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Ridge Racer 6 + The Eraser

L’elettronica di Thom Yorke e la sfacciataggine da playboy incallito di Ridge Racer 6 si incontrano/scontrano in un seminterrato brianzolo.

Ridge Racer ha smesso da tempo di essere un playboy, ha appeso le sue due mosse al chiodo e si macera nel ricordo di quel che è stato. Quel che è stato è molto: un’esistenza passata ad accompagnarsi a prede belle ma soprattutto giovani e inesperte. Una carriera a infilarsi al ballo delle debuttanti, con il suo costume da perfetto zarro anni Novanta, solo in qualche occasione stemperato e impreziosito da una serie di accorgimenti e di prese di posizione più eleganti.

Dal dicembre del 1994 a quello del 2006, Ridge Racer è stato al fianco di PlayStation, PlayStation 2, Nintendo DS, PSP, Xbox 360 e PlayStation 3, quando era il momento di stringere il corsetto e di gettarsi in pasto agli sguardi famelici dei curiosi. Solo una volta ha avuto i gradi per presentarsi in veste di accompagnatore ufficiale, quando l’accoppiata perfetta con la prima console di Sony li vedeva entrambi giovani, potenti e decisi a sgranocchiare la concorrenza. Poi ha avuto la lucidità di rimanere lì attorno, appoggiato a una colonna, pronto per un ballo e qualche colpo d’anca oltre il consentito.

L’illustrazione di copertina di The Eraser è a opera di Stanley Donwood, altro “partner” dei Radiohead da un pezzo, a quel punto. Viene realizzato con la tecnica della linoleografia ed è ispirato a una disastrosa inondazione della Cornovaglia nell’estate del 2004, quando iniziano i lavori sul disco. L’immagine enfatizza l’impossibilità per l’uomo di dominare gli eventi naturali (e rimanda al problema della crisi climatica, before it was cool).

Harrowdown Hill è la collinetta dell’Oxfordshire su cui è stato trovato il corpo di David Kelley, collaboratore del governo britannico che, appena qualche giorno prima, aveva messo in dubbio la sincerità di quello stesso governo nella questione della celebre “smoking gun”, la prova lampante che aveva convinto l’opinione pubblica della necessità di attivarsi per assistere gli USA di Bush Jr. nell’invasione dell’Iraq di Hussein.

Harrowdown Hill è anche uno dei pezzi migliori di un piccolo, grande, album: The Eraser, scritto e diretto da Thom Yorke nel periodo successivo a Hail to the Thief (a proposito di Bush Jr.). Nell’estate del 2006, quando The Eraser viene pubblicato, nella mia batcaverna si consuma l’improbabile scontro/incontro tra due mondi apparentemente distantissimi. Da una parte l’elettronica sottoghiaccio di The Eraser, il suo impegno politico e la sua interpretazione di un’umanità largamente insalvabile, dall’altra la discoteca pomeridiana di Ridge Racer 6 per Xbox 360. L’eleganza e il gusto e le lamentele del leader dei Radiohead, la vecchia scuola arcade tutta gomme bruciate sull’asfalto e tre giri da completare del fu portabandiera di Namco (da qualche anno già fusa con Bandai).

Tra le novità degne di nota di Ridge Racer 6 c’è l’attenzione al gioco online, oltre alla voglia di tirare una bastonata in testa e stordire i giocatori con le sue 130 prove o qualcosa di simile. Rimane una sola verità: il controsterzo è una scelta di vita e la visuale esterna una menzogna.

Ridge Racer 6 sarebbe diventato l’ultimo capitolo di fatto della serie, ma questo lo scopriremo pochi mesi più tardi, quando Ridge Racer 7 (al lancio di PlayStation 3) si rivelerà essere una versione solo parzialmente rivista del gioco uscito in esclusiva per la console del miracolo di Microsoft (Unbounded è un’altra cosa). Da soldatino della prima ora dell’esercito a difesa del senso e addirittura dell’estetica di Ridge Racer, quel sesto episodio mi convince a sufficienza da piazzarlo tra i più giocati. Complice soprattutto una struttura di gioco che punta al riciclo continuo di prove e tracciati, in una pioggia quasi infinita di blocchi di gare che puntano a intorpidire il cervello e a stabilire un collegamento diretto con le reazioni del giocatore: scordati di tutto, continua a scivolare oltre la prossima curva a gomito, completa altri tre giri, premi di nuovo A e ricomincia con quella dopo. E quella dopo. E quella dopo. Il sole digitale, il mare sullo sfondo, le foglie mosse veloci dal vento, le vallate vuote, le città fantasma, le leggi della fisica scritte per l’occasione.

