
Gli chiedete una pulitina al parabrezza e lui vi lascia con l’auto incerata e i tappetini lavati. Che Billy Corgan abbia evidenti problemi di sovraproduzione è palese. Pressoché ogni disco della prima fase degli Smashing Pumpkins è fondamentalmente un doppio, se non un triplo. Con l’unica eccezione, volendo fare un po’ più i precisetti del menga, di “Gish” (1991). “Siamese Dream” aveva il suo “Pisces Iscariot” (outtakes e b-side), “Mellon Collie & the Infinite Sadness” era naturalmente un doppio di per sé, con in aggiunta una strepitosa e ammorbante serie di maxi-singoli ed EP (“Aeroplanes Flies High”), “Adore” poteva contare sui suoi begli “Adore Demos” (negli ultimi anni arricchiti dai non-più-fantomatici “Adore Demos II”) e “Machina/the Machines of God” portò in dote il primo album completamente scaricabile senza estorsione di soldo alcuno (“Machina II/Friends and Enemies of Modern Music”). Tanta roba. “Gish” si salverebbe semplicemente dando per buoni i settecento demo o giù di lì che compaiono sotto forma di purè in “Mashed Potatoes”, la collezione personalissima anche dedicata all’era pre-debutto.