Paolo Paglianti è Neon, o meglio, era Neon. Era Neon sedici secoli fa, quando l’ho conosciuto sulle pagine di Game Power, che K lo leggevo di meno. Ma K è stata la mia prima rivista di videogiochi vera e propria, che ho comprato intendo, quindi vale anche lei. Oggi è “solo” Paolo Paglianti, per gli amici ha un sacco di soprannomi divertenti che lui non trova divertenti. Quando succede che non trovi qualcosa divertente, Paglianti lancia dei fatti: può essere un martello, una vera-finta spada, una cassettiera o una stampante. Nonostante le sicurezze garantite dalla provvisoria distanza tra la mia e la sua ubicazione, preferisco non utilizzare quindi quei soprannomi. Spero che qualcuno lo faccia nei commenti.
Ecco, comunque Paglianti è Mr. GMC, Nostro Signore di Giochi per il Mio Computer da una valanga e mezza di tempo. Quindi ha senso chiedergli cosa sia successo, com’è arrivato a raccattare 14.000 punti di GamerScore su Xbox 360 in soli sei mesi. Potrebbe essere solo l’ultima, e inutile, conferma della natura bastarda della “console” di Microsoft. Oppure potrebbe essere qualcosa di peggio. Ah! Dentro si parla anche del ToSo, che fa sempre piacere perché fa sempre ridere come la prima volta. Buona lettura.
Mese: Febbraio 2010
Le Proposte Soros si aggiornano! Settimana scorsa questo blog ha orgogliosamente copia-incollato una delle migliori idee partorite negli anni da quel terrone di Ualone, assieme ai suoi amici sudisti. Per l’occasione si era anche realizzata un’illuminante intervista con Ualone-Uolverine stesso, che trovate qui. Recentemente sono state aggiunte altre proposte, pubblicate in origine sulla pagina Facebook della questione (che siete invitati a visitare e di cui potete tranquillamente professarvi fan). Se volete leggere, quindi, le ultime proposte, andate a questa pagina. Nel frattempo ecco il testo di quella presentata questa mattina:
Un Buon Non Compleanno!
1000 euro all’anno. Non avete più il giorno del vostro compleanno. Crescete normalmente e la vostra età è ufficializzata dalla vostra data di nascita. Semplicemente, non avete un compleanno. Non lo si noterà mai. Nessuno vi farà mai auguri e regali né festeggerà mai con voi il vostro compleanno, di cui peraltro non si parla mai. Ed è una cosa naturale, non è che si sceglie di non parlarne o c’è imbarazzo nel farlo: non lo si fa e basta. Perché il vostro compleanno non esiste. Per 1000 euro all’anno.
Sempre da TinyCartridge.com, un’altra di quelle belle illustrazioni che fanno tanto medioevo dei videogiochi. Il periodo del fascino e del dolore. Firmata da Omar Dogan, questo operina dedicata a Ibuki e Makoto (recentemente annunciate nel roster di Super Street Fighter IV) saprà farsi ben volere dopo un clic.
Promozionale: Jonson Brothers
Conosco uno che conosce un tizio che è troppo bravo coi synth. Poi c’è un’altro il cui fratellino più piccolo ha una reflex da ottomila Euro, zincata in kriptonite, che l’altra sera Corbijn gli ha chiesto l’amicizia su Facebook. L’ha rifiutata. Insomma, tutti questi sei gradi di separazione da gente in gamba… finalmente ho trovato anche io qualcuno da spammare promozionare senza ritegno: quelli responsabili della WebCosa (avrà un termine più tecnico, ma tanto non gli si sta più dietro a ‘sti neologismi della grande rete) “Jonson Brothers“. Fondalmentalmente sono fatti-YouTube. Qua sopra (facendo click sull’immagine, capre!) c’è linkato l’episodio 1.3, che è caruccino caruccetto. Pure in 720p, che insomma oh, essendo gratis mica lo butterai via? Potete anche guardarvi gli altri, io credo di conoscere uno dei tizi responsabili della questione, quindi ho anche io le amicizie che contano. Perché Miyamoto non si ricorda mai di me e quindi non vale. Sad panda…
Figata Spaziante: Daft Caffé
Per celebrara la Giornata Nazionale dell’Allegria nel Mondo, aggiungo una figata spaziante che è, per l’appunto, una Figata Spaziante. Gente con l’artismo dentro, fuori e tutto attorno. Dagli in mano la carta di una caramella e ti farà cose per cui ti dispiace inquinargli l’aria quando esci di casa (ah, come sempre ci dovete fare un clic sopra.
