Categorie
Esistenziale Musica Videogiochi

Aching autobhan, Final Fantasy VII

L’aria calda dell’estate, all’inizio dell’estate, due anni dopo. A giugno del 1999 ho archiviato con un certo successo il mio iter scolastico diplomandomi con il massimo dei voti concessi da un triennio di chiusura vissuto pericolosamente. Il successo di cui sopra corrisponde al fatto di essere stato promosso, condizione essenziale per levarsi di dosso quella rottura e passare il tempo a giocare con le riviste di videogiochi. E anche a fare tutto quello che si spera di riuscire a fare un po’ nell’estate post-maturità e un po’ negli imminenti vent’anni.

Secondo le regole ben scritte delle commedie al cinemà, l’estate che segue il diploma è l’ultimo momento di totale pacchia, prima di finire nuovamente e perennemente tritati da università e/o lavoro. Quell’aria calda d’inizio estate del 1999, dentro cui butto la faccia mettendo la testa fuori da un finestrino di un treno interregionale come già all’epoca non ne facevano più, in realtà mi accompagna in un periodo piuttosto diverso. Nei mesi estivi e poi in quelli autunnali e poi, a guardare bene, per altri vent’anni, mi sarei occupato di capire come riempire le pagine di una pubblicazione. Stampata su carta o digitale, a cadenza mensile o quotidiana che fosse. All’epoca era principalmente PlayStation World, che aveva debuttato in edicola proprio nel mese di giugno, ma per qualche tempo (poco) sarebbe proceduta in parallelo anche la collaborazione con lo Studio Vit.

Dopo aver ritirato dentro la testa cancello un’ampissima gamma di cigolii e sferragliamenti infilandomi gli auricolari e ascoltando Adore (The Smashing Pumpkins), disco che avevo atteso come avrei atteso pochi altri dopo. E quindi no, cambia tutto: l’estate in realtà è quella del 1998. PlayStation World non esiste ancora, vivrò altri dodici mesi di incubo all’idea di rimanere invischiato nella melma della quinta superiore, quando voglio andarmene già da un pezzo.

Into the uncertain divine

We scream into the last divide

To Sheila (The Smashing Pumpkins)

Mentre accendo un portatile degno di una datazione al carbonio 14, la notte soffice e dolorosa di To Sheila si stende come una coperta su tutto il resto. Attraverso il prompt di DOS lancio un editor di testo che mi sta accompagnando nella scrittura della recensione di Final Fantasy VII, un anno dopo averlo giocato per la prima volta su PlayStation, questa volta frutto della prova dell’edizione per PC.

Zeta #39 – Luglio 1998 (Edizioni Studio Vit)

Il treno è diretto a Milano, si torna a casa, è sabato e il lunedì mattina è prevista la consegna del pezzo, che sarà poi pubblicato sul numero 39 di Zeta. Cinque pagine di approfondimento non sono cosa di tutti i giorni e la recensione si gode addirittura lo slot di apertura delle prove di quel mese, una testimonianza che ci dice di più di Final Fantasy VII che non della qualità della recensione stessa. Che infatti, di pari passo e obbligatoriamente/inconsciamente, procede con lo spiegare a un nuovo pubblico cosa s’intenda con “gioco di ruolo giapponese”. Final Fantasy VII aveva fatto questo, aveva portato un genere ad attraversare il deserto e a trovare infine la sua patria: tutto il mondo.

Quelle cinque pagine, lette oggi, sembrano travalicare il concetto stesso di ingenuità e di naïf. Ma era il 1998, era un Final Fantasy, eravamo in Italia, era una rivista dedicata al mondo dei videogiochi per computer. Non ricordavo nulla di quell’articolo e scoprire quanto sembri, oggi, antiquato fa un effetto strano. Un po’ come tutti i marchi preceduti da un articolo… e quindi: “Per festeggiare i dieci anni della saga di Final Fantasy, la Square Soft, nello scorso gennaio, pubblicò finalmente il tanto atteso Final Fantasy VII per PlayStation”. Di questo paragrafo non riscriverei, oggi, quasi nulla: non l’articolo, non Square Soft con lo spazio di mezzo (posto che Square Soft, naturalmente, non esiste più), non quel passato remoto, non quel noiosissimo “tanto atteso”. Ma è un discorso scemo e quindi non rinnego nulla di quella recensione, che si chiude con un 9/10 come voto globale e la chiosa: “[è] il capostipite di un nuovo genere su PC”.

Rispondi