Dopo dieci giorni, una non-conferenza, mille e passa commenti, la vicenda e le discussioni scatenate dal post in evidenza (questo, come al solito) sono andate ben al di là di ogni mia più rosea aspettativa. Arriverà la seconda puntata, semplicemente il video della barzelletta di sabato pomeriggio: mi manca solo un cavo e la voglia di farlo. La voglia, già.
Perché di bello c’è che in tanti forum, in tanti altri blog, ovunque nella internet-sfera italiana appassionata di videogiochi, leggo di gente con gli occhi strabuzzati. Non possono credere a quel che hanno “visto” e promettono di non dare più fiducia a certa gente. Bello, bellissimo: neanche in questo speravo. Invece è palese: c’è gente che merita molto più rispetto di “a 35 anni non ho tempo per quelle cazzate su internet”. Chissenefrega comunque.
L’altro traguardo raggiunto (purtroppo) è quello di aver accomunato un po’ tutto e tutti. Assieme agli insulti verso la gestione di Idra di Game Pro, sono altrettanti i “tanto è così ovunque” o, ancora peggio, “è sempre stato così”. La mia opinione si poggia sulla mia esperienza personale, solo su di quella. E anche se questo sta velocemente diventando un post così personale da diventare fastidioso, ci tengo a ribadire che no. Non è sempre stato così. Non era tutto così. Non era un’ondata continua di fango e gente che manco sa da che parte si comincia a fare questo lavoro (che è quello di scrivere le riviste dei giochini – mettiamo i puntini sugli i). Ci sarà stato qualcosa da aggiustare, delle viti da avvitare, bulloni da stringere, ma si stava bene: perlomeno dalle “mie” parti. Si stava davvero una crema. Ed è quello che spero traspaia a ogni giro di “La mia vita a NRU-state“.
Poi però leggo quello che scrive il Gorman e mi chiedo come la vedo io. Avrei ancora voglia di scrivere di giochini e infilarmi in un calderone in cui c’è qualcuno che fa le cose con della decenza e tanti che sembrano aver esaurito le scorte pure di quella. Perché, come sempre, a parlare con gli idioti rischi di fare la figura dell’idiota. Se non peggio.
La risposta è naturalmente “sì”. Sì, tipo ieri. Solo a determinate condizioni naturalmente, altrimenti sarei ancora in quella vergogna di posto allestito da Sprea. Invece, grazie al cielo, no. A cosa sono serviti questi tredici anni? A imparare a fare un mestiere che non mi ha portato da nessuna parte? O perlomeno a vivere per quattro anni e mezzo su di una nuvola, che non è mica poco considerato il pessimismo cosmico che attanaglia il genere umano?
Nuova categoria: il post inutile del blog. Tutto quello che forse avrebbe senso chiedersi è nel testo della canzone qua sopra.
P.S. E mi scuso con la gente che riempie quella foto, non ho chiesto il permesso.
0 risposte su “Che cosa ne resta”
Beh, a parte la canzonetta pop pseudo intellettualoide dei Baustelle ti quoto: vedere tutto l’internet con le palle girate mi ha fatto davvero un bell’effetto.
Sei a rischio ban con quella considerazione fuori luogo. Tienine conto.
Zave, ti sfogherai sul campo da gioco.
Chi sono i loschi figuri? Quella e’ una maglietta di House of the Dead? Chi delle due ragazze e’ Fulco, e quale e’ Cangialosi?
Il Magiustra è sempre bellissimo
Attacca quel cavo, cazzo
mamma mia quanto siete brutti!!!!!!
@Zave:
A-ah! Tana! Beccato un altro fan dei Baustelle!
Affronteremo il discorso quando farai un post per loro. ^^
Mugo: tranquillo, non ho nulla di cui discutere da La Canzone del Parco in avanti. Il resto è gente che ha cannato le mire snobiste della Grandissima Fava. Sono sensibile all’argomento, mi spiace.
La foto intro di NRU! Ovvero quando ancora non c’erano i Mii..
Certo che il Magiustra ha un’espressione da Alberto Stasi mica male.
Però basta Baustelle, non sei felice ora? Ascolta qualcosa di allegro:
Barbetta, ti devono staccare Internet. Grazie però. 🙂
Ugo badassissimo nella foto 😀
Desa: era la nostra foto da rockstar quella. Il massimo che si poteva chiedere in modalità rockstar, intendo.
Se noti non ho postato commenti nel post su Accordi, e mi ha sinceramente sorpreso come un sacco di gente abbia così tanta voglia di discutere su internet. Sono contento che si sia fatta un po’ di luce su certe schifezze, ma il pessimismo cosmico mi dice che tanto non cambia niente, perché chi fa lo stronzo ed è bravo a farlo alla fine la spunta sempre, anche contro l’evidenza dei fatti.
La cosa che mi dispiace è che tantissimi stanno facendo di tutta l’erba un fascio, anche perché non sanno che Marco Accordi e, che so, Roberto Magistretti non fanno parte della stessa parrocchia. Che il settore non scoppi di salute è un dato di fatto, che non ci siano in giro dei santi pure, ma mi dispiace un po’ che, pur involontariamente, sia stato tirato un po’ di fango anche in direzione di chi il suo lavoro lo fa in maniera onesta e con passione.