“Oh noes! Santi numi, avrà mica scritto un post tipo blog vero, in cui dice le cose sue dei fatti suoi?”. Chiedo scusa, ma siete avvisati.
La gente sul GAF sta tipo dando fuori di testa per la prima illustrazione di Project Needlemouse che Sega presenterà al pubblico. Ma tipo che stanno male, ancora. Dopo tutte queste corna, dopo tutto questo dolore, dopo tutti questi pianti, le urla, i piatti rotti, le accuse alla madre, gli sms letti di nascosto… sono di nuovo pronti ad aprire le braccia, col cuore già bello gonfio. In attesa della sifonata in mezzo ai denti. E quindi perché? Perché la nostalgia canaglia vincerà sempre, oh sì. E perché, soprattutto perché?, questo sembrava un post dedicato ai videogiochini e invece stiamo finendo ancora una volta nella solita roba trita e ritrita? Perché paga bene, viene via a poco e scontenta tutti. Risultati simili non si portano a casa tutti i giorni.
Il contadino saggio, quello che ancora non ha capito la storia del formaggio e delle pere, diceva che il tempo guarisce tutto. Non solo lo guarisce, ma gli tira sopra una palata di fard che è tutta un programma. Oggi uscivo dall’ufficio, dopo aver finito di vergare quella robetta sul crepuscolo. Ed ecco che proprio lui, l’infido bestio satanico del crepuscolo, deciso a prendersi nuovamente giuoco (“del calcio”, ndBerlusconi) di me, mi si appallottola tutto contro. Scelgo il disco dei Killers. No, pardon, scelgo lo strepitoso disco dei Killers, il terzo (“Day & Age” – 2008), credendo di ballonzolare leggiadro come mi è consentito dalle crudeli leggi del sovrappeso verso il 320. Invece no: ciondolo col mantellone blu tutto preso da quella caterva di bestiali rimandi a un tempo che fu. “Day & Age” è talmente intrifolato di anni ’80 buoni e talmente strepitoso nella concezione e nella produzione, che nemmeno te ne accorgi e sei tutto impiastricciato di vent’anni fa. Il che non aiuta a combattere il rosato-arancione della sera che viene a papparsi vivi tutti gli impiegatucci (me compreso) della zona.
Per dirne una: credevo di tornare a Milano con questa cosa di Assago, il che è già abbastanza una cazzata se la leggi così. Poi però mi accorgo che mi trivello tutta la metropoli in lungo e in largo, tra treno, metropolitana e pomiciatine di autobus. Salgo in provincia del fastidio e riscendo in periferia del nulla, Milano me la sono lasciata da qualche parte. Tornare fa suppergiù lo stesso effetto, tanto peggio se è inverno e ti risvegli alle 19 e 23 in un secchiello di muffa e biciclette, siamo a Osnago. Che non è casa mia, come nessuna e nulla in effetti è casa mia. “Minchia, sei un grande vagabondo viaggiatore con il bastone + tovaglia appallottolata alla fine? Ma levati, Kerouac di mia sorella!”. No, difatti, manco per nulla. Mi piace anche andare in giro, tipo che un anno fa esatto mi seguivo la giornata della marmotta dal… non mi ricordo più il nome dell’hotel, però era a Los Angeles (c’è una foto di quel viaggio qua sopra). Fa troppo figo dirlo no? Ecco, ma a me una casa mica faceva schifo. Invece la mia non è mia, ché è in affitto. La mia non è proprio una di quelle case Case perché se torni e non c’è nessuno, ti svegli e non c’è nessuno, poi ti viene anche da ricomprare “Adore” per la quinta volta. “Oh la là, il piagnisteo, datti al crack!”, bravi loro. Andatevelo a trovare il crack a Osnago. Nemmeno a dire che puoi far ritorno all’ovile, la casa in cui sei nato e hai dato fuoco a un bagno. Lì ora ci vive il Signor Menegehetti Pirla e quella vacca trucida di sua moglie. Quindi non c’è nulla, di tecnicamente davvero casalingo.
