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Attacco sotto copertura

Massive Attack Heligoland

Sembra un po’ il passaggio dalla guerra alla guerra moderna, perlomeno come definito da un Solid Snake, nulla di più: là dove un tempo era tutta fanteria, ora è tutto missile intelligente spedito da casa mia al Kuzerbakistan inferiore. Io scarico la demo di Dante’s Inferno e intanto ho appena trucidato due villaggi di caprette e bambini che non hanno neanche gli occhi per piangere (una bella botta di culo, mi vien da dire).
Ecco, “Heligoland” è l’attacco massivo inglese che un tempo si presentava sul campo di battaglia con dei laser strani e un buon numero di cannoni in saccoccia (quelli da arrotolare, quelli con dentro i fiori), mentre ora lascia che sia il prossimo a portare il messaggio. Con i due Robert Del Naja e Grant Marshall al calduccio, dall’altra parte del vetro in studio di registrazione. Non si uccidono forse così anche i cavalli? Non so. Ma non si uccidono forse così anche i Massive Attack? Probabilissimo.


Massive Attack

Se ci metti sette anni a dare il seguito al tuo ultimo album (il semi-palloso “100th Window” è del 2003), allora il dubbio è che tutto sommato non hai voglia di farlo, un altro album. Sai che c’è? Va benissimo così. Che qui siamo artisti, mica si partorisce a comando, allora meglio aspettare la vera ispirazione. E se poi non arriva? E se bisogna a un certo punto chiedere una mano ai propri amici?
Intendiamoci, i Massive Attack hanno sempre puntato forte sulle collaborazioni, scegliendo oltretutto nomi e modi intelligenti, spesso celestiali. Come può essere celestiale un giro di droga chimica legale, ovvio. Ma, prima di “Heligoland”, non lo avevano mai fatto a loro spese. C’erano i Massive Attack, c’era il sound dei Massive Attack e c’erano queste nuovi voci/peculiarità in grado di arricchire la formula, di sfaccettarla, non certo di imbastardirla. Con quello che la pubblicità definisce “il primo grande disco del nuovo decennio”, invece, succede proprio questo.


Sicuro, se “Heligoland” fosse un brutto album, non starei neanche a sentirlo e risentirlo, tantomeno ne scriverei qua sopra. Però non è nemmeno un disco. Ci sono alcuni bei pezzi dei Massive Attack. Anzi, pardon, ci sono degli splendidi pezzi dei Massive Attack, tre o quattro. poi però finiscono, e attorno ci sono gli altri, quelli in cui pare che siano gli ospiti a dettare tempi e atmosfere, piuttosto che i due di Bristol. Peccato, perché quando fanno la loro “cosa”, Marshall&Del Naja sono ancora abili come pochi: “Girl I Love You” è “Mezzanine” e neanche stiamo lì a discuterne, “Atlas Air” e “Splitting the Atom” sono semplicemente due belle cose à la Massive, così come “Rush Minute”. Però ci si perde troppo nell’annacquamento dei suoni quando al microfono si alternano ora Damon Albarn (“Saturday Come Slow”), ora Martina Topley-Bird (“Babel”) o Tunda Adebimpe nella comunque esaltante “Pray for Rain” che apre l’album.
Insomma, se la prossima volta, tra undici anni, ci fate tutto un bel disco vostro, io saressi più contento. Grazie eh, poi vi dico pure dove spedirmelo.

Heligoland

(Massive Attack)
Massive Attack Heligoland Virgin – 52 minuti
Queste dovete ascoltarle: Atlas Air, Splitting the Atom,
Girl I Love You
Zavalutazione: ♥♥♥♥♥

viale john lennon 16, 23875 osnago italy

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