I bambini che muoiono di fame in Africa

Spendere i soldi per il gusto di spendere dei soldi: deh! Quale ignobile deviazione ha corrotto questa società d’occidente d’oggigiorno? Ed è giusto lamentarsene, accusare il dramma dello shopping curativo, alla faccia dei bambini con le mosche. Ma così, anche se non vi pare. Soprattutto dopo aver selezionato la casella “videogiochi” tra le proprie passioni preferite.

Perché i videogiochi costano. Costano tanto e spesso/volentieri forniscono splendide non-motivazioni per stuprare una carta di credito e piangere miseria un mese dopo come il più pezzente dei pezzenti. I giochi costano. Le periferiche costano. Le console costano. La roba per giocarci bene, tipo televisore HD o sistema audio, costa una valanga. Per non parlare di quell’altro diabolico meccanismo per cui se ti piacciono i videogiochi, dopotutto hai anche almeno un minimo di passione per la tecnologia. Passione che sprinta pazzamente quando si configura la possibilità di avere “quella roba lì piuttosto figa di cui tutti parlano”. Se non sono “tutti”, sono almeno gli amici.
Tutto l’ambaradan per arrivare all’immagine qui in cima, che è poi la versione digitale della confezione di DJ Hero per Xbox 360. Non lo voglio.
Non voglio un altro aggeggio in giro per casa (il finto turntable). Non voglio nemmeno il gioco tutto sommato. Cioé un po’ sì, ma neanche troppo. Eppoi la chitarra di Guitar Hero World Tour si è semi rotta e ora non voglio più bene ad Activision o ad asterisco punto Hero. Ma ci sarebbero anche i truzzissimi mash-up dei Daft Punk, in effetti. E se poi finisco per prenderlo dovrò pure far finta di non pensare ai bambini magri.