E buon compleanno a me
Via le barriere, si finisce dritti senza airbag o cinture contro il muro granitico della vergogna e della mancanza della stessa. Quella qua sopra è una foto di me a… non so, facciamo cinque anni e la tagliamo qui? Cinque anni. Venticinque anni fa insomma, dato che oggi si fa triplo giro: 30 anni.
Per festeggiare non solo annullo ogni senso del pudore per almeno tre minuti, quelli che mi servono per scrivere questo post, ma faccio anche l’elenco (molto incompleto) delle tag valide dal 1980 al 2010. O anche dal 1984 to’, dacché ho memoria insomma. Via con le tag: vimodrone, topolino, moquette, sedie rosse, bidoni dei Lego, Leopoldo, mio fratello ha la faccia seria, il trenino rosso dei Lego, bicicletta gialla, la BMW, la discesa per i box, la nevicata famosa, un gioco coi pesci e le canne magnetiche, lasilo (scritto così), il sonnellino, Fratel Michele, le mazze da hockey su prato, minibasket, il Mars, Master System, campetto, la sala riunioni, metropolitana, tram, Renault 5, piscina, U.S. Vimo, Megadrive, Salesiani, stazione centrale, sonic e mario, Console Mania e Game Power, l’edicola in Duomo, Bellamonte, Spoleto, Predazzo, edicola in montagna, Villa Rosa di Alba Adriatica, Phoenix, Bubble Bobble, Matteo/Francesco/Filippo/Christian/Daniele, Street Fighter II, LaMou, liceo, Gameland, Joystick Fun, Nirvana, Pearl Jam, Cure, Smashing Pumpkins, concerto dei REM, PlayStation, in redazione a GP, giorgio/claudio/carlo/andrea/vito/luca/raff, ospedale di monza, ugo e gli altri, honda civic, cervinia, console keeper, giopa/ualone e gli altri, roma, simona, playstation world, future show e babigastone, future media italy, figata spaziale, merate, treno, anna, mill, viale fulvio testi, palletta, baustelle, nerone, gamecube, roberto e davide, merlino, los angeles, ospedale niguarda, drammathon, cernusco, osnago, zero, lusylou, dimissioni, londra, assago. Spazi vuoti come se piovessero.
Una canzone al giorno leva il medico di torno. Se è quella sbagliata, nel posto sbagliato, all’orario sbagliato, ti leva di torno pure il contratto a tempo determinato o d’affitto. Un bel chissenefrega è comunque sempre auspicabile. Clicca qui per scoprire le altre canzoni del giorno.
La legge non dovrebbe permettere di parlare di “We Were Dead Before the Ship Even Sank” al di fuori dei mesi primaverili ed estivi. Nella storia recente ci sono pochi dischi che riescano a interpretare meglio la ciondolata in auto sotto a un sole convinto ma benevolo, con il finestrino giù, il gomito fuori e tutto il tamarro dentro. “Dashboard” è la seconda traccia e si apre con un marchio di fabbrica d’antologia, solo che la fabbrica è un’altra, quella dei riff di Johnny Marr. The Smiths, insomma. Però “Dashboard” è tutta bella, a partire da Mr. Marr, passando attraverso l’interpretazione come sempre inequivocabile e affascinante come pochi altri della voce di Isaac Brock. In un continuo crescere, fermarsi, riprendere, sospendersi di nuovo, “Dashboard” fa tutto quello che deve fare una gran bella canzoncina scema e divertita, oltre che divertente. Incluso un passaggio a base di tastiera. Ora manca solo lei, la primavera.
Dashboard
Di: Modest Mouse
Durata: 4′:08”
Dal disco: We Were Dead Before the Ship Even Sank
Anno: 2007
Guarda e ascolta: cliccando qui
Cose su questo blog: N.D.
