La presentazione, da parte di MTV Games ed Harmonix, del progetto Rock Band Network è il punto di arriva e di partenza. L’esplosiva conseguenza di uno stato di fatto, ovvero della drammatica e affannata rincorsa del mondo delle etichette discografiche al mondo reale, quello vero, fuori, che gira e continua sempre più a sbattersene altamente dei negozi di dischi e dei relativi formati fisici. Appallottolati in posizione fetale nella crisi dell’industria da anni, i discografici “che ne sanno” hanno capito da tempo che i videogiochi musicali sono una delle due o tre vie da percorrere con tutte le scarpe e senza cravatta se si vuole tentare di sopravvivere con decenza. Una è iTunes, una è appunto quella a base di Les Paul di plasticaccia e poi ci sarà una qualche altra risorsa tutta digitale che sicuramente illuminerà la via a breve.
Autore: Zave
Fox va di retrò
Dal 1° agosto Sky ospiterà due nuovi canali: BabyTv e Fox Retro. Dato che non è questo il momento per lamentarsi dell’idea di un canale dedicato al baby-sitteraggio continuo dei minori di 3 anni (scopo dichiarato di BabyTv), sarà meglio dare una bella pacca sulla spalla al secondo. Fox Retro, il nome lo dice già chiaramente, si occuperà fondamentalmente di malinconoia, trasmettendo serie televisivo degli anni ’70 (molte), ’80 (molte) e ’90 (qualcuna). Qualche nome: Mangum P.I. (finalmente, devo rivedere l’ultima puntata), Riptide (si può fare), Mork & Mindy (giù lacrime), Charlie’s Angels (requiem), Il Mio Amico Arnold (freakshow!), C.H.I.P.S. (la vera Los Angeles), Love Boat (cheppalle), I Jefferson (prendi questa, Chris Rock!), La Famiglia Bradford (argh!), A-Team (mo’bbasta), Hazard (e vabbé), Mission: Impossible (noia senza malinconia), Baywatch (vedi sopra), Willy Principe di Bel-Air (ok dai), Miami Vice (con meno Foxx su Fox). Arriverà anche altro, tutta quella fuffa utile a riempire il palinsteso insomma. Stranamente non si parla di Fox Retro HD, per motivi insondabili. L’idea ci piace, anche perché è sempre meglio un canale Fox in più, che uno in meno. Scelta comunque stramba, perché pare andare a pestare i piedi alla “durissima selezione” che finora ha caratterizzato FX, peraltro sempre di casa Fox, ma… ehi… “not my problem”.
Pare anche (pare), che Sky si sia già puppata i diritti del Letterman rimasto orfano di Rai Sat Extra, che quindi verrà rilanciato su Sky Uno. Probabile anche il passaggio dei programmi (o di parte dei) di Gambero Rosso su un ipotetico e futuro Sky Gambero Rosso, dato il disimpegno della Rai sulla piattaforma satellitare.
FIFA 10: 10 Fatti
Due partite veloci veloci a FIFA 10, versione super provvisoria:
1- Il movimento a 360 gradi è meno d’impatto di quanto non ipotizzassi, ma in effetti rischia di sentirsi. Soprattutto se si sfrutta quando non si corre e/o con il “pace control” o come si chiama, ovvero il passo rallentato (L2 nella configurazione personalizzata fatta oggi).
2 – Il ritmo di gioco è ancora un po’ basso per i miei gusti, ma mi pare lievemente migliorato rispetto all’anno scorso. Quel che continua a mancare è l’esplosività, i cambi di passo, le accelerazioni furiose. A cui va anche legata quella sensazione di totale automatismo legata alle animazioni e al controllo palla. Tutto continua ad apparirmi fin troppo “calcolato”, con minore controllo “minimo-specifico-minuscolo” nelle mani del giocatore. Che è poi quello che apprezzo maggiormente, da sempre, in PES.
