Piccola digressione nel mondo delle elezioni provinciali. Finora ci siamo concentrati, con indiscutibile successo, nella dimensione comunale della faccenda, ma il 6 e 7 giugno si vota anche per le provinciali (e per mandare al parlamento europeo La Russa). Il secondo a presentarsi alle porte della ZavCaverna sopraelevata è un Brivio. Un altro Brivio, due palle. Si chiama Virginio Brivio e ha le idee chiarissime: altre che foto imbalsamate, il foglietto del Virginio si lancia subito in voli cromatici pindarici, con verde, arancione e addirittura (ho le palpitazioni)… dei gradient! Per sul serio. Non è nemmeno quel che colpisce, basta riprendersi coi sali, per accorgersi che lì, proprio lì, nient’altro che lì (in prima pagina) c’è il nostro candidato che con un minuscolo inaffiatoio prova a inumidire di vita politica un gigantesco bicchierone con degli strepitosi fiori in cartongesso, rappresentanti le zone della provincia lecchese. Sturbo allo stato brado. Le facciate interne non sono meno generose in quanto a pacchianeria, con il Nostro appoggiato a una cassa “Made in provincia di Lecco”, intento a tenere in mano un bel autobussino di latta e metallo, una lavagna-finta 24 ore con deliziose cartoline impestate di noia atavica e… e, uhm, un… un transmolecolatore tachionico. Tipo la Cronovela di PK, si suppone. Tutto bello, bellissimo, strepitosamente giovane! Anche le parole sono belle, bellissime, strepitosamente già lette altre sei mila volte, ma perlomeno 100% errori-free. Cosa non va? Perché non si è già assicurato al 100% il preziosissimo voto? Primo: il Virginio mi sta su ogni pagina con la stessa faccia di legno. Quel sorriso che la maestra di danza di Matt Groening assicurava con uno sparapuntine ad altezza zigomi alle bambine delle elementari. Poi: tanto ciarlare di ecocompatibilità e poi nemmeno questo volantino mi arriva su carta riciclata. Per la cronaca: Virginio Brivio si presenta con la sua bella lista “Azione Positiva”, affiliata all’Italia dei Valori, Sinistra & Libertà e PD.
P.S. mea culpa! Solo ora mi accorgo che il Brivio mi è familiare non solo perché è il cognome base della zona, ma perché in effetti aveva già lanciato in avanscoperta il suo Alessandro Pozzi che, con la sua bella sedia a mo’ di foca, aveva tenuto a battesimo la splendida rubrichetta che vanta ben più dei quaranta lettori di quel povero pirla di Manzoni.