Ero tutto preso da questi pensieri, nella brina serale della passeggiata stazione-alloggioinaffitto, quando mi rendo conto che l’iPod mi regala un sogno (perché sono fortunato, non c’è niente altro che ho bisogno, e quando viene sera): “Goodnight, Travel Well”, ufficialmente l’ultimo pezzo del disco dei Killers se non ci sono le tracce bonus. Una cavalcata che ti risale l’animo, te lo ascende tutto. Una cosa per cui quando penso che c’è gente che non ascolta musica per davvero (la radio messa a cacchio non vale), mi sento che l’umanità forse e tutto sommato non merita troppo di vivere. Quelle canzoni che stai camminando, e già ti piacevano all’inizio, e senti ora come sta prendendo, e lo so troppo bene dove andrà a parare e pam! Una treglia* gigante, col finale che ti trascina verso un mondo migliore, o verso un’estasi che vale anche se bella impralinata di grigiume e tristezza. Perché le emossioni, quelle con le esse, vanno tutte bene. E le canzoni per ascendere sono motivi sufficienti per alzarsi la mattina (e aspettare che il dannato iPod abbia sincronizzato pure tutte le voci di Wikipedia e il manuale per finire Tetris in PDF).
Quindi ora c’è la Top Ten della salita al cielo.
TOP TEN ASCENSIONE SENZA ASCENSORE
(Perché vivere peggio se puoi vivere meglio?)
- Goodnight, Travel Well (The Killers, Day & Age – 2008)
- My Body is a Cage (The Arcade Fire, Neon Bible – 2007)
- Soma (Smashing Pumpkins, Siamese Dream – 1993)
- Disintegration (The Cure, Disintegration – 1989)
- Rearview Mirror** (Pearl Jam, Vs. – 1993)
- Human After All (Daft Punk, Human After All – 2005)
- Stella Was a Diver and She Was Always Down*** (Interpol, Turn On the Bright Lights – 2002)
- The Day the World Went Away (Nine Inch Nails, The Fragile – 1999)
- Paranoid Android (Radiohead, OK Computer – 1997)
- Acrobat (U2, Achtung Baby – 1991)
Dopodiché, dato che mi son scritto questa roba sull’agendina-Muji in treno (foto sopra) e avevo una valanga di tempo extra, ho deciso di fare un regalo a un mio amico. E’ uno che scriveva anche sulle riviste del videogioco, se ci sono per davvero lettori/ex lettori della roba che fu Future Media Italy su questo blog, magari riconoscono il nome. Se non lo riconoscono facciamo ufficialmente un concorso in cui si vince il gioco che ha vinto Menebach, che ancora sto rosicando. La scansione:
* “Treglia” è dello ZyYppoo, o come si scrive. Quello che, tra le altre cose, impagina Giochi per il Mio Computer. La treglia ti arriva con il dorso della mano tra collo e guancia quando meno te lo aspetti, di solito durante un’infuocata partita a PES.
** Sì, ci stava meglio perlomeno “Black”, ma “Black” era troppo facile. In una classifica di roba tutta piuttosto ovvia ho provato a mettere l’altra ovvia dei Pearl Jam dell’epoca.
*** Potete anche metterci “Roland”, dallo stesso album. Forse ci va pure meglio.
9 risposte su “Zave was a blogger and he was always down”
Sei un ometto fondamentalmente tristo, ma ti capisco e ti apprezzo. Ora, però, non montarti la testa e ricomincia a spammare A.Rea. 21 su ‘sto cavolo di blog. =)
Scusa la risposta monotematica.
http://www.youtube.com/watch?v=8L64BcCRDAE&feature=channel
http://www.youtube.com/watch?v=cZUy8-zX67c
Appena finisce di sbollentarmi il sugo controllo che le proposte della terza posizionata siano accettabili, che con solo i link è dura capirlo. 😛
Project Needlemouse? Non gli han dato ancora una degna sepoltura al porcospino di merda? Cioè c’è gente che si sta galvanizzando per un’illutrazione di Sonic? Oh Jesus, è come strapparsi le mutande per una nuova illustrazione di Lara Croft… certe cose non tornano ad essere come un tempo.
Tat: hai fatto un commento perfettamente in linea con la faccenda del post. I torni e ritorni. O i tòrni e i tòrnitori. E via andando.
La so! La so! È quello che si è inventato il doppiaggio dell’Orange Box!
Illo, ben fatto. Ma te non conti come lettore/ex lettore.
🙂
non ho altro da dire.
meglio scrivere.
[…] Ma credo sia tutto da ricercarsi nella faccenda “concetto di casa”, anche quello già espresso altrove recentemente. Madonna che noia ’sta cosa che ho finito gli argomenti! Domattina sto a casa e ne cerco […]