3 – Modelli poligonali e credibilità/tasso di realismo dei volti davvero da rivedere, per l’ennesima volta. Assomigliano quel minimo che devono assomigliare, ma troppo poco.
4 – Sempre molto belle le luci e in generale la resa dei colori e delle ombre nella visuale classica “da partita”.
5 – L’arbitro fischia di più, con realismo, anche contatti giusti ma talmente “normali” che spesso nei giochi non vengono fischiati. Buoni anche i movimenti dell’arbitro vicino all’azione o le segnalazioni del guardalinee del fallo.
6 – Ammonizioni anche dopo che si è concretizzata la regola del vantaggio (non ricordo sinceramente se fosse una possibilità già prevista da FIFA 09).
7 – Tenendo premuto R2 durante le punizioni o comunque i calci da fermo si sceglie il tiratore (alleluja!). Più veloce e semplice di PES, ma si sceglie solo da una lista limitata (che spero e credo sia modificabile a piacimento).
8 – La potenza dei tiri è ancora troppo… poco potente, così come tutte le conclusioni sembrano ancora un po’ al rallentatore quando “partono”.
9 – Nuove animazioni, nuovi colpi, tutti belli. Ho visto un centrocampista che provava a intercettare la palla in maniera scoordinata ma anche l’unica credibile per farlo una volta preso in controtempo, bello.
10 – Animazioni della corsa strepitose.
Intro: Konami ha messo a disposizione del mondo un’intervista fatta da uno schiavetto a caso a Sua Macchinosità Kojima-san. L’ho tradotta altrettanto caso, commentando roba che comunque era chiaramente nel sottotesto (?).
Tizio Caio: scommetto proprio che un sacco di gente si aspettava l’annuncio di Metal Gear Solid 5 all’E3. Invece un par di balle. Quando hai cominciato a lavorare a questo nuovo ed entusiasmante progetto?
Hideo Kojima: in realtà ci penso da un bel po’, fin da quando ero al lavoro su MPO(1). Ai tempi supponevo addirittura di lasciare tutto nelle mani della prossima generazione di “creatori” qui in Kojima Productions. Poi mi son reso conto che la società ha il mio nome, che gli altri sono delle mezze pippe e che tanto avevo già sparato ‘sta cosa del “è l’ultimo, giuro!” sedici volte e non mi avete mai preso per il culo, quindi me ne sono sbattuto altamente e, pur avendolo fatto fare ad altri, ora dico in giro che è roba mia. Alla fine mi danno anche il bonus produzione.
Comunque il gioco è un gioco comparabile per portata e qualità a un ipotetico MGS5. Io ho fatto da supervisore, designer, producer, director, editor, responsabile del catering, sprimacciamento cuscini e ultimazione dida del manuale. Gran figo.
TC: hai sempre sostenuto che il tema portante della saga di MGS è l’avversione per la guerra e verso la corsa all’armamento nucleare. Rimarrà vero anche in occasione di Peace Walker?
HK: assolutamente sì. [Segue spippardone degno di un tema di prima superiore sul mondo crudele che usa i missili e invece bisognerebbe volersi bene, parlare, scambiarsi i sachetti delle Haribo. Evito. ndt]
Giornata di videogiochi. Se quella di prima era una scusa per buttare in mezzo l’Antonio Del Piero, questi sono fatti puri, nudi e crudi e 3D al 100%. A sei mesi di distanza dalla pubblicazione su console, Resident Evil 5 arriverà anche su PC: 19 settembre 2009. Le differenze col passato sembrano essere marcate, più che altro perché se la conversione di RE4 ai tempi fu una spremuta di indecenza, questa volta dovrebbe finire tutto in gloria. Anche e soprattutto perché ci saranno due o tre novità da “strillo” nei relativi comunicati stampa.