Onorevoli convenuti: la qui presente recensione di Dante’s Inferno è a opera di Shrapnel, che qualcuno conoscerà meglio con il soprannome di “Shrapnel”. Lo avete forse visto su Area21.it, più probabilmente in zona Super Console (lì usava come nick “Erik Pede”), Videogiochi o PSM (ma anche NRU volendo). Comunque questa roba è sua ed è bella.
Nonostante la faccenda sia effettivamente sin troppo appropriata per risultare casuale in modo convincente, e non studiata a tavolino, Dante’s Inferno ha, come il Lucifero dantesco, non una, non due, bensì addirittura tre facce. La prima faccia è ovviamente quella del clamore, della polemica, dell’eccesso e dell’estremizzazione. Ancor prima dell’uscita nei negozi, Dante’s Inferno ha scatenato la solita dose di casino per via della sua ultraviolenza, per gli spargimenti di sangue, perché si ammazzano i bambini non battezzati (c’è persino un Trofeo volto a premiare chi ne annienta almeno un tot) e per un miliardo di altre ragioni più o meno condivisibili, ma comunque interessanti per il pubblico medio dei telegiornali.
S’è anche parlato, peraltro non a torto, della scarsissima aderenza del gioco al materiale d’origine, ma in questo senso ci sarebbe da chiedersi cosa diavolo ci si aspettava da un titolo d’azione, no? Dante’s Inferno non può e non vuole essere un vero adattamento dell’opera del divin poeta in chiave videoludica, limitandosi a sfruttare le idee più dinamiche della Commedia quali fondamenta per il classico gioco caciarone. Sull’estremizzazione, invece, si potrebbe anche discutere: i nudi abbondano, le fattezze di alcuni avversari sono provocanti all’eccesso (e non solo in senso prettamente sen/ses-suale), Lucifero se ne va a zonzo con il salsicciotto all’aria aperta e il tutto, spesso e volentieri, appare decisamente gratuito, perlomeno all’occhio dell’addetto ai lavori che capisce, più o meno, quando qualcosa viene aggiunto soltanto per generare rumore, hype.
Ma in fin dei conti, chi se ne frega: le ambientazioni sono interessanti, la tecnica con cui sono costruite (fondali bidimensionali allestiti con texture animate) pure; e l’eccesso, a ben vedere, sfocia sovente in quella sorta di kitsch che in un videogioco, tutto sommato, si può anche accettare.
Da qualche parte, qualche giorno fa, ho riportato le parole del Dottor Fester (all’anagrafe William Patrick Corgan) relative all’ossessione moderna per l’eccellenza assoluta, che porta a tralasciare il processo che porta al “picco”. Insomma, quel che c’è in mezzo, la mediocrità intesa nel senso meno dispregiativo del termine. E oltretutto il vocabolo usato non era nemmeno quell’orrendo “eccellenza” che fa tanto Itaglia, come direbbe il buon Stanis.
Ecco, credo graviti anche lì attorno la mia personale preferenza per il disco, rispetto al singolo. La mia tendenza ad ascoltare tutto di un gruppo che mi piace, la discografia completa piuttosto che solo “il grande album”. Certo, va fatto un lavoro di pre-selezione prima. Ché se anche, e tutto sommato, due cose caruccettine i Linkin Park le hanno “scritte”, poi non è che vai a sentirti tutto. No, ci vuole la selezione all’entrata. Ma una volta effettuata, ed effettuata in automatico da testa e cuore oltretutto, è bello sguazzarci dentro.
Il concetto è astruso e difficile da esplicare con decenza, però. Qualche mese fa, qua nel fantastico ufficio assaghese, è nata una discussione relativa all’utilità dei brani “non da classifica” di un album. C’è chi sosteneva che se, alla fin fine, l’industria musicale riprendesse in toto la strada di un mondo fatto solo di singoli, intesi come tali e non di album, intesi nel loro complesso… alla fine non si perderebbe nulla. Perché tanto, se sono gli stessi artisti a fare una selezione di quella che può essere una canzone “eccellente”, nascondendo alla vista e alle orecchie quelle che formalmente possono essere definite (nei casi delle mie preferenze con molta bestialità) dei “filler”, allora non ci sarebbe stato alcun problema. Invece no.