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Musica Zeros

Zeros – 2001: Discovery (Daft Punk)

Discovery (Daft Punk - 2001)
Discovery (Daft Punk - 2001)

Intro: per la spiegazione del perché e del percome della peraltro deliziosa collana “Zeros”, si veda questo post.

Gli anni del liceo (o della scuola superiore, in senso più largo), sono importanti. Quando non cerchi di prendere una strada e calarti dentro un costume per gli altri, lo fai almeno per te stesso. Insomma: si prendono delle decisioni, si fanno delle scelte, bisognavano. E quindi se decidi di essere rock, molto rock, come l’atmosfera dell’epoca permetteva ancora, oltretutto, allora poi è un po’ casino far finta di accorgersi che ci sia anche altro. Fortunatamente per me, non ho mai avuto sufficiente stima delle mie convinzioni per non ritenerle ampiamente modificabili cinque minuti dopo la formulazione. Insomma: va bene la nascita musicale a botte di Nirvana, Pearl Jam, Smashing Pumpkins, Cure e quant’altro. Ma quella roba lì elettronica ce la fa, ce la fa per davvero.

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Videogiochi

Tales of Monkey Island: the Launch of…

Tales of Monkey Island: the Launch of the Screaming Narwhal.
Tales of Monkey Island: the Launch of the Screaming Narwhal.

Con Tales of Monkey Island è cambiato tutto, almeno per TellTale. Gli autori del rinnovamento a episodi delle avventure grafiche hanno tra le mani la grande occasione, lasciarsela sfuggire sarebbe come condannarsi al proprio presente: che è fatto di collaborazioni, di nomi interessanti, ma anche di una certa volatilità nel gotha dei videogiochi, dei videogiocatori e dei videogioc… autori… mmm, lasciamo perdere. Il fatto è che fino a oggi TellTale ha vissuto tra la sufficienza piena e il discreto senza tante lodi: incapaci di puntare alla luna, aiutati e condannati al tempo stesso dalla loro formula episodica che, se da un lato aiuta a vendere qualcosa che il mercato non cercava da tempo (le avventure grafiche ovviamente), dall’altra ne ha ridotto il potenziale impatto, tramutando ogni capitolo di ogni serie in qualcosa di carino, divertente e nulla più. Passati i tempi in cui Gilbert, Williams e gli altri tenevano in mano una buona fetta di appassionati, con lunghe, divertite, appassionanti e significative avventure raccontate e giocate, ci sono voluti dieci anni circa per approdare a questa nuova dimensione ridotta della faccenda.

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Variopinto

Eddie, Jackson e la Lina

Pronto? C'è mica in casa la Lina?
Pronto? C'è mica in casa la Lina?

Su Sky Cinema Hits stanno dando “48 ore”. Nel mentre in cui provo a ricollegare il Saturn per vedere se la raccolta di Parodius è ancora splendida come un tempo (sì), mi godo un po’ di dialoghi di quelli fatti bene. Parlando delle prestazioni di Eddie Murphy, appena uscito da una sessione sudata con una ragazza, Nick Nolte chiede lumi sull’esito della faccenda. E Muprhy risponde: “sono stato bravo, dovrebbero darmi l’Oscar per il cazzo”. Che grande battuta cialtrona. Il piccolo Eddie è un Michael Jackson a cui sta andando meglio*, perché nessuno lo ha accusato di aver palpeggiato un bambino (per quanto ne so) e perché è ancora nero e non rischia la fossa da un giorno all’altro. Ma la parabola è più o meno quella: da star totale a mestizia devastante. Murphy ha anche avuto i suoi tre minuti di rilancio con “Dreamgirls”, ampiamente buttati nel water con “Norbit” o come si chiamava… una di quelle mezza porcate lì. Però i suoi film continuano a passare, mentre fino a un mese fa sentire alla radio “Billi Jean” era utopia.
L’Oscar di cui sopra, perlomeno, è una gran cosa. Al contrario delle perle di Lina Sotis sul Corriere della Sera, che in due giorni riesce a infilare una doppietta di classe come non le riusciva da tempo.

Venerdì 10 luglio:

Sarkozy non si alza per la Merkel. Carlà, tu che sei così bella, spiega al maritino che un gentiluomo si alza sempre davanti a una signora. E’ un segno di educazione, ma anche di virilità.

Sabato 11 luglio:

Spiace proprio che un’italiana sia l’unica first lady che all’Aquila è stata definita snob. Carlà, com’era più bello se lei indossava quell’elemtto con tutte le altre.

Raccapricciante come la miglior copertina di Cattivik! Qui Lina, là la grammatica, molto più in giù la decenza di evitare battute di second’ordine.

