Cool Spot, chiamato così perché in realtà è un disco rosso con occhiali da sole da fico (a parte rappresentare il logo della 7 Up, bevanda molto più diffusa negli States che da noi), ha di recente scoperto che tutti i suoi amici sono scomparsi, non per improvvisa chiamata alle armi o per influenza suina, ma perché sono stati rapiti e ora si ritrovano segregati in posti difficili da trovare e pattugliati da creature nemiche dei dischi rossi! Cool Spot viaggia quindi per cantine, spiagge e porticcioli californiani alla ricerca dei suoi improbabili compagni di bevute, il che comporta ovviamente perlustrazioni e acrobazie attraverso livelli ricchi di piattaforme e baratri, alla contemporanea conquista dei punti bonus necessari per aprire le gabbie anti-disco.
Mese: Luglio 2009
Melinda: dove vuoi tablare oggi?
Il problema col digital delivery è che ti fregano i soldi nella stragrande maggioranza dei casi. Quando non succede è perché si parla di digital delivery al… mmm… 100%? Facciamo che mi spiego: il digital delivery di una faccenda che già poteva essere “deliverata” in altra maniera è di solito una violenza con le schegge di legno. Il download previo acquisto di qualcos’altro che invece esiste solo in funzione della possibilità di distribuirlo digitalmente, funziona già meglio. Due esempi per volerci bene: digitale con stupro è iTunes e buona parte dei giochi nuovi “che contano” su Steam ; digitale che gli vogliamo bene è buona parte dell’offerta Xbox Live Arcade, PlayStation Network e WiiWare.
Dopo Del Piero, dopo De Rossi: Giorgione “Giorgio” Chiellini. Il roccioso, greco-profilato e a tratti smemorato difensore-reinventato-centrale della peraltro splendida compagine bianconera accompagnerà Ronaldinho sulla copertina della versione italiana di FIFA 10. Un anno pienotto di testimonialanze per i già amabili omini zebrati.
Insomma, l’occasione ci è anche lieta per discutere del dentone magnetico: che è successo a Ronaldinho? Perché è schioppato? Evidentemente, a un certo punto, si è rotto. Ma dove? Come? Perché? E’ successo a Barcellona e nessuna ha avuto il coraggio di dirlo in giro agli amici della stampa e agli amici degli abbonamenti. Lo sapeva la società catalana, lo sapeva Tucanoide quando lo ha comprato. Gli unici a non saperlo, in via ufficiale, sono quelli che riempiono gli stadi e si fissano di fronte alla TV per sventolare allegri le loro sciarpe milanesi. Però è triste eh, oh. E’ triste eh. Oh.
Sì, non c’era molta voglia di post simili, ma era stato fatto per Antonio Del Piero, andava fatto anche per l’omino dalla corsa marmorizzata. Ah, gli Smashing Pumpkins (nella figura dell’unico Lampadina) han tirato fuori una canzone nuova. Si sente malissimo qua. Così, per allungare.
Il problema è che non piove
Il fastidio di ascoltare un solo singolo, cioè una sola canzone. Perché se son stati capaci di mettere assieme solo un pezzo che mi piace, allora non ha molto senso tenerli in giro per iPod e così via. Uno di quei fastidi da integralista che rovinano giornate intere, però, come per tutte le regole, c’è l’eccezione. Che è “No Rain” dei Blind Melon. Sono sicuro che qualcosa di buono, nei pochi dischi disponibili con la formazione vera e propria (pre-schioppamento del Shannon Hoon) ci sia anche, ma non l’ho mai trovato. Però “No Rain” è talmente anni ’90… semplicemente anni ’90, con ancora un po’ di scorie degli ’80, una perfetta canzoncina radio-friendly, sorretta da quella voce che vorrebbe stare bene (essere “sano”), se non fosse che sa già che finirà male. Poi arriva anche la copertina del singolo, con il suo inzuppamento anni ’60 e l’occhio amorevole verso gli America o la Famiglia Bredford, il tutto sorretto dal video.
L’ho anche comprata nello store di Guitar Hero e chiunque abbia mai dato un’occhiata allo store di Guitar Hero sa che è il male digitalizzato, il che la dice lunga. “No Rain”, ci piace.
Info utili:
Frittelle robotiche
Tra gli elementi, le caratteristiche uniche e atrocemente assurde, che rendono imperdibili e amabili (teoricamente) i Daft Punk, c’è l’attenzione per la riservatezza. Non esistono foto e filmati del duo francese da secoli, da prima della pubblicazione di “Homework”, disco di debutto del 1996. Negli ultimi anni sono soliti presentarsi a concerti e trasmissioni (le poche/rare/uniche a cui partecipano) indossando il loro bell’elmetto da robot. Quello che li ha contraddistinti visivamente anche nel periodo “Discovery” e “Human After All”. Dicono che lo fanno perché a parlare dev’essere solo la musica, ed è perlomeno interessante e rispettabile come scelta.
