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Art of Fighting: un dibattito ancora aperto

Solo dei senza Dio possono divertirsi con Art of Fighting. Art of Fighting è un’indecenza, una vittoria di pirro per chi di videogiochi non ne sa davvero nulla. Quelli che seguono l’emozione facile di zoom e risoluzione aumentata, i quadricipiti femorali prima dei ventricoli cardiaci, quella gente lì. Io, noi, gente per bene e che c’eravamo da quando si bonificavano le paludi, sappiamo bene che Suo è il cielo e tutto ciò che si trova al di sotto: mai Gli volteremmo le spalle, tanto più per lasciarci accecare dagli infidi riflessi del bronzo pagano di un gioco indegno della Sua luce.

Queste, all’incirca, le pacate considerazioni che mi ribollono tra le due orecchie mentre, sdraiato sul letto di un appartamento in montagna, con il profumo del pranzo cucinato da mia madre che inizia a conquistare il territorio, sfoglio il nuovo numero di Console Mania. Siamo all’inizio del 1993 e la recensione di Art of Fighting è il piatto forte del mese: il gioco, nella sua versione originale per Neo Geo, viene spedito nell’Olimpo con la delicatezza di un 99% 95%. Una cosetta elegante.

Non posso accettarlo, Street Fighter II è il il verbo, ma anche il soggetto e il predicato. Questa pallida imitazione… come può qualcuno davvero mettere i due sullo stesso piano? L’ho visto Art of Fighting, più volte: in sala giochi e nei bar capita di incrociarlo già da qualche mese ed è impossibile non fermarsi a guardarlo e regalargli qualche gettone. La sua è una presenza voluminosa in ogni senso: è grosso, è tanto, è uno spettacolo strabordante, giurerei di aver visto due tizi leccare lo schermo alla fine dello scontro con King (che plot twist quello, posso concederlo). Se c’è lui nella stanza, devi almeno voltare la testa e fissarlo per qualche istante negli occhi.

Le scarpe verniciate di Robert, che mancanza di stile.

Ma dov’è l’eleganza del gioco di Capcom? Dove è finito il suo ritmo perfettamente calibrato (pre-Hyper Fighting)? Dove le ispirazioni uniche del suo cast? Questi fanno le bolle, ma dell’innocenza delle bolle di Ryu e Ken non c’è traccia. Tremendo Art of Fighting, proprio robaccia di second’ordine con le labbra gonfie del lavoro del chirurgo estetico che ora se ne sta a Cortina, qua dietro. L’umanità mi ha deluso e il mio prurito di ragno mi dice che non sarà l’ultima volta.

Tutto questo e molto altro mi dicevo nel 1993 non ancora dei Siamese Dream, dei Vs. degli In Utero e degli Zooropa. Sono rimasto a lungo convinto di essere pienamente dalla parte della ragione, dopotutto era oggettivamente una questione di buon gusto. Nonostante quelle certezze, sotto sotto qualche bel tizzone continuava a bruciare e a soffiare sulle braci dei dubbi (?). Quell’effetto sonoro del colpo del KO, la gente livida a metà match, lo strapotere di tutti quei pixel (ché comunque ci piacevano assaj a noi figli di Bubble Bobble) non mi lasciavano del tutto indifferente. Eppure non ero pronto ad ammettere che buona parte di quella orgogliosa presa di posizione nasceva principalmente da una considerazione: “questo non può essere meglio di Street Fighter II, prima di tutto perché sono ancora rannicchiato nell’età delle certezze assolute, poi perché SF2 ancora manco ce l’ho a casa e comunque è nuovo di pacca pure in sala giochi e terzo perché un Neo Geo chi mai potrà permetterselo?”.

Come combatteva Jack di fronte ai tavolini del bar? Volando come un El Fuerte in anticipo di quindici anni, ecco come.

Oggi ci ho rigiocato per dieci minuti, via emulatore (perché un Neo Geo continuo a non potermelo permettere) e forse, dico “forse”, non era e non è male. Ha un “flow” davvero particolare, non perdona quasi nulla, vive di accelerate che non si trovavano ovviamente in Street Fighter II e da vedere, anche senza il filtro deformante dei tubi catodici, è ancora un bel mastino. Non era meglio del Re/Padrone, non era da 99% (che bellezza i discorsi senza senso), ma forse avevo solo tredici anni e Robert+Ryo non meritavano tutto quel reflusso gastroesofageo.

E delle conversioni di Takara per Mega Drive e Super Nintendo ne parliamo un’altra volta.

Una risposta su “Art of Fighting: un dibattito ancora aperto”

Folgorato dall’aspetto grafico, innegabilmente uberpowa per quei – bei – tempi, trovai il seguito decisamente migliore.

Migliore, ma non al punto da avvicinarsi pericolosamente a Sua Maestà, ovviamente, e oltretutto caratterizzato da un livello di difficoltà che mi permetteva sì e no di arrivare al terzo/quarto scontro e nulla più. 😄

P.S.: Rimanendo in tema Neo Geo, pur risultando inferiore sotto il profilo audiovisivo rispetto ad AoF, a me divertiva parecchio World Heroes.

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