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In battaglia col cotton fioc

Battle for the Sun (Placebo, 2009)
Battle for the Sun (Placebo, 2009)

Una guerra non è guerra senza i morti. E la battaglia dei Placebo è del tutto priva di sangue, nessun lago di plasma. C’è tanta testa, ma poco istinto brutale, quella stessa tendenza alla violenta depressione, alla cavalcata lancinante che ha reso “Without You I’m Nothing” una gran cosa e ha glorificato qualche altra singola canzone nella carriera dei tre inglesi.

Perfettamente adagiati nel loro equilibrio sessuale (un etero, un omo e un bisessuale), i Placebo hanno modificato la ricetta chiamando a sedere dietro alla batteria un nuovo ragazzetto americanissimo. Che peraltro si comporta discretamente in “Battle for the Sun”, senza comunque aggiungere mai nulla di davvero eclatante. Non che il suono del gruppo si sia mai fondato in particolar modo sulla batteria, per carità. Il suono dei Placebo vive tutto attorno alle scalate vocali di Molko e ai pozzi che riesce, quando riesce, ad esplorare, accompagnato dai riff di chitarra ululanti e ai giri di basso che danno e tolgono velocità, permettendo alla musica di creare accelerazioni mortifere e deprimentissimi scivoloni nella paranoia da giornata uggiosa.

Biondo fuoriposto a ore nove!
Biondo fuoriposto a ore nove!

In “Battle for the Sun” c’è tanta bella roba “da Placebo” (“Ashtray Heart”, per esempio, nonostante quell’accenno ispanico che proprio c’entra come i fichi sulla pizza), manca però il cuore che sputa sangue. Batte bene e batte forte, come avrebbe voluto Raf, ma non esplode mai impazzito, attanagliando l’ascoltare come nelle migliori discese verticali dell’inarrivabile (e giù di ripetizione) “Without You I’m Nothing”. Quella era una mattonella di crudeltà in piena faccia, un disco talmente pregno e cannibale che ascoltato due volte di fila poteva rovinare un’intera settimana di esistenza. Questo, per stessa ammissione del gruppo, è più solare. È la battaglia per un posto al sole, pur se il sole non è certo quello delle spiagge californiane di un Brian Wilson, ma al massimo il tondino giallo limone-stinto-da-frigorifero che ci si può permettere nella terra d’Albione.
Eppure la title track è bella ed efficace. Come d’altronde tutti i pezzi che vanno a comporre il puzzle. Manca proprio, e solo, l’esplosione di gusto. La roncolata da mietitrice. Il gradino extra da salire. Il filtro “emozioniamoci tantissimo” che renderebbe il disco più di una buona prova di carattere, quale sicuramente è. Ma davvero nulla di più. Bello, con tutte le riserve di questo mondo che accompagnano quasi ogni album dei Placebo da… sì, lo avete immaginato da soli.

Placebo – Battle for the Sun
Pias – 52 minuti
Queste dovete ascoltarle: Ashtray Heart, Battle for the Sun, For What it’s Worth

Zavalutazione: ♥♥♥

2 risposte su “In battaglia col cotton fioc”

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