* e d’altronde il legame è anche ufficializzato dalla partecipazione di Eddie Murphy al video di Jackson “Remember the Time”, nella parte del faraone. Era il 1992.

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Giornate Variopinto

Mio fratello è figlio unico

Nel Natale del 1995 l'incontro storico tra Nirvana e U2.
Nel Natale del 1995 l'incontro storico tra Nirvana e U2.

L’enigmista: cosa ci fai con un box doppio se la rampa per arrivarci è talmente ripida che la mia amata Civic d’annata ci ha già lasciato giù una marmitta? In due anni le ipotesi vagliate sono state tante, all’incirca due: lo lascio così com’è + prima o poi ci farò qualcosa. Bene, manca la materia prima (i soldi) per comprare un cabinato doppio di Out Runners e tramutarla in sala giochi privata. Non ho nemmeno portato da Merate il vecchio mobilettone basso e lungo, moquettato e così anni ’70 che avrebbe rappresentato un discreto punto di partenza per trasformare la zona nel paradiso del retro-giocatore. Con un problema basilare: tutte le vecchie console avrebbero raccolto con precisione ed efficacia quintali di polvere e foglie secche ogni giorno.
Perlomeno l’ho ripulito, ovvero ho spostato una quindicina di scatoloni di vecchie riviste di videogiochi e fumetti da lì alla cantina. Appallottolato in un angolo un mezzo quintale di foglie secche, mangiato ragnatele a sufficienza da poter saltare la cena e imbattuto in un discreto numero di Smemorande liceali. Che è sempre una cosa da non fare. Nel mezzo ho però ritrovato una cartolina che nei miei ricordi era solo un biglietto di Natale. E non una cartolina-biglietto. Ricordavo la citazione (“it’s no secret that a friend/is someone who lets you help/…/they say a secret is something/you tell one another person/so I’m telling you… child” – “The Fly”, U2), ma non che fosse una cartolina e che quindi avesse un fronte: che è poi una delle più famose foto dei Nirvana. Era dedicata al Natale 1995 e firmata da mio fratello, che nello spazio dell’indirizzo ha avuto anche la buona creanza di indicare “Seattle” come residenza del sottoscritto. Solo ora colgo quanto meschina fosse la presa in giro, evidentemente impossibile da cogliere al volo per un giovane, illuso, che aveva scoperto da circa un anno il grande rock’n rock. Gente orrenda.
Ma comunque: cosa cacchio ci faccio con questo santissimo boxone doppio abbastanza sul gigante? No, “cambia auto” non è una strada attualmente percorribile.

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Musica

Inno alla gioia [aggiornato]

Air - "Do the Joy". Gioia lieve, disco pesante?
Air - "Do the Joy". Gioia lieve, disco pesante?

Edit: grande novità per il blog più in voga tra le 12.54 e le 13.00 di sabato 11 luglio 2009: la musica! E difatti questo post viene sbalzato bello in alto e dà ora la possibilità di ascoltarsi la canzone di cui si ciancia qua sotto.

Come da previsione, gli Air hanno spedito gratuitamente il loro nuovo singolo “Do the Joy”, primo alfiere del futuro “Love 2”. E se il ruolo di un singolo può anche essere quello di simboleggiare il disco stesso, allora è perlomeno interlocutorio. O, forse (si spera), è proprio il portavoce perfetto dell’album che rischia di essere il secondo “10.000 Hz Legend”. Quelli di “Do the Joy” sono tre minuti di passaggio, quelli che proprio non si confanno a un primo singolo e di certo non sono pensati per vincere spazio nelle playlist delle radio. Che tanto non contano più nulla e quindi va anche bene così. Con l’intro in fade in addirittura affidato a una chitarra elettrica, che rimarrà per tutti e tre i minuti a stendere i binari del pezzo, gli Air si affidano completamente a un’atmosfera ricca: ricca di sintetizzatori e di un vociare in secondo piano, abbandonando la più classica delle sequele strofa-ritornello-strofa. Insomma, in un disco degli Air “Do the Joy” sarebbe la traccia che si appoggia placida tra due pezzi più corposi, per prendere fiato. A meno che “Love 2” non sia un album bello organico, un insalatone senza interruzioni apparenti e/o un bel disco tematico tutto fuso assieme, come per lunghi tratti è proprio “10.000 Hz Legend”. Sì sì ok, siamo nel reame delle supposizioni a cazzo, ma si può fare: dopo due episodi basati su canzoni più strutturate, di semplice lettura (“Talkie Walkie” e “Pocket Symphony”), “Love 2” potrebbe essere un bel blocco granitico di polvere stellare com’era tipico dei due francesotti tra la fine dei ’90 e i primi anni zero.

