Achtung: contiene spoiler sul film!
Troppe, troppe femmine al secondo spettacolo serale di “Tra le Nuvole” alle Torri Bianche. Di fronte a una sceneggiatura ricca di battute riuscite, gag che strappano sorrisi e quelle smorfie che hanno fatto il successo di George, le femmine si strappano le mutande di fronte alle peggio cazzate banali. Quando cade in acqua. Quando parla di matrimoni. Quando, insomma, tocca il cuore della trentenne brianzola. Che mestizia.
Ma c’è sempre qualche imprevisto su cui contare quando popoli le mega-multi-sale dell’hinterland, anzi, poteva andare anche molto peggio. Poteva andare anche molto peggio il film di Jason Reitman, ma poteva andare anche uno zinzino meglio. Il giovane regista arriva alla sua terza conduzione “di peso”, dopo i successi portati a casa con “Thank You for Smoking” e “Juno”. Come già i precedenti, anche “Tra le Nuvole” si vende come una commedia, ma non disdegna il messaggio. Che però è quello che meno convince della pellicola.
Quasi attratta fatalmente dalla moralina buonista-volemmosebene (ché il mondo fa schifo), la sceneggiatura vira nella seconda metà, spostando gli equilibri dello scapolone impenitente Clooney. Purtroppo.
Purtroppo perché la prima metà abbondante di “Tra le Nuvole” è proprio riuscita, inattaccabile. Non segnerà un’epoca e non dà il via a un nuovo modo di intendere il cinema, ma è nondimeno una commedia intelligente, furba, con un gran bel ritmo e una scrittura degnissima. Il Bingham (Clooney, appunto) che si conosce in questa porzione di film va professando l’inutile peso costituito non solo dai possedimenti materiali, ma soprattutto da quelli immateriali: le relazioni con il prossimo. Ognuno si gode questo bel passaggio sulla Terra a modo suo e il protagonista del film ha deciso di farlo senza appesantirsi (a suo modo di vedere ovviamente) col bagaglio delle responsabilità verso chi “ci è caro”. Perché dopotutto nessuno gli è caro.
Di giorno taglia teste, rompe legami, spezza rapporti di lavoro. Anche per conto altrui: chi non riesce a farlo si rivolge a lui, perché lui è bravo. Di notte vola e testa gli Hilton da una costa all’altra degli Stati Uniti, in perenne movimento. Almeno fino a che le riflessioni sul suo stesso mestiere, su quel che implica, sul senso ultimo della vita non gli aprono gli occhi. E allora cambia tutto: in realtà non era felice prima, credeva di esserlo (e figurarsi). Perché nessuno è gioioso senza la famiglia, la moglie, il cane, una casa di proprietà (ovvio). Clooney Bingham viene tramortito e reso quel che i suoi cari vorrebbero.
Cheppalle. Questa seconda (poco meno di) metà di film è pure più lenta, farraginosa e laccatina. Perché prendere per forza una posizione? Perché inseguire per forza l’ammorbidimento del viaggiatore-senza-amore? Oh, detto questo, “Tra le Nuvole” ce la fa ampiamente: i personaggi principali sono tutti azzeccatissimi e gli attori tutti abili. La regia semplice, ma efficace, pulita e di certo lontana dall’essere “di maniera”. Però quel finale lì, secondo me…
P.S. Mi sono innamorato di Anna Kendrick.
4 risposte su “Salvate il soldato Bingham”
Sei molto sexy con quell’aria da critico cinematografico. Però toglitela.
E Anna Kendrick è amorevole come la menopausa.
Se fare il critico del cinema vuol dire scriverne senza possedere il linguaggio e le conoscenze e i fatti, sono il numbero uno.
Concordo con la tua amica lassù per i giudizi su Anna Kendrick.
Che poi mica ci si può innamorare di una con tutte quelle k, orsù.
Non capite nulla, tutte e due. E’ ufficiale.