La novità: da mesi si sa che i Daft Punk realizzeranno la colonna sonora di “Tron Legacy”, il film che funzionerà quale seguito ufficiale del classico degli anni ’80. Daft Punk + “Tron” = vittoria sicura. Fin qui nulla di male, se non che la creazione dell’apposita OST pare abbia messo in sospeso tutti i lavori sul nuovo disco del gruppo, e vabbé. Però poi viene fuori che il regista del film, Joseph Kosinski, abbia voluto ovviamente incontrare i due per discutere della direzione musicale del tutto e… e l’ha fatto in un locale di Los Angeles, organizzando una semplice colazione. Semplice, solo in teoria però, dato che i due si sono presentati anche in questo caso con l’elmetto robotico.
Insomma, inizia a farsi preoccupante la situazione mentale di Homem-Christo e Bangalter. Anche perché, come si chiedono i lettori di BrooklynVegan (magazine online che ha reso nota la faccenda), la domanda nasce spontanea: come diavolo avranno fatto a ingurgitare le frittelle?
Zlatan Italian Style: 2004-2009
In un’era in cui le mosse di calcio mercato della Juventus erano sconosciute ai più, ovvero quando a muovere i fili c’era il burattinaio pazzo meglio noto come Moggi Luciano, le cose succedevano come d’improvviso. Tutto ad un tratto, come il coro di “T.V.U.M.D.B.”. Tutto ad un tratto è anche arrivato Zlatan Ibrahimovic, assieme a Fabio “Capo del Mondo” Cannavaro, alla fine dei potenziali giorni di contrattazione dell’estate 2004. E fino ad allora Zlatan era un bo’ con un naso da favola. Aveva gonfiato a modo suo la rete che all’inizio della stagione aveva condannato gli azzurri fuori dagli Europei, ma forse era stato un caso. E poi, non diciamo cazzate, era quella vecchia bestia anomala di Trapattoni ad aver ucciso tutto. Comunque arrivò. E io provai a indagare.
Mai, prima di allora, avevo speso tempo e (poche) forze per documentarmi seriamente su di un giocatore che non (cor)rispondesse alla fu-zazzera di Del Piero o allo sguardo gentile e determinato di Zinedine. Ma di Ibrahimovic qualcuno aveva detto grandi cose. Ne erano convinti anche i fan allo stadio (terminale) che lo avevano venerato all’Ajax. Tanto che il lodato mondo della Grande Rete era ricco di filmati amatoriali con le sue cose migliori. Sarà…
I segreti di Carlotta
Fa più male a me che a voi. “Charlotte Sometimes” è nella mia peraltro inesistente Top Five di sempre dei Cure. Cioé, tipo che oh, levati, una delle loro migliori. Non si tocca. Mamma mia “Charlotte Sometimes”. Cioé non è neppure su nessun disco di inediti. Oh, eh, oh. E via andando. Quando l’anno scorso ho recuperato il singolo in formato 12″ a Londra, usatissimo e “over pressed” (o era da Amoeba?), avevo la barretta della fierezza a livelli stratowowsferici. Poi, in un bollente quanto vagamente inutile venerdì mattina, il fattaccio. Titillato dall’altra metà dell’ufficio vengo stimolato a (ri?)guardare il video della canzone, che trovate bello placido qua sopra. Traendone illuminazioni a ripetizione.
Golvellius: il giro completo
Quando ancora nei fiumi scorreva il miele, le valli dell’hinterland milanese erano perennemente in fiore e i treni arrivavano in orario, i giochi si compravano al Giocheria. Non solo per ovvi motivi (insomma, Giocheria… i giochi… vabbé), ma anche perché era la catena del marchio Giochi Preziosi. E quindi se cercavi qualcosa per Master System o Megadrive, nei suoi primi vagiti, andavi lì. E noi, io e mio fratello coadiuvati dalla benzina e dal buon cuore di mamma e papà, andavamo lì. In particolar modo al Giocheria di Cassina de Pecchi. Un posto perennemente vuoto e tendenzialmente tetro, con le confezioni di tutti i giochi sotto a una teca di vetro che faceva da bancone. Come ho avuto spesso modo di scrivere con fare finto anziano su PSM e NRU, ai tempi l’influenza delle riviste sull’acquisto di un gioco era pari allo zero. Sarà che non esistevano ancora Game Power e Console Mania e per buona parte del periodo nemmeno K Speciale Console. Comunque sia… si andava e si guardava. Il commesso annoiato assecondava la mia storica incapacità di decidere e probabilmente mia madre mandava a ripetizione il ritornello del “te e tuo padre che te l’ha comprato [il Master System]” mentre attendeva per ore. Senza alcun riferimento utile, ci si muoveva completamente a cazzo insomma. E la copertina era un punto di partenza fondamentale.
Mi ero completamente perso la faccenda di Band Hero su DS. Ma tipo del tutto, tanto che mi chiedo se non sia uscito tutto oggi. Fatto sta che Activision è decisa a bissare i successi (più o meno eclatanti) di Guitar Hero On Tour, tanto da lanciare il succitato Band Hero con un bel Guitar Grip e il nuovo Drum Grip, nella figura qua sopra. L’unico modo per permettere a un massimo di quattro Nintendo DS di collegarsi in locale (o anche attraverso la Nintendo Wi-Fi Connection?) e suonare come una vera band finta, emulando il Guitar Hero da salotto. Voce, chitarra e basso (con il Guitar Grip appunto), batteria. Il Drum Grip è solo una copertura in silicone o quel che è, per modificare momentaneamente la faccenda pulsanti della console portatile.