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Musica

L’anno del coniglio

Run Rabbit Run (Sufjan Stevens - 2009)
Run Rabbit Run (Sufjan Stevens - 2009)

Capita così di rado di trovarsi di fronte a una bella copertina per un disco. Non solo a una bella copertina, ma pure a una bella copertina acida, tutta intossicata e fatta come una pigna. Quando capita è meglio salvarla sul blog: quella qua sopra è l’illustrazione che accompagnerà nei negozi “Run Rabbit Run”, una sorta di remix e rielaborazioni delle canzoni di “Enjoy your Rabbit”, composto, musicato e intepretato da Sufjan Stevens nel 2001. Mai sentito. Cioé, mai sentito il disco, lui sì. Anche perché lo sconfondo volentieri con il nome beduino (forza, fuori gli insulti sull’ignoranza e la mancanza di rispetto religioso-razziale) di Cat Stevens.
Degna di altri grattini la storiella messa in piedi dalla responsabile della copertina stessa e riportata dall’ogni-tanto-valido Stereogum:

Sufjan suggested I do artwork for this new album that he’d started work on Run, Rabbit, Run – drawings that, like the re-arranged music, would flower from the outlines and ideas suggested by the originals.
Now, Sufjan is a very formal person, so we set a date for the official kick-off meeting. At the appointed hour, I heard a light rapping on my door. I went to answer it, wondering why so quiet? Why no doorbell? Sufjan stood there, and he said to me in his quietest voice, ‘There’s a rabbit in your yard,’ like it’s some set up, like this is some joke.
But there it is, this beautiful black and white bunny, twitching and lost and afraid and unsure exactly what was going on and how he ended up under this big bush on a lawn in this big city. We scrambled to catch him, and once we did, and we put it in a box out in our backyard.
Now Sufjan had brought this ornate list of what needs to be done in the drawings and we tried our best to get through it: ‘Of course, a tiger and a tortoise and a butterfly.’ ‘Yes, sure the snake could use a scorpion and some pomegranate.’ ‘Definitely water dragons would enjoy grapes.’
It was hard to do this with a straight face, and all we could think of is this rabbit in the back of the house, and all of a sudden for no particular reason we found ourselves calling Shara to tell her.
‘Did you guys know I’d been keeping rabbits lately,’ she said. ‘Thank you for finding my new rabbit.’

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Musica Videogiochi

Guitar Hero 5: canzoni per lamentarsi

Guitar Hero 5: 1 settembre 2009.
Guitar Hero 5: 1 settembre 2009.

A un paio di mesi (meno) dall’uscita di Guitar Hero 5 e a pochi dall’autunno di Band Hero, non ho ancora lontanamente capito il perché di tante scelte di Activision. Band Hero sarebbe, nominalmente parlando, “il” gioco della band musicale. In un mondo migliore Band Hero sarebbe stato il titolo di Guitar Hero World Tour e dell’imminente Guitar Hero 5. Invece, terrorizzati (anche giustamente), dalla minaccia di risultare sconosciuto all’omino che gira nello scaffale cercando il gioco (“Band Hero? Ma io volevo Guitar Hero con la batteria, sadface 🙁 “), i ragazzi di Bobbyno Kotic hanno fatto diversamente. Marketto-raspe a parte, la triste realtà è che Band Hero sarà una roba dedicata ad Hanna Montana e ai Jonas Brothers.
Nulla che non permetta a questo blog scintillante e macina-record di presentare le prime ventiquattro delle oltre ottantacinque canzoni che saranno incluse nel disco di Guitar Hero 5 (dopo il clic qua sotto, con mini commenti).

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Variopinto

Product Placement: Panasonic Viera PX 70

Panasonic: l'eccellenza da sempre.
Panasonic: l'eccellenza da sempre.

Zave utilizza un televisore al plasma da 42″ Panasonic Viera PX 70 per vedere Sky (mai sotto il 110), i dvd upscalati e i Blu-ray con la PS3 e per giocare con le altre console. Panasonic: qualità, onestà, ampio parcheggio.

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Videogiochi

Racconti di Tales of Monkey Island

Tales of Monkey Island: 34,95 $ (Steam o Telltalegames.com).
Tales of Monkey Island: 34,95 $ (Steam o Telltalegames.com).

Disponibile da due giorni nel suo primo episodio, Tales of Monkey Island è il ritorno dopo nove anni di Guybrush Threepwood all’attualità. Niente retrogaming, ma cinque “parti” di avventura punta e clicca offerte gentilmente da Tell “Yawn” Tales Games, su gentile concessione di Ron Gilbert e LucasArts. L’idea è di fare una serie di post dedicati al primo capitolo, la verità è che il primo se ne andrà semplicemente copiando e incollando gli scambi di chiacchiera tra chi lo ha appena avvicinato (io) e chi lo ha già esplorato per un bel pezzo (l’altra).

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