatto ascoltare il disco.
Il Worldwide Listening Party degli Air e di EMI è così: entri in questa stanzetta virtuale Facebook-powered e ascolti quel che stanno spedendo “in aria” in quel momento. Che per me non è il massimo, ma la qualità audio è più che buona ed è sempre un modo come un altro per capirci qualcosa del disco con la peggior copertina del 2009 (assieme a quello dei Royksopp).
Che peccato, o che fortuna. Ero pronto a sputare tutto il più banale dei veleni su “Ad ogni costo” di Vasco Rossi, la cover di “Creep” (Radiohead) che funzionerà come singolo per lanciare non ho capito bene cosa. Sarebbe stata la solita invettiva di quelli che “madonna quanto mi sta sulle palle Vasco”, che poi ci vuole veramente un attimo. Prendersela con l’ometto di Zocca è ormai opera talmente comune che fa il giro e diventa quasi fastidiosa.
Come per le riedizioni dei dischi dei Beatles, per l’occasione si va sul personale. Ma insomma, è pur sempre un blog: ogni tanto si dà le arie, ma è sempre un blog. L’occasione: “Nevermind”, secondo album dei Nirvana, compie oggi diciotto e dico diciotto anni. Diciotto autunni, volendo. Pubblicato da Geffen il 24 settembre 1991, arriva a piazzare circa due sgozzillioni di copie nel giro di pochi mesi, quando la miglior campagna pubblicitaria del globo (il passaparola) lo tramuta in uno scintillante dio platinato, mica dorato.
“Nevermind” è il disco che agli appassionati della prima ora piace denigrare, sottolineandone l’eccessiva melodia rispetto alla purezza da calci nei denti e la fastidiosa sincerità di “In Utero”. “Nevermind” è il disco che quelli arrivati appena dopo sperano di riuscire a demolire, perché c’è la sensazione di essersi persi qualcosa: “Nevermind? No guarda, io avevo i Blink-182”. Ma lui rimane lì, come il semaforo nella nebbia postulato dal Guzzanti-Prodi. Fermo, immobile, ma, a differenza del professore, maestoso e bello. Bello come un bronzone di Riace che mica si vergogna.
Sei dischi di platino! Concerti esauriti ovunque, tipo al Madison Square Garden e a Wembley! Mamma mia cosa non sono forti i Foo Fighters! E allora? Allora si meritano il solito raccoltone natalizio da regalo mediocre, no? Sì. Si chiama, sentite questa, “Greatest Hits” e arriverà il 3 novembre, con due inediti. Il primo è “Wheels” e il gruppo lo ha messo oggi in rotazione su… YouTube?
“Pace, amore ed empatia”, questo chiedeva ai suoi seguaci e al mondo intero Kurt Cobain pochi minuti prima di togliersi la vita, nel 1994. Amore, che non è certo quello dimostrato dall’ex moglie Courtney attraverso gli “strilli” sdegnati affidati a Twitter. Love di nome, non di fatto. In una serie di attacchi più che sgrammaticati (da far invidia a “Io speriamo che me la cavo”), l’attrice-musicista ha promesso vendetta nei confronti di Activision, il colosso americano del settore videogiochi responsabile della serie Guitar Hero. La colpa? Aver mancato di rispetto e ampiamente oltrepassato i limiti del buongusto nello sfruttamento dell’immagine, o meglio dell’icona, di Kurt Cobain all’interno di Guitar Hero 5, l’ultima edizione del videogioco già disponibile anche in Italia.
Solo qualche brutto momento da copertina musicale. Non le più brutte in senso assoluto (classifica peraltro ardua da compilare), ma una manciata di roba che ti risolleva la giornata, beccata a caso sfogliando le pagine online di Play.com. E prima di passare ai fatti, una domanda: ma che ne facciamo di questi Kiss? Ancora? Io, che da piccolo ero anche convinto avessero un senso à la Led Zeppelin, ancora non ho colto il perché dell’esistenza nel 2009 del carrozzone Kiss. Cioé, sì, ok, i fenomeni da baraccone, le bestie impomatate, il freak che fa sempre effetto, però dovrebbe esserci un limite alla decenza. E proprio da loro partiamo…