PES 2010: la scelta vincente
Si inizia con Ince e Ravanelli (eh!). Si prosegue con Therry, Owen, Buffon, Cristiano Ronaldo, Henry, addirittura Collina. Dall’altra parte Totti, Inzaghi, Maldini, Vieri, De Rossi, Ronaldinho. Ma mancava lui, il Alessandro, il Del Piero, il record e anche l’uomo, l’acqua ma soprattutto la linguaccia, l’errore agli Europei del 2000, ma più che altro il sottoalsette in Germania.
Alessandro Del Piero (per gli amici Alessandro Del Piero) si dividerà con Messi la copertina (italiana) di PES 2010. Un altro motivo per scegliere questo e non quello. Dopo il click il comunicato stampa ufficiale.
Edit: pensavo che fosse questa la notizia del giorno. Un giorno uggioso, se non fosse che è soleggiato come un solarium. Invece no… la notizia è che (stop the press!) il Toso ha avuto una roba da dire e ci ha pure preso. In effetti Del Pedro mi è stato testimonial di FIFA annata 2003/2004. Eravamo anche andati, come NRU, a intervistarlo o stringergli la mano o non ricordo che. Quindi giù i fazzoletti che si piange, anche quest’anno il Toso ne ha azzeccata una.
Disclaimer: è con stupefatto piacere che le pagine di Zave’s ospitano, in via del tutto sperimentale, alcune retro-censioni degli abili tra i più abili ad accumulare retro-censioni in Italia. Succede grazie ai numerosi (due) ometti dell’Area.21. Che quindi si è vagamente invitati a visitare.
Ellen Ripley, una Sigourney Weaver rapata a zero per l’occasione, fra le varie sfighe che la perseguitano si ritrova stavolta segregata su un pianeta-prigione insieme a un battaglione di altri ospiti, selezionati in maniera analoga, e a un bel numero di alieni carnivori poco simpatici, come da film. Sfortunatamente per gli abitanti del penitenziario gran parte di loro è stata per di più rapita, nascosta e fecondata con embrioni che stanno per generare baby alieni, mediante parto cesareo anomalo. La loro unica speranza è appunto la Ripley che, armata di mitra, lanciafiamme e lanciagranate, si sta aprendo la via attraverso un labirinto orizzontale e verticale di condotti di areazione, scale e passerelle (leggi piattaforme, insomma, con tutti gli svantaggi che un joypad digitale poteva comportare quando si trattava di sparare in diagonale o fuori asse) alla ricerca dei tanti morituri, appesi come salami.
Michael Jackson è stato ucciso
Discussione a casaccio da ufficio dopo l’arrivo dei nuovi dati Nielsen. Vale più da morto che da vivo, per i creditori almeno. E così si chiude in bellezza la due giorni, ennesima, dedicata al povero Jackino, che ieri sera ha monopolizzato Italia 1, costringendomi ad assistere al concerto del Dangerous Tour e quindi alle mie prime due ore (meno) sulla rete giovine di Mediaset da secoli a questa parte. Si consiglia il clic sull’immagine e gli occhi strabuzzati.
Era l’unonovenovesei
Il 1996 è stato l’anno in cui è cominciato quello che poi, per larga parte, non è mai successo. Orfana e scioccata dopo quel buco in testa dell’8 aprile, la scena musicale che ha eletto quale sua capitale Seattle deve darsi una scrollata e decidere che fare della propria adolescenza e, se c’è tempo, anche della fase adulta. Bisogna cambiare, per non diventare delle macchietta da MTV, nel frattempo dimostrando a se stessi che non si è schiavi di un solo modo di grattare la chitarra. Se i Nirvana lo avevano già fatto, con il più lancinante e illuminante degli epitaffi (“In Utero”), gli altri si ritrovano proprio nel 1996 di fronte al crocevia, e i grandi nomi imboccano vie differenti rispetto a quelle battute fino a quel momento. I Pearl Jam svoltano definitivamente, dopo aver messo una freccia grossa così con la mitologia di “Vitalogy”: il risultato è quel “No Code” di cui credo di aver parlato un gozziliardo di volte sui vari blog, quindi anche basta. Ma non sono soli.