Intro: nuovo appuntamento con “la grande enciclopedia del Nintendo la Rivista Ufficiale”. Per le altre puntate cliccate qui.
Una quarta puntata che è tutta un correre di qua e di là. Un po’ di effetto-contenitore per recuperare il tempo perso, concentrandosi sul numero magico (il sesto) e comunque degnando di qualche sguardo anche i due precedenti.
Game Pro era una rivista di videogiochi edita da Sprea Editori. Qualcuno la definiva l’erede morale di Videogiochi, ma mai termine potrebbe essere meno adeguato, dato che proprio moralmente era la vergogna che qui andremo a svelare. E’ un segreto di Pulcinella, o forse no.
Ho amici che non condividono, mi tacciano di troppa acidità, soprattutto ingiustificata nei modi e nelle maniere. E, perdiana, hanno ragione sui modi: il novantanove per cento delle volte che parlo con qualcuno attraverso questi fantastici mondi digitali appaio come uno Stronzo. Giustamente per altro. Ma va bene così, ormai.
Però sto ascoltando un bel riffettino dei Pearl Jam, del disco che in giro pare quello meno amato. Niente “Backspacer”, solo perché ancora non è disponibile in formato torrenziale. Ma la colonna sonora mi scende lieve tra le zone occipitali, mentre scopro che anche sul forum di GamesVillage.it si sono accorti che Game Pro ha chiuso. Il numero della rivista che sta arrivando in edicola in questi giorni sarà l’ultimo.
Intro: terzo appuntamento con “la grande enciclopedia del Nintendo la Rivista Ufficiale”. Per le altre puntate cliccate qui.
Ho appena visto “Nuovo Cinema Paradiso”, per la prima volta con una certa coscienza. Che è un overdose semi-letale di tristezza canaglia. La mia metà è partita per qualche giorno di mare extra, quindi niente coccola party1. Ho messo sù pure “Disintegration” e sto per scrivere dei bei tempi di NRU. Quindi se non mi ammazzo entro ‘sta notte, è una bella prova di coraggio (o di incoscienza). E se numerosi sono stati gli occhi gonfi di chi mi ha riferito che le puntate precedenti erano troppo spezzacuore, non oso immaginare cosa potrebbe venirne fuori ora che la scrittura parte da un bello strato di malinconia-portami-via.
Intro: secondo appuntamento con “la grande enciclopedia del Nintendo la Rivista Ufficiale”. Per la prima puntata, cliccate qui.
Nintendo la Rivista Ufficiale #2 (luglio 2002)
Secondo e terzo numero di NRU. Non sta nascendo un tunnel degli orrori in cui dedicare spazio e antri ragnatelosi a ogni santissimo numero della rivista fino a un anno fa (insomma, da quando mi sono levato), è solo che i primi numeri sono importanti. E poi è solo che la nostalgia canaglissima fa effetto tanto più ti allontani nel tempo e quindi i primi numeri sono i più intriganti. Sta di fatto che nel numero due di Nintendo la Regolata Ufficiale c’era roba interessante, barra carina, barra divertente di cui scrivere. O giù di lì…
Realizzato con tempi finalmente umani, il secondo numero arriva con l’E3 in quasi-svolgimento a Los Angeles (ai tempi era occupazione del Trust), il GameCube nei negozi da una manciata di giorni e ancora idee fumose riguardo all’eventuale apprezzamento della rivista (o della console) da parte del pubblico. Con NRU #2 prende il via una tradizione che, drammaticamente, verrà trascinata per mesi e mesi, addirittura anni direi: la foto dei tre di redazione in pose equivocabili. Manca solo il Trust di cui sopra. Perché lui non vuole farsi fotografare, sciccherie di un sociopatico molto più avanti di me già al tempo. Il brutto, oltre alla foto in sé, è anche che lo scatto si inizia a pensare (più dai numeri successivi al secondo, che a questo) come in linea al gioco di copertina. Poi peggiorerà ancora, arrivando a dare dei ruoli: Ugo/Boo, nelle foto, fa il cattivo rompiballe, io l’inutile buonista o comunque neutro. Annina ci mette la presenza femminile che comunque schifo non fa. Ci sono nutriti dubbi sul fatto che qualche lettore si sia mai accorto di tutto questo magheggio dietro alle discutibili pose. Per dirne una: nel secondo numero teoricamente siamo messi a “N”, di Nintendo. Una mezza chiavica in effetti.
Il punto di non ritorno della noia è randomizzare l’hard disk della musica: “Musicassago”. Cento giga di proposte e nessuna selezione volontaria per palese mancanza di voglia di. iTunes ha la sua bella funzione “scegli tu per me qualcosa e speriamo che vada bene”. Non varrebbe la pena riportare tutto su blog, ma è gratis, quindi perché no? Certo, non ci si può, poi, aspettare una cosa alla Babich. Ma d’altronde, se lui punta sulla qualità, io vado dritto per l’autostrada coperta della quantità.
In tutte le edicole è in dirittura d’arrivo il novantacinquesimo numero di NRU: Nintendo la Rivista Ufficiale. Per la prima volta* non comparirà nemmeno un mio articolo, non avrò studiato alcuna bozza di timone e, in generale, non avrò partecipato nemmeno per mezzo secondo alla stesura del numero. Dopo sette anni passati a fare esattamente quanto detto sopra, non è cosa da poco. E infatti, volendo, sono qui coi lacrimoni. Invece no! Maschio-maschio-maschio, non si guarda indietro! Invece sì, si guarda indietro. Questo lungo, spero lunghissimo (ma forse mi annoio tra cinque minuti e si riscopre brevissimo) post vuole essere un piccolo tributo al mio fu-lavoro. A quelli che spero ardentemente non siano stati i migliori anni della nostra vita (altrimenti mi ammazzo ieri), ma che comunque insomma… proprio da buttare non sono. Ma anche un conclusivo in culo alla balena all’attuale redazione di NRU, che si spera ardentemente riesca a fare quanto di meglio sia lei possibile nonostante le pessime condizioni ambientali. Perché intendiamoci, non fosse stato per quelle, sarei ancora dietro al suddetto timone e a decidere con Ughetto che disco ascoltare questa mattina (non proprio questa, che è domenica e subito tutti a pensare al retrosessismo, ma ci siamo capiti). Una panoramica dei numeri di NRU che hanno avuto più senso per il sottoscritto, mentre in sottofondo parte maestosa “Stand Inside Your Love”. Meglio di così era impossibile. Prima di partire, ultima nota: quella che vedete in apertura di post è la copertina (sempre responsabilità di Trust) che mai fu. Una sorta di finta copertina per un inesistente numero zero. Ci piaceva, l’ho salvata durante il cataclisma Sprea e ora se ne sta placida appesa nell’ingresso di casa mia. Morissero tutti (male).
Disclaimer: un post fastidioso, noioso, per un argomento fastidioso, noioso.
Oggi sono andato a dare del cialtrone a uno su un sito internet. Un sito internet che parla di videogiochi. Dato che proprio del tutto disinformato sull’argomento non sono, all’ennesima uscita del tizio, ho scritto sul relativo forum quel che ne pensavo. In un thread in cui si propagandava il rispetto per tutti e l’assoluta mancanza di ogni forma di censura, è finita che il thread stesso è stato chiuso (solo per poi venir aggiornato con almeno un messaggio di uno dello staff del sito, messaggio a cui era naturalmente impossibile rispondere). Dopo un paio d’ore iniziano a fioccare messaggi privati nella casella del mio utente su quel sito/forum. Ci sono un paio di “smettila di dire cagate” e via di questo passo. Ma il non plus ultra si raggiunge con la lunga lettera (sgrammaticata, ma ormai mi sono rassegnato in questo senso) di uno dei tizi che lì dentro fanno cose e vedono gente. Uno che mi aveva dato del “lei” in tutto il thread e continuava a farlo. Uno che, quando gli ho risposto per filo e per segno, ha pensato bene di scomparire fino alla chiusura del thread. Ecco, il pazzo scriteriato (e sprovvisto di un CV che mi faccia supporre che abbia una qualche conoscenza relativa al campo in cui opera – ma spero che colmerà presto la lacuna rendendomi edotto in merito), si lancia in ennemila accuse. Oh, ce ne fosse una che non suonasse come una monumentale cazzata.
In Italia, ma forse nell’intero pianeta, non serve saper fare le cose per farle. Basta farle. E la semplice condizione di averle fatte giustifica una valanga di gente nel momento in cui si autodefinisce abile, arruolata e capace. E’ con vivo disappunto e un misto di “madonna santa che schifo” che registro l’ennesima brutta faccenda. Ma, d’altronde, la storia insegna e magari, a dio piacendo, tornerà a raccontare qualcosa di davvero gagliardo a breve. Nel senso che, magari, a breve, cadrà un bel masso in testa a questi poveracci.
Il post è inutile, ok. Ma d’altronde o così, o Pomì. Dove con “Pomì” si intende uno spataffio di ennemila caratteri di rantolio infastidito e inacidito. Che comunque spero ardentemente di portare a compimento prima o poi. Intanto, e per fortuna, oggi la giornata è completamente salva grazie all’installazione in ufficio di un hard disk-one esterno con un centinaio di giga di musica e il lancio dell’intera discografia dei Weezer tutta bella di fila. Che oltretutto è la colonna sonora migliore per tanta, ridicolissima, miseria.
Miseria che, peraltro, può essere di un qualche interesse (scatologico, certo) a chiunque abbia bazzicato i luoghi per qualche periodo, breve o lungo che sia. Quindi via, divertitevi.
P.S. Davvero, il post è ignobile. Si spera in qualcosa di meglio e con dell’interesse per più di cinque persone domani.