In quel modo Ridge Racer 6 riesce a trovare almeno un appiglio con il mondo dei videogiochi a lui contemporaneo. Un mondo che inizia a premiare con costanza una certa passività del giocatore: sempre più contenuti, sempre più inoffensivi, sempre meno complessi, sempre meno aggressivi. Ridge Racer 6 non è ancora a quei livelli, a quelli dei giochi a mondo aperto in cui continua a (non) succedere di tutto, ma a suo modo prova ad avvicinarcisi.

Il trailer di Ridge Racer 6 tradisce ancora una certa inesperienza nel campo, ma è comunque efficace nel comunicare l’essenziale e ricercata ignoranza del gioco. Il gioco segna il debutto della serie su di una console griffata Microsoft.

Nella batcaverna, il seminterrato della casa troppo grande in cui vivevo nell’estate del 2006, un televisore Panasonic 16:9 a 32” ospita il collegamento con la nuovissima Xbox 360. Dopo mesi passati a scroccare partite alla redazione di Xbox Magazine Ufficiale (ripagate con svariate recensioni), me ne sono portato a casa una. Per il televisore in HD toccherà aspettare ancora un pochino, fino alla fine dell’anno. Per intanto Ridge Racer 6 (e pochi altri) si devono accontentare di quella che chiamavamo alta definizione prima dell’alta definizione (ai tempi dei PC di Doom era 640×480, per dire). Funziona bene e funziona ancora meglio perché, mentre le chicane di Namco si sciolgono tra gli aggiornamenti del pannello Panasonic, c’è The Eraser a facilitare la perdita di aderenza.

Il disco di Thom Yorke diventa rapidamente uno dei protagonisti dell’estate, al di là del pezzone mondiale di Checco Zalone, naturalmente. In The Eraser c’è la musica che ci si immagina ci possa essere nella testa di Yorke una volta già consegnati alla storia Kid A e Amnesiac, con i compagni di banda lasciati a riposare/liberi di fare quel che vogliono (probabilmente giocare a Ridge Racer 6). Quando arrivano riff veri e propri, come in And It Rained All Night, sono sprazzi di luce in caverne piene di oscuri e affascinanti riflessi. Le canzoni sono puzzle o, per meglio dire, creature assemblate a tavolino, tagliuzzando e ricucendo. Il risultato mantiene quella scintilla di vita che non è ben chiaro da dove scaturisca, considerato il processo. Molto facile che si debba all’indiscutibile senso per il ritmo e le atmosfere di Yorke, oltre che per la sua unica (e per qualcuno detestabile, immagino) interpretazione.

Il singolo di Harrowdown Hill è l’unico che gode di un video. L’illustrazione è ancora una volta di Stanley Donwood.

Tra l’apertura impossibilista di The Eraser, che ci propone una deprimente panoramica sulla distruzione di un rapporto, e le corde pizzicate della già citata Harrowdown Hill, il collante è quello di Nigel Godrich. Lo storico produttore dei Radiohead spiegherà che il rapporto con Yorke è cambiato radicalmente quando si è ritrovato ad affrontare un lavoro al suo fianco e non al fianco dell’intera band di The Bends. The Eraser, nel senso del disco, è una raccolta di pezzi omogenea che non ha ancora perso efficacia, anche a sedici anni di distanza. È uno di quegli album che riesce a vivere nel suo tempo e poi a traslarsi in giro per le dimensioni e le “epoche”. C’è anche un’intervista del Los Angeles Time in cui Yorke, nel mezzo della promozione del disco, parla del possibile futuro prossimo dei Radiohead, allora appena liberatisi dal contratto con EMI. Questo il suo commento all’ipotesi di pubblicare il successivo disco in maniera indipendente.

Once we finish whatever we think is good enough to put out, then we’ll start thinking about it. We haven’t discussed it a great deal. I would love for us to drop a chemical weapon within the music industry. But I don’t see it as our responsibility, either

“Whatever we think is good enough” sarà poi conosciuto come In Rainbows (2007), uno strepitoso album (doppio) pubblicato effettivamente dai Radiohead e seguendo logiche mai adottate prima su quella scala. Staremmo divagando, ma chiarisce quanto fosse lucida la visione della band e di Yorke in quel periodo.

Il video di Harrowdodn Hill, regia di Chel White. Il singolo viene accompagnato da due b-side: Jetstream e The Drunk Machine.

Da qualche mese è possibile giocare di nuovo a Ridge Racer 6 grazie al suo ingresso nel catalogo dei giochi tutti impolverati ma ancora supportati da Xbox. Io l’ho rimesso su la prima sera che è stato possibile farlo. Intanto la batcaverna è stata liberata dall’insegna luminosa del GameCube, dai monitor, dalle poltroncine, dalle console, dai giochi, dal computer della recensione di Metroid Prime e Resident Evil 4 